La Farmacia Ospedaliera per difendere il sistema dalla medicina difensiva
di Luigi Giuliani
10 GEN -
Gentile Direttore,
il 7 gennaio scorso
Quotidiano Sanità ha pubblicato un articolo significativo, “
Prendersi cura di chi cura”, nel quale i tre Autori indicano una serie di “terapie efficaci” per contrastare la fuga dei professionisti della sanità dal Servizio Sanitario Nazionale, concludendo “Il SSN continuerà a produrre buoni risultati se i professionisti saranno i primi ad avere fiducia nel sistema in cui lavorano e a esserne orgogliosi”.
Mi piace pensare come la mia professione di Farmacista Ospedaliero non fuggito dal SSN possa contribuire a generare fiducia e orgoglio.
Una forte difesa dalla medicina difensiva è rappresentata da un sistema organizzato in modo da inserire la decisione medica in un contesto validato dalle prove di efficacia, riconosciute da ben definite procedure aziendali.
Il primo passo del Farmacista Ospedaliero, oltre a garantire la tempestività e la qualità delle terapie, è la partecipazione alla validazione, alla stesura e, soprattutto, al monitoraggio delle linee-guida, dei PDTA, del Prontuario e delle procedure deliberate.
Ma proviamo ad essere dei facilitatori proattivi con azioni peculiari della farmacia clinica ospedaliera: facciamo arrivare in sala all’inizio della seduta operatoria l’antibiotico per la profilassi perioperatoria in dose pronta all’uso e personalizzata, per quella tipologia di intervento e di paziente, sulla base di protocolli concordati con decisione multidisciplinare. La somministrazione verrà fatta dall’anestesista al momento dell’induzione, rispettando il timing previsto. Risultato: protezione ottimale del paziente e del medico, correttezza posologica, appropriatezza terapeutica, monitoraggio puntuale, azione multidisciplinare, risparmio economico.
Se poi i protocolli concordati portano all’annotazione sulla lista operatoria, che perviene in farmacia il giorno precedente l’intervento, della preparazione pronta all’uso e personalizzata per la profilassi del dolore postoperatorio atteso per quel tipo di intervento ... bingo!
La preparazione centralizzata in Farmacia in dosi pronte all’uso e personalizzate fornisce sicurezza e tracciabilità a tutto il sistema (si pensi alla ormai consolidata esigenza della preparazione nel laboratorio della Farmacia Ospedaliera dei farmaci antitumorali!), oltre a rendere disponibile una mole di dati real world non altrimenti reperibili. Abbiamo difeso il sistema dalla medicina difensiva che, nel caso specifico, forse avrebbe portato alla prescrizione “prudenziale” ma irrazionale e contraria ai dati di evidenza, di una somministrazione di antibiotici nei giorni precedenti l’intervento e nei giorni successivi, con danno iatrogeno, ecologico, economico.
Questo è un esempio di molti possibili, tutti conseguenti alla richiesta fondamentale di appropriatezza terapeutica, cui il Farmacista Ospedaliero è tenuto a rispondere costantemente:
- verificando se il paziente con l’indicazione riceve la terapia indicata, verificando se il paziente senza l’indicazione non riceve la terapia non indicata, verificando come il paziente con l’indicazione riceve la terapia
- con un’azione professionale che esca dalle mura della farmacia per partecipare alla collegialità delle decisioni e delle responsabilità assunte da categorie professionali diverse ma che operano per obiettivi comuni
Citando Claudio Magris “io penso che le frontiere vadano superate, ma anche mantenute assieme alla propria identità. Un modo corretto di viverle è sentirsi anche dall’altra parte”.
Luigi Giuliani
Farmacista ospedaliero in pensione
10 gennaio 2020
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