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La ‘guerra’ delle competenze è l'oppio delle professioni sanitarie

di Andrea Bottega

02 GEN - Gentile direttore,
l’anno che sta per finire ci porta a molte riflessioni. L’anno che sta per iniziare, si spera, porterà un moto nuovo, una nuova azione che superi le riflessioni sul passato e determini un cambiamento di valori. Ce n’è bisogno, perché la strada intrapresa finora sembra voler portare a meno diritti per tutti, lavoratori e cittadini.
 
Non possiamo esimerci dal constatare che nel 2016 perdura di fatto il blocco contrattuale che opprime gli stipendi dei lavoratori (infermieri e medici allo stesso modo), perdura una lotta orizzontale interna alla stessa classe sanitaria (medici e infermieri), fomentata da una parte e dall’altra, che fa il gioco di chi ci governa. È una illusione pensare che i medici siano superiori agli infermieri e non facciano parte della stessa condizione, della stessa barca che sta affondando. Nella guerra delle competenze non ci sono vincitori se non chi vuole arrivare all’affondamento del sistema sanitario nazionale. E mentre medici e infermieri litigano su schieramenti contrapposti interni alla stessa situazione il progetto dominante di definanziare la sanità pubblica, destrutturarla, renderla ingestibile e insopportabile anche per chi ci lavora dentro finanche a privatizzarla, questo progetto dominante sta diventando egemone, cioè si sta inserendo nell’opinione pubblica trovando consenso e sta diventando fatalmente necessario, un destino ineluttabile.
 
La guerra delle competenze, voluta da chi ben sappiamo, è l’oppio delle professioni sanitarie, l’ho già detto in più occasioni. Mentre ci scanniamo la nostra attenzione e la nostra energia è rivolta contro di noi anziché contro chi, dominandoci, ci espropria dei diritti sociali (lavoro e salute).
 
Chi, nella rappresentanza professionale e sindacale, perseguirà questa via non farà il bene della professione né dei lavoratori che rivendicano co-evoluzione senza conflitto, remunerazione adeguata alla responsabilità e all’autonomia delle scelte, organizzazione del lavoro funzionale al rispetto dei ruoli e al mandato professionale.
 
Se i più seguiranno la linea di chi pensa essere pronto per un conflitto inter professionale allora la rappresentanza tutta aumenterà lo iato tra gli organismi centrali e la base, tra i lavoratori sempre schiacciati nei diritti e chi detiene il potere direttivo ed esecutivo rendendo palese l’inutilità dei corpi intermedi, degli organismi di rappresentanza. E non ci sarà riforma degli ordini che tenga, o alchimie normative per tenere in vita i sindacati.
 
Come successo per il referendum, personalizzare e offrire una narrazione dei fatti (storytelling) che contrasta con la realtà quotidiana porta alla sconfitta. Allora la domanda è: siamo pronti alla sconfitta?
 
La realtà è che siamo tutti legati a un unico destino. Anche i medici, inquadrabili fino a pochi anni fa in una borghesia più elevata, sono stati progressivamente inglobati nella classe dominata. A mio parere nemmeno la posizione dirigenziale-manageriale ha aiutato a uscire da questo schiacciamento, anzi. Come tutta la dirigenza pubblica ha subito il declassamento e solo pochi hanno compensato attingendo alla spesa privata che è sempre più aumentata.
 
Se così è, dobbiamo comprendere che sono più gli aspetti che ci accomunano che quelli che ci dividono e un’alleanza nella lotta per i diritti sociali a partire dal 2017 è sempre più necessaria.
 
Infatti, non è più comprensibile il contrasto tra medici e infermieri perché non giova né all’uno né all’altro ma solo ai burattinai del sistema, interni e esterni, e a quell’oligarchia economica che punta alla liberalizzazione selvaggia, all’abbattimento dei diritti (del lavoro e della salute). Siamo costretti a discutere di sostenibilità del sistema, di necessario blocco del turn over e precarietà, di maggiore flessibilità (esternalizzazioni), di contenimento delle retribuzioni per mancanza di soldi e non ci danno la possibilità di un pensiero diverso che parta da presupposti diversi.
 
Oggi va rivendicato il diritto a un pensiero alternativo a un agire comune di tutta la sanità, cittadini compresi, per dimostrare, come nell’occasione del referendum, che ci sono valori che non siamo disponibili a mettere in discussione, che una trattativa al ribasso non è dignitosa per i lavoratori.
 
Da questo punto di vista ci è stato d’aiuto il pensiero di Cavicchi che è espressione dei valori (della forza) della classe sociale dominata ma non culturalmente subalterna, che indica effettive soluzioni ai problema lasciati aperti da chi ci governa. Negare la possibilità di un pensiero alternativo e rimanere nei confini imposti dalle politiche governative nazionali ed extranazionali ha come conseguenza l’abbandono dei principi universalistici e pubblici del nostro di welfare.
 
E’ questo che siamo disposti a sacrificare facendoci la guerra tra dominati oppure, con un atto della volontà, ci impegniamo a difendere i principi delle nostre professioni nell’interesse dei cittadini e dei lavoratori che rappresentiamo?
 
Questo puro atto di volontà è l’augurio che faccio a tutti noi per il nuovo anno.
 
Dr. Andrea Bottega
Segretario Nazionale Nursind 


02 gennaio 2017
© Riproduzione riservata

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