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No all’evoluzione “baronale” e “pseudo dipendente” per il Mmg

di Claudio Cappelli

10 MAG - Gentile direttore,
sta tornando in auge una pericolosa ondata di attacchi anche piuttosto frontali alla medicina generale e alla sua formazione. Sia da parte di alcuni sindacati  (vedi Cgil medici) che da associazioni di giovani medici. Su questa linea anche il cosiddetto “Ddl Castellone” (Ddl n°1519), da cui l’Associazione liberi specializzandi formalmente prende le distanze, in quando non ne condivide i contenuti generali, proposti in data 20 dicembre sul suo giornale, e ripresi in recenti dichiarazioni della Senatrice.
 
Siamo pronti a valutare e criticare nel merito i singoli articoli del D.L. depositato n. 1519 se si confermasse l’impanto originario smontando pezzo pezzo il Ddl proposto e ritenendolo un ennesimo attacco alla medicina generale.
 
Se guardiamo però il grande quadro generale Post-COVID non si può non denunciare come una certa Politica - in particolare in Regione Lombardia - stia cercando di scaricare, sulla Medicina Generale e su tutta la Medicina del Territorio, le inefficienze e le pericolose e opinabili decisioni di Sanità Pubblica prese all’inizio e durante la FASE 1 dell’emergenza COVID, a partire dal ricoverare i malati nelle RSA e dal non garantire un’adeguata copertura e protezione dei medici del territorio (che nello svolgere il loro lavoro ricordiamolo che sono morti).
 
Se per qualcuno l’esito della disfatta lombarda debba andare a ricercarsi nel rapporto di lavoro dei medici convenzionati (W. Ricciardi per Univadis), qualcun’altro - per imparare dagli errori veri - si chiede come mai il Piano Nazionale Epidemie non sia stato aggiornato alle prime avvisaglie di Gennaio a differenza ad esempio della Germania che si è trovata pronta e preparata con un piano aggiornato anticovid al 3 marzo.
Se quindi da un lato si continua a parlare di rapporto di lavoro dipendente dei MMG dall’altro lato la formazione è ugualmente sotto attacco sia politico sia da parte di associazioni di giovani medici notariamente filo-universitari (parliamo di rapporti tanto stretti da non essere stati capaci, nei loro anni di Rappresentanza in Osservatorio Nazionale per la formazione specialistica, di denunciare lo scandalo sugli accreditamenti di alcune Scuole di Specializzazione).
 
Come già detto, siamo pronti ad analizzare nel dettaglio il “Ddl Castellone”, la nostra associazione sta già affilando le armi per la “Grande Resistenza” al fascino universitario della formazione in medicina generale.
 
Il CFSMG nella sua forma attuale si presta senza ombra di dubbio a miglioramenti e presenta certamente difetti, ma tra quest'ultimi di sicuro non vi è sua la natura "territoriale", né la distanza dalle dinamiche tipiche delle specializzazioni "classiche".
 
Riteniamo passaggio fondamentale il riconoscimento del titolo specialistico come proposto anche dalla Fnomceo, e non siamo certamente contrari all’insegnamento in particolare nel pre-laurea della medicina generale nelle Università, o alla necessità di aumentare le competenze specifiche - sempre più professionalizzanti, come ad esempio per la diagnostica - dei corsi di formazione regionali, ma non possiamo che essere fermamente contrari a una qualsiasi evoluzione baronale e pseudo-dipendente del medico in formazione specifica in medicina generale, il cui setting di lavoro e relative competenze non possono che essere insegnate da chi in quel setting effettivamente lavora e assiste concretamente i suoi pazienti.
 
Claudio Cappelli
Direttivo Nazionale Associazione liberi specializzandi (ALS)

10 maggio 2020
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