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Coronavirus. L’informazione scientifica è gratis

di Rebecca De Fiore

17 APR - Gentile Direttore,
da quando l’emergenza coronavirus ha raggiunto l’Italia e l’Europa sono state lanciate centinaia e centinaia di iniziative e raccolte fondi per aiutare i pazienti e il personale medico. Tra queste, tuttavia, ce n’è una che merita un’attenzione particolare. Si tratta di una petizione lanciata dalle associazioni dei bibliotecari delle università e dei centri di ricerca italiani, attraverso la quale i firmatari chiedono agli editori delle riviste scientifiche “un’eccezione temporanea” alle clausole restrittive negli accordi di licenza, così da poter garantire un continuo aggiornamento a medici e ricercatori coinvolti nella lotta al virus.

Quello che chiedono i bibliotecari, in altre parole, è la possibilità di rendere le evidenze scientifiche riguardanti la Covid-19 accessibili gratuitamente e da remoto. Nel corso di una pandemia avere delle risposte a domande come “Chi sono i pazienti più a rischio?” o “Come è preferibile trattare un soggetto con comorbilità?” può fare la differenza tra la vita e la morte di molte persone. “La condivisione aperta dei risultati dei primi studi che già vengono condotti in numerosi centri internazionali – spiega Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive “Lazzaro Spallanzani” – è una premessa fondamentale per la costruzione di maggiori conoscenze sulla nuova emergenza, utili per una sempre più efficace gestione clinica dei pazienti. E non solo: anche per una migliore definizione della patologia, per lo sviluppo di metodi diagnostici, per la valutazione degli interventi di prevenzione, la messa a punto di nuovi interventi terapeutici e l’impiego di farmaci originariamente sviluppati per altre patologie”.

Gli approcci utilizzati per raggiungere l’obiettivo sono principalmente due: ridurre i tempi di pubblicazione degli studi e rendere i risultati della ricerca più facilmente accessibili. Per quanto riguarda l’emergenza Covid-19 si stanno attualmente perseguendo entrambe le modalità. Infatti, dopo le epidemie di Ebola e Zika le principali istituzioni di ricerca internazionale avevano già raggiunto un accordo che le obbliga, in caso di emergenze sanitarie, a istituire dei meccanismi di revisione e pubblicazione dei dati, sia provvisori che definitivi, nel minor tempo possibile. Non ci si deve sorprendere, quindi, se in questi giorni può capitare di leggere un articolo scientifico che è stato ricevuto e pubblicato da una rivista nel corso della stessa giornata: semplicemente la peer review viene svolta in tempi estremamente ridotti.

Contemporaneamente, alcune delle più importanti fonti di informazione medica a livello globale hanno deciso di rendere consultabili gratuitamente tutte le pubblicazioni riguardanti la pandemia in corso. Tra queste: Nature e tutti i periodici del gruppo SpringerNature, il New England Journal of Medicine, il Journal of the American Medical Association (JAMA), il British Medical Journal (BMJ) e le oltre 2000 riviste pubblicate dal gruppo Elsevier, tra cui The Lancet. “La letteratura scientifica è spesso a pagamento – sottolinea Stefano Vella, già Presidente dell’AIFA, ora Direttore del Centro per la Salute Globale dell’Istituto Superiore di Sanità –, mentre di open access ce ne sono poche e talvolta di scarsa qualità, quindi questa è un’iniziativa bellissima”.

Ma l’open access alle evidenze riguardanti la pandemia di COVID-19 non riguarda solo le fonti di informazione primaria, come le riviste scientifiche. Wolters Kluwer ha deciso di rendere accessibili gratuitamente anche tutti i contenuti relativi al nuovo coronavirus pubblicati su UpToDate, point-of-care tool che permette ai medici di accedere in modo istantaneo alle informazioni necessarie per prendere una decisione clinica. Tra i contenuti accessibili gratuitamente, ad esempio, c’è anche la lista aggiornata delle linee guida in materia di COVID-19 prodotte da diverse organizzazioni nazionali e internazionali, tra cui la World Health Organization e i Centers for Disease Control and Prevention.

“Avere un punto di aggregazione di informazioni che permette di capire se lo stesso dubbio che ci inquieta è stato condiviso da qualcun altro, che magari ha già fatto un passo in più rispetto a noi o ha già avuto delle conferme o delle smentite – spiega Federico D’Orazio, radiologo dell’Humanitas Research Hospital di Rozzano (Milano), in prima linea nella gestione dell’emergenza – velocizza sia lo scambio di informazioni che la selezione delle ipotesi per andare avanti, delle strade che hanno maggior probabilità di successo”.

In un’emergenza delle proporzioni di quella che stiamo vivendo, quindi, l’accesso alle informazioni assume un ruolo centrale, sia per quanto riguarda la clinica che la ricerca. “Le evidenze scientifiche dovrebbero essere disponibili come le mascherine”, spiega Antonio Addis, membro della Commissione Tecnico Scientifica dell'Agenzia italiana del farmaco (AIFA). “La cosa più complicata in questo frangente è gestire l’incertezza e il fatto di non sapere molte cose: questo tipo di informazioni, anche quando non serve a riempire il vuoto informativo, è utile per delimitare le cose che non sappiamo”.

Rebecca De Fiore
Il Pensiero Scientifico Editore


17 aprile 2020
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