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Le previsioni degli scienziati e le scelte della politica

di Maurizio Grossi

20 APR - Gentile Direttore,
sono giorni di rarefazione dei contatti sociali, della vita come intreccio di relazioni e connessioni. Se non ci fosse il web, la nostra solitudine sarebbe ancora più vasta e profonda. Sono giorni dove infettivologi, epidemiologi, esperti nelle più varie discipline biomediche spiegano l’epidemia: la situazione nel mondo, le modalità di contagio, i consigli di comportamento, come si previene e si cura, cosa fare e non fare nella lotta contro il coronavirus.
 
Si formulano ipotesi su quello che accadrà e si annuncia quello che avverrà, in una ridda mediatica di previsioni e predizioni. Si dà grande importanza all’esperto di turno, tanto che il politico subordina le proprie decisioni alle indicazioni della scienza. Anzi pretende certezze inconfutabili.
 
Chi, come un noto Ministro della Repubblica, chiede chiarezza alla scienza, riconosce alla scienza stessa la capacità nel formulare previsioni. Previsioni di inconfutabile certezza. Ma siamo proprio sicuri del potere predittivo della scienza moderna?
Secondo Laplace “una intelligenza che conoscesse, in ogni istante di tempo dato, tutte le forze agenti in natura, oltre alle posizioni momentanee di tutte le cose che compongono l’universo, sarebbe in grado di comprendere in una singola formula i moti dei corpi da quelli più grandi a quelli più piccoli, purchè fosse abbastanza potente da sottoporre tutti i dati ad analisi; così facendo nulla sarebbe incerto, e tanto il futuro quanto il passato sarebbero presenti dinanzi ai suoi occhi.”
 
La predicibilità è uno dei sotto-postulati del meccanicismo. Oggi sappiamo, in base agli studi sui sistemi complessi, che esiste sempre un orizzonte temporale, variabile a seconda del sistema, oltre il quale l’evoluzione del sistema stesso è assolutamente indefinito e imprevedibile. Gli elementi del sistema evolvono in maniera non lineare, non sono sempre correlati tra loro da rapporti ben definiti e proporzionali tra causa ed effetto. Non sono più definibili in termini di certezza matematica ma soltanto in termini di probabilità. Nei sistemi complessi è bene abituarsi a lavorare con concetti quali incertezza, caso, approssimazione, indeterminazione.
 
E lo scenario della pandemia non è certamente un sistema meccanicistico semplice. Un sistema complesso può essere compreso correttamente solo considerandolo nel suo insieme e osservando le interazioni tra i suoi elementi. Si può studiare e interpretare la pandemia, si possono dare indicazioni utili alla politica solo se si riconosce la natura complessa del sistema “pandemia da coronavirus”.
 
E come tutti i sistemi complessi si dovrà affrontare il tema in maniera interdisciplinare, connettendo la biologia, la medicina, l’informatica, la finanza, l’ecologia.
 
Ad oggi non è ancora chiaro come siamo arrivati all’attuale situazione. Non abbiamo dati certi che ci permettano di fare previsioni sull’andamento della pandemia, dell’impatto di questa sulla economia, dell’economia sulla società e della società sul nostro futuro modo di vivere.
Forse stiamo vivendo una apocalisse, nel senso originario del termine, di “rivelazione” dei destini ultimi dell’uomo e della società.
 
La nostra capacità dovrà essere quella di comprendere questa “rivelazione”, di capire cosa si sta palesando ai nostri occhi e per far questo abbiamo bisogno di affrontare il problema in modo interdisciplinare.
 
Infine la Politica dovrà fare delle scelte, scelte che terranno conto delle previsioni degli esperti, ma che alla fine dovranno dire quando “riaprire” il Paese, come ritornare a vivere e lavorare, come ripensare alla Sanità, come reperire la grande quantità di finanziamenti per ripartire.
Una Politica che sappia anche interpretare il messaggio di questa apocalisse.
 
Maurizio Grossi
Presidente Ordine dei Medici-Chirurghi e Odontoiatri di Rimini 

20 aprile 2020
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