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Programmazione ed organizzazione ospedaliera. Esercitazione in tempo di Covid 19

di Nicola Nante

09 SET - Gentile Direttore,
nella scorsa primavera, in piena emergenza epidemica ho svolto, con i miei Studenti del V anno del Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia dell’Università di Siena (materia “Sanità Pubblica”), una esercitazione, necessariamente on line, in tema di Programazione e organizzazione ospedaliera.
 
Agli Studenti è stato affidato il mandato di esaminare le principali normative nazionali in materia, a partire dalla “Legge Petragnani” del 1938 ai giorni nostri  (fornite con relativi link, vedi allegato) e di formulare domande, alle quali ho poi risposto tramite forum, avvalendomi anche della consulenza giuridica di Mario Greco.
 
Ne sono emersi, oltre ad una retrospettiva sull’evoluzione funzionale dell’Ospedale in Italia nell’ultimo secolo, uno spaccato sull’attualità, come quella dei concetti di rete e di flessibilità introdotti dal Decreto 70/2015, cosiddetto “Palumbo-Moirano” dai suoi principali estensori tecnici, che ne hanno pilotato la lunga incubazione sotto i Ministri della Salute F.Fazio (2009-2011), R.Balduzzi (2011-2013) e B.Lorenzin (2013-2018).
 
Con gli Studenti si è discusso sulla separazione tra funzioni professionali e manageriali, sulla dotazione di posti letto e di tecnologie, sulla continuità ospedale-territorio, ecc. 
 
Sono stati loro forniti spunti di chiarificazione, ad esempio, sulle differenze tra Case di Cura  (Ospedali privati) propriamente dette, in prima linea, come tanti Ospedali pubblici, nell’affrontare le manifestazioni dell’epidemia da SARS COV 2,  rispetto alle Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA) ed alle Case di Riposo (RP), strutture trovatesi ad essere spesso teatro di tragedie, con le quali sono state impropriamente assimilate dai mass media.
COVID-19 ha messo in evidenza i punti deboli del nostro sistema di tutela della salute ed in particolare la difficoltà a perseguire i principi di universalità e uguaglianza, che ne sono alla base.
 
Molte domande degli Studenti propugnavano una revisione dei poteri di autonomia riconosciuti alle Regioni in materia di assistenza sanitaria, laddove, senza rimettere mano alla Riforma Costituzionale del 2001, potrebbe forse essere sufficiente, con riferimento al disposto dell’art. 117, co. III, Cost., l’attribuzione da parte del Parlamento, con legge ordinaria, del rango di «principi fondamentali dell’ordinamento sanitario» a nuove disposizioni, ad esempio, concernenti un’uniforme organizzazione dell’assistenza territoriale per affiancare la rete ospedaliera. In quest’ambito saranno probabilmente da ridiscutere le modalità di assistenza-istituzionalizzazione degli anziani e, in generale, normare più decisamente le procedure igieniche (incluse le dotazioni di DPI), poco costose e da decenni evidence based.
 
Ci si auspica un modello organizzativo che abbia per mission la Medicina “d’iniziativa”, integrando quella “di attesa” (propria dell’Ospedale), che ha finora troppo permeato anche il settore delle cure primarie. In altri termini una Medicina (Sanità ?) di Base consapevole di esercitare nell’ambito di un sistema preposto a vigilare sulla corretta erogazione dell’assistenza primaria, autorizzato a chiamare i Professionisti, nessuno escluso, a partecipare  attivamente alle iniziative del Distretto. Un modello integrato, che faccia leva, come gli stessi Studenti chiedono, su una completa informatizzazione di ogni attività di diagnosi e cura, svolta dagli Ospedali come dal più decentrato ambulatorio o servizio territoriale. Un sistema che sfrutti l’innovazione tecnologica disponibile e le intuizioni scientifiche di cui siamo capaci.
 
In fondo, a soli tre mesi dalla comparsa della malattia, abbiamo imparato a curarla, scoprendone il meccanismo patogenetico (forse questo i cinesi avrebbero potuto comunicarci); sono oggi in sperimentazione avanzata almeno 12 vaccini ed in produzione anticorpi specifici, utili all’immunoprofilassi passiva ma anche ad un approccio terapeutico precoce.
 
E’ piaciuto infine agli Autori, dalle pagine di Organizzazione Sanitaria, proporre quanto fece per la prima volta A.Sabin nel suo vaccino antipolio: “bilanciare” nella stessa preparazione immunizzante, antigeni influenzali e del coronavirus. Se una tale combinazione portasse a reclutare alla vaccinazione un maggior numero di persone a rischio, si può ipotizzare che il risultato finale dell’epidemia potrebbe alla lunga essere positivo, ripagando negli anni a venire, con vite risparmiate dalla morte per influenza, i decessi causati quest’anno da SARS COV 2.
 
Nicola Nante
Professore Ordinario di Igiene e Sanità Pubblica
Responsabile Laboratorio Programmazione e Organizzazione Servizi Sanitari
Dipartimento Medicina Molecolare e dello Sviluppo
Università di Siena

09 settembre 2020
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