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Questione medica, eppur si muove

di Ornella Mancin

15 GEN - Gentile Direttore,
mi ha colpito molto   l’articolo del dr. Polillo “Il declino inarrestabile della professione medica” e vorrei qui esprimere all’autore la mia gratitudine per un’analisi così impegnativa, e al contempo manifestare alcune perplessità sorte dalla lettura del suo scritto.
 
Confesso infatti che la lettura di questo articolo mi ha lasciato un po’ disorientata, forse anche per la sua complessità; pur tuttavia mi è parso che i temi affrontati dal dr. Polillo , in chiave sociologica facciano espresso riferimento alla “questione medica” tema largamente dibattuto dal prof. Cavicchi nei suoi scritti (“La questione medica” è il titolo appunto di uno dei suoi libri) e stupisce che in questo argomentare  non se ne faccia alcun accenno.
 
Del resto “La questione medica” viene dibattuta  quasi quotidianamente nelle pagine di Quotidiano sanità; e la Fnomceo stessa  in questo ultimo triennio ne ha fatto oggetto  addirittura della “Terza conferenza nazionale delle professione”,  (“Guardiamo al Futuro: quale medico, quale paziente, quale medicina nel SSN?”) ed , è proprio notizia delle ultime ore, che  il nuovo presidente in pectore della Fnomceo Filippo Anelli (colgo l’occasione per augurare a lui e alla sua squadra davvero un buon lavoro) ne ha fatto esplicito riferimento, parlando espressamente di questione medica nel documento programmatico che ufficializza la sua candidatura.
 
Mi pare pertanto che i temi affrontati nell’articolo di Polillo non solo non sono nuovi ma sono anche lievemente in ritardo rispetto ad una discussione che va avanti da anni, quindi pur apprezzando l’analisi che ne viene fatta, credo che l’autore avrebbe dovuto tener conto del dibattito in corso.
 
Ma a parte le omissionibibliografiche, pur tra tante e interessanti citazioni, la perplessità maggiore è su un concetto che ritengo essenziale per la comprensione della questione medica: il declino della professione medica è un fatto congiunturale o strutturale?
 
Polillo scrive che la crisi della professione “si è materializzata nell’arco di solo pochi anni” da una situazione congiunturale (“dalle ristrettezze del periodo della grande crisi degli anni 2000”), “con il concorso o il silenzio” praticamente di tutti (forze politiche, governi, Fnomceo, sindacati medici autonomi e confederali fino ad arrivare a  Big Pharma), come se contro la professione ci fosse una grande “congiura del silenzio”.
 
Cavicchi nel suo “La questione medica” (uscito tre anni fa)e praticamente in tutti i suoi scritti, ha sempre sostenuto che  la crisi della professione è un “processo lungo”  e  un “problema strutturale” quindi, è da parecchi anni che i medici sono nel mezzo di una mutazione, perché la professione medica  viene esercitata in rapporto a contesti, sfondi, società che mutano;  quindi non esiste una causa  della questione medica, ma tanti fattori concomitanti.
 
Se la crisi in cui versa la professione  è un problema strutturale, allora per la sua soluzione non è sufficiente intervenire su un singolo aspetto o su pochi aspetti ma è necessario avere un progetto di riforma della professione.
Viceversa se il declino della professione come dice Pollilo è un fatto congiunturale sembra non necessario impegnarsi per una riforma della professione ma si deve semplicemente fare in modo che al medico venga “riconosciuto il posto che merita”, perché è “pur sempre chi fa diagnosi e terapia”.
 
Questa posizione in qualche modo pare arroccarsi, a mio avviso, su una idea semplice di espropriazione (“la beata età dell’oro in cui il primario  era il protagonista assoluto della vita della sua corte”) che si risolve restituendo al medico il mal tolto.
 
Ora se è vero che il medico è stato espropriato, non credo che le cause siano da ricercare in  una volontà di aggressione della professione, quanto  forse anche nella  nostra scarsa disponibilità a metterci in discussione in una società in continuo cambiamento.
 
