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La “salute” è questione psicologica oltre che biologica

di David Lazzari

07 SET - Gentile Direttore,
dai verbali del CTS, il comitato che ha dato le indicazioni tecniche al Governo per fronteggiare la pandemia emergono le audizioni che ha chiesto l’Ordine degli Psicologi e le proposte che abbiamo avanzato. Il tema era l’aiuto psicologico alle persone a rischio e alla popolazione in generale e una comunicazione più efficace sulla pandemia.
 
Il CNOP chiese anche, più volte, l’inserimento di uno Psicologo nel CTS, perché senza questa competenza era difficile per il Comitato, alla prese con tante emergenze, capire la portata di questo tema. L’impatto della sfera psicologica sui comportamenti e del disagio psicologico sulla salute sono evidenze scientifiche poco conosciute, perché al Medico non vengono fornite conoscenze psicologiche.
 
Questo non è avvenuto e, come era prevedibile, ne hanno parlato tra loro senza venirne a capo e senza decidere nulla.
Questa è una lezione. Si può decidere sugli aspetti medici della pandemia senza Medici? Certamente no. Si può decidere sugli aspetti psicologici senza Psicologi? No, appunto.
 
La preoccupazione per l’emergenza psicologica che è scaturita dalla pandemia era diffusa ma nelle stanze delle decisioni è rimasta inascoltata. Non è stato un bello spettacolo vedere i discorsi vaghi e imbarazzati degli esperti nelle conferenze stampa di fronte alle domande dei giornalisti che chiedevano risposte su questi temi.
 
Forse c’è ancora chi pensa, conoscendo poco o nulla in materia, che la Psicologia sia un gioco di società, un bene di lusso o una pacca sulla spalla, piuttosto che una scienza fondata su ricerche, evidenze e pratica professionale. Ci sono stati medici e filosofi che tra il XIX e il XX secolo hanno contributo a fondare scientificamente un campo di ricerca e una professione nuova. Che non è più Medicina né Filosofia, è Psicologia.
 
Che in Italia, a 50 anni dalla istituzione dei corsi di laurea e 30 dalla nascita dell’Ordine (e tre dal riconoscimento di professione sanitaria) aspetta ancora di essere messa a sistema. La pandemia ci ha mostrato l’importanza degli aspetti psicologici e la sostanziale mancanza di una rete pubblica.
 
L’assistenza medica pubblica è stata una fondamentale conquista sociale. Che tutti difendiamo, ma ormai non basta. Occorre guardare alla “persona” nella sua complessità, e non solo all’organismo biologico, se vogliamo essere più efficaci e rispondere ai bisogni. E per alzare lo sguardo alla “persona”, in modo scientifico e concreto, non retorico o pietistico, il sistema ha bisogno di competenze psicologiche. Messe dove servono, non a caso o dove capita o se qualcuno se ne ricorda, come accade oggi. La Psicologia non è la ciliegina ma un ingrediente necessario della torta.
 
È indispensabile per promuovere comportamenti positivi e resilienza; per prevenire, curare e riabilitare le persone con malattie fisiche e mentali; per gestire aspetti fondamentali nei sistemi sanitari come relazioni, conflitti, comunicazioni, stress; per leggere e dare risposte alle molteplici forme di disagio psicologico che condizionano la vita delle persone anche se non sono malate in senso stretto, e per evitare che ciò accada.
 
Ora siamo di fronte ad una fase di cambiamenti ed investimenti, il Recovery Found e, speriamo vivamente, il MES. Si vuole cogliere l’occasione per attrezzare il Sistema ad occuparsi di “Salute” come questione psicologica oltre che biologica, come l’OMS ci suggerisce da ormai tanti anni? O si vuole fare il bis con la vicenda del CTS?
 
David Lazzari
Presidente Consiglio nazionale Ordone psicologi

07 settembre 2020
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