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Torino. Infermieri di giorno, addetti alle pulizie di notte

di Barbara Chiapusso (Ipasvi, Torino)

07 GEN - Gentile Direttore,
vorrei condividere con lei alcune riflessioni circa le condizioni di lavoro che vedono coinvolti alcuni miei colleghi infermieri (non sono in grado di quantificare il fenomeno perché la paura è dilagante e quindi l’omertà un obbligo).
 
Per renderla edotta del mio pensiero glielo rappresento con un’immagine: una giungla, per definizione interamente coperta da fitta e intricata vegetazione.
 
Poveri infermieri! Districarsi da quella vegetazione non è cosa semplice; fanno in fretta i benpensanti ad additare proprio loro come causa del proprio male, ma su questo, invece, mi sento di dire che, nella loro inesperienza (spesso si tratta di neolaureati) cercano di rialzarsi ma, come dicevo poco fa, non è cosa semplice!
 
Si fa in fretta a dire: i sindacati non fanno nulla, i collegi neppure. Il problema è a monte; vengono create condizione secondo cui non è necessario l’intervento di nessuno perché “come da contratto” le cose stanno così! E tra le righe “se non ti piace ..te ne puoi andare …”
 
Mi creda non è mia intenzione giustificare nessuno ma non credo sia il momento di additare qualcuno, anzi.. ora più che mai dobbiamo innanzitutto rafforzare la collaborazione, tra tutti gli enti preposti,  al fine di creare quell’alleanza con gli infermieri, quello spirito di fiducia, unico fattore in grado di “spezzare” la vegetazione.
 
La contrazione occupazionale ha ingenerato dei meccanismi perversi che di fatto facilitano la trasformazione dell’infermiere da un professionista  ad un mero esecutore, sottoscrittore, addirittura, di mansionari ideati in alcune strutture esistenti sul nostro territorio piemontese.
 
E’ di qualche giorno fa l’incontro avvenuto con alcuni colleghi che, quali soci-lavoratori di una cooperativa sociale, si vedevano costretti, sulla base di un contratto che li inquadrava come operai, a svolgere attività infermieristica diurna e ausiliaria/pulizie durante la notte. Nel mansionario rivolto a” tutto il personale sia assistente che delle pulizie” viene riportato di provvedere alla immediata pulizia di eventuali spazi sporchi o oggetti sporchi (…) nello stesso tempo, in caso di necessità, il personale di pulizia deve cooperare con le assistenti. Il personale dell’assistenza deve collaborare con le addette alle pulizie in ogni momento.
 
A questo incipit segue una declaratoria di mansioni cha dal cambio pannoloni ad orario arriva a “le pulizie devono essere eseguite in modo tale che all’inizio del turno tutte le parti comuni, bagni, refettori ecc. siano perfettamente puliti e profumati, ascensori compresi”.
 
Lo stipendio? Diversificato di circa 1 euro/ora a seconda che l’infermiera sia presente sul turno come “assistente” o come “personale di pulizia”.
 
Ma non solo.
In un’altra cooperativa, gli infermieri tra le 7,30 e le 8 devono controllare i ritardi alvo (?) per l’esecuzione di eventuali clisteri (fonte: mansionario turni –servizio infermeria) e poi smistare i rifiuti e, in barba alle raccomandazioni del Ministero, “preparare i farmaci serali utilizzando gli appositi blister, precedentemente alla somministrazione”.
 
Questi sono solo alcuni stralci di vite professionali vissute.
Storie che raccontano di contratti del commercio-settore terziario sottoscritti da infermieri, di contratti a chiamata (proprio in virtù della continuità assistenziale e del patto infermiere cittadino tanto acclamato!), di infermieri che vengono reclutati ad operare in strutture senza nemmeno aver sottoscritto uno straccio di contratto, portandosi da casa loro la divisa. Non sono assicurati e, purtroppo, ignari delle responsabilità che comunque pesano sul loro capo.
 
Sono spesso storie di giovani laureati, impauriti dalle minacce che spesso ricevono e che giungono in collegio con il timore di perdere quel posto di lavoro tanto desiderato.
 
Chi può va via … e personalmente, al contrario di quanto afferma il Ministro Poletto, il Paese soffrirà a non averli più … Sono preparati e credono nei valori della professione ma questo non basta, evidentemente!
 
Per poter esercitare come OSS è necessario avere la qualifica; da una parte dunque si assiste ad un iniziale accesso alla formazione OSS anche da parte degli infermieri che di fatto così si vedono ampliare l’offerta occupazionale, e dall’altra ad una dequalificazione della professione anche sulla carta. Perché anche sulla carta? Perché l’assunzione a questo punto può avvenire come OSS (non più come operaio!) ma sapendo che il neoassunto possiede anche il titolo di infermiere lo si può utilizzare in entrambi i ruoli.
 
Come Collegio IPASVI di Torino da tempo stiamo operando con gli organi preposti per dare risposte agli infermieri! I loro diritti (e non parlo solo dei comuni diritti del lavoratore, per intenderci rispetto degli orari ecc.), intesi come diritto a vedersi riconoscere quanto riportato nelle leggi che dall’abolizione del mansionario gli conferiscono  l’autonomia professionale degna di un professionista intellettuale, iscritto ad un albo, in possesso di una laurea, per molti sono negati!
 
C’è bisogno di una forte rete a sostegno del loro ingresso nel mondo del lavoro. Vi sono realtà virtuose in cui vengono rispettate le norme e conseguentemente le diverse professionalità; vi sono realtà, come quelle sinteticamente descritte, in cui vengono studiate a tavolino le possibilità per aggirare le leggi e quindi sfruttare, e dico sfruttare, le risorse umane in loro “possesso”.
 
Sarebbe necessario un osservatorio delle professioni sanitarie da insediare nella nostra regione. Un sistema che permetta di monitorare costantemente i requisiti di idoneità delle strutture presso cui andranno ad operare i professionisti (anche e non per ultimo, a tutela del cittadino) nel rispetto delle loro competenze; i contratti posti in essere (in collaborazione con l’ANAC …), l’individuazione di standard assistenziali  …
 
Non solo! Sarebbe da potenziare l’attività delle commissioni di vigilanza delle asl, standardizzando gli indicatori a cui far riferimento.
 
E poi infine … e questo spetta anche a noi, è necessario che venga rafforzata la consapevolezza dell’infermiere circa il ruolo e le relative responsabilità. Nei prossimi giorni incontreremo i coordinatori dei corsi di laurea di Torino per individuare strategie a supporto dei neolaureati. Il Collegio IPASVI, i sindacati, le Università, gli organi competenti e ….l’assessorato alla Sanità, insieme si può! Noi ci crediamo ancora …
 
Dott.ssa Barbara Chiapusso
Vice Presidente
Collegio IPASVI Torino

07 gennaio 2017
© Riproduzione riservata

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