Del resto lo stesso Pollilo fa riferimento ai dei cambianti “strutturali”,  per esempio  nel ruolo del cittadino. Oggi siamo di fronte a un cittadino  non più disposto ad accettare la “dominanza medica”, un cittadino che nella analisi di Cavicchi è quello che abbiamo imparato a conoscere come “esigente” e che Pollilo chiama “cittadino-utente  multitasking” che viene sempre più spinto “attraverso  aggressive strategie  di marketing e la diffusione di conoscenze in rete”  a diventare “cittadino- auto –prescrittore” in una società sempre più medicalizzata e farmacologizzata, dove gli interessi economici regnano sovrani.
 
Infine c’è un’altra faccenda seria di cui dobbiamo prendere coscienza e per la quale mi piace citare il mio Presidente dell’Ordine dei Medici e Odontoiatri della Provincia di Venezia, Giovanni Leoni, che rivolgendosi  ai giovani medici nella giornata del medico ha detto:
 
“La nostra è una professione che sarà sempre libera da condizionamenti, e non sarà mai vincolata da colori politici o influenze che non siano quelle della scienza e dell’etica. Dobbiamo lasciare alle prossime generazioni un sistema sanitario di eccellenza ed accessibile come quello che abbiamo ereditato”,
Leoni pone il problema di quale professione, di quale sanità  lasciamo in eredità alle prossime generazioni.
 
Ho una figlia che studia medicina e non posso non sentirmi angosciata quando penso a quale professione stiamo consegnando alle future generazioni. Per dare la possibilità a mia figlia di poter fare la mia professione come si devono cambiare le condizioni strutturali che oggi esprimono, dopo un lungo percorso, il decadimento di cui parla Polillo? Come è possibile un recupero del ruolo e dell’autonomia del medico?
 
A mio avviso questo non è possibile a partire semplicemente da una visione rivendicativa di un ruolo perduto, senza una reale azione che coinvolga la professione intera.
 
“L’errore che oggi i medici devono con tutte le loro forze evitare è credere che la questione medica si risolva rimettendo le cose a posto come erano prima “(Cavicchi Conferenza nazionale della professione, Rimini).
 
Certo è che la soluzione può avvenire in primo luogo con la presa di coscienza che esiste una “questione medica
“Esiste un forte disagio nella professione medica. Un disagio che interessa gran parte dei colleghi, dovuto anche dall’aver introdotto nella pratica clinica del SSN obiettivi economici che condizionano in maniera rilevante l’agire medico con l’obiettivo di controllarne l’esercizio professionale e ridurlo a mero fattore produttivo…Esiste una questione medica correlata al mancato rispetto nell’esercizio quotidiano della professione della libertà, indipendenza, autonomia e responsabilità, così come previsti dal Codice Deontologico” (Filippo Anelli discorso programmatico QS)
 
Non solo di questione medica ne ha parlato il futuro presidente Fnomceo Anelli, ma se ne parla anche  nella mozione approvata  dal consiglio nazionale della Fnomceo (QS 13 gennaio), nella quale si ammette che esiste un problema di “medicina amministrata”, si definisce la “questione medica”  come “questione politica e sociale “ e soprattutto si dice  che per risolverla ci vuole una piattaforma  che apra la strada a un lavorio di rielaborazione  a partire prima di tutto dalla deontologia.
 
Non mi pare quindi che sull’argomento cioè sulla “questione medica” ci sia la “congiura del silenzio” e mi auguro che si sviluppi un dibattito sempre più ampio al quale spero concorra anche il dottor Polillo, che pur partendo da visioni diverse, possa convergere nella ricerca di soluzioni che ridiano speranza alla nostra professione.
 
Perché sono proprio le soluzioni a mancare, forse perché finora si è cercato di risolvere i singoli nodi senza avventurarsi in una riforma che segni un cambio di paradigma dell’intera professione.
 
Da medico e madre di una figlia che studia medicina non posso che augurarmi che sia possibile invertire la tendenza e arrestare “ Il declino inarrestabile  della professione.”
 
Ecco mi pare che in questo sia racchiuso lo sforzo che come medici impegnati a vario livello, siamo chiamati a compiere.
 
Ornella Mancin
Medico di famiglia
Cavarzere (VE)

15 gennaio 2018
© Riproduzione riservata

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