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Un anziano che muore è una biblioteca che brucia

di Cristina Banchi

17 NOV - Gentile Direttore,
sono un’infermiera libero professionista e da oltre 30 anni e non mi sarei mai immaginata nemmeno nei peggiori degli incubi di vivere un momento così devastante. Faccio parte del gruppo Osservatorio ed Unità di crisi delle Residenze sanitarie assistite (R.S.A,) e residenze sanitarie per disabili (R.S.D.) dell’Ordine infermieristico di Firenze e Pistoia. In pochi giorni il covid ha travolto le residenze per anziani della regione Toscana. La diffusione nella popolazione è ormai tale da superare le barriere, già fragili delle nostre strutture. La buona volontà di tutti gli operatori non è più sufficiente nemmeno per garantite la normalità.
I buoi sono scappati

L’Ordinanza del presidente della Giunta Regionale N° 93 del 15 ottobre 2020, all’Allegato A - Linee di indirizzo regionali per la gestione delle strutture residenziali sociosanitarie nel periodo di proroga dello stato di emergenza epidemiologica da Covid 19.” stabilisce al paragrafo 6:
6. Positività