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Un’Area contrattuale autonoma per gli infermieri? Qualcuno specula su una chimera

di Graziano Lebiu

11 FEB - Gentile Direttore
sono in queste ore di dominio semipubblico alcune “petizioni on line” con qualche impatto “social” ma prive di validità legale, a sostegno di ambizioni contrattuali improponibili nella forma, prima ancora che realizzabili nella sostanza, pur delegandosi ad esse per far sentire una propria voce, per comunicare un problema, proporre una soluzione.
 
Ci vuole ben altro per incidere sui temi del lavoro come un adeguamento retributivo o la collocazione di una categoria in un differente comparto di contrattazione. Basterebbe ricordare la stroncatura della Corte Costituzionale nonostante milioni di firme reali, documentate e misurate raccolte dalla CGIL a supporto all’abolizione delle modifiche all’articolo 18 dello statuto dei lavoratori introdotte dal “Jobs Act”.
 
E’ chiaro per quasi tutti che il Decreto Legislativo 27 ottobre 2009, n. 150 art. 54 comma 2, non lascia alcuna possibilità di esito dell’ottenimento per la professione infermieristica di un’area differente da quella del comparto sanità e nemmeno dell’area contrattuale autonoma. Nelle fasi immediatamente precedenti, in corso d’opera e successive alla discussione delle aree contrattuali che erano da ridursi a massimo quattro comparti, non si è mossa foglia, non sono state presentate pur strumentali interrogazioni parlamentari, non si è fatto dibattito autorevole e centrale se non marginale e autoreferenziale, si è passivamente lasciato sviluppare il corso legislativo come si era deciso dovesse giungere e strutturarsi.
 
Oggi, il richiamo ad una stagione di rivendicazioni e soluzioni già sperimentata e definitivamente chiusa e non sostenuta dagli stessi che oggi la vendono come una novità, è fumo negli occhi, specchietti per le allodole. Tutto legittimo, beninteso. Per analogia, è però provocatoriamente da chiedersi, con le dovute cautele e tutti i distinguo possibili, se potrebbe prospettarsi un qualche millantato credito: ottenere per mezzo della millanteria o della promessa una qualche utilità...
 
A deteriorare il quadro dell’agire tramite petizioni on line pescando dallo sfogatoio che sono diventati certi ambienti social ben frequentati da compagni di merenda, potrebbe aggiungersi l’ipotesi del dolo: carpire comunque una qualche utilità con la promessa di una illusione che tale indubbiamente è sin da quando viene “commercializzata” a fronte del quadro normativo materializzato con la ri-conferma definitiva dell'area di contrattazione "comparto sanità".
 
Trattasi quanto meno di responsabilità morale, perché non si stanno commettendo illeciti pur indirettamente circonvenzionando molti della prima e dell’ultima ora. Infatti, per una qualche possibilità di successo ideologico prima che politico, un’area contrattuale e finanche l’area di contrattazione autonoma deve potersi realizzare con il consenso di tutte le confederazioni sindacali e delle parti aventi causa. Venendo meno questo elemento essenziale, cade ogni velleità di smarcamento.
 
Per dovere di cronaca, quando i medici uscirono dal contratto allora ospedaliero, fu possibile perché oltre alle autorevoli organizzazioni sindacali di riferimento, al potere funzionale, al riconosciuto ruolo sociale, in Parlamento sedevano tanti parlamentari medici. Per l’infermieristica, il mondo all’inverso: sconfortata per sua stessa mano, per anni assente dagli scranni di Camera dei Deputati e Senato della Repubblica, con un ruolo sociale ed un riconoscimento economico relegato in posizione di secondo piano con oneri diffusi, che scambia la controparte avverso alla quale impostare una vertenza, impegnata più al raggiungimento del primato di uno sull’altro che all’ottenimento di una strategia complessiva e collettiva a beneficio della professione prima di ogni altra cosa.
 
L’unica parlamentare infermiera in grado di condurre una qualche autorevole istanza nei modi, nei tempi e nei contenuti che l’istituzione di riferimento suggerisce e se la comunità professionale palesasse, è sotto uno stillicidio continuo di anatemi contro la persona e quindi la professione stessa che rappresenta, prima ancora del ruolo di Senatrice, e mi riferisco ad Annalisa Silvestro.
 
Apostrofata ad ogni piè sospinto, questo bisogna dirlo, per interessi di bottega che nulla hanno a che vedere con il panorama che oggi taluni intendono rappresentare. Quindi mi domando: ma cosa vanno ancora a chiedere?
 
Graziano Lebiu
Master in diritto sindacale, del lavoro e della previdenza sociale

11 febbraio 2017
© Riproduzione riservata

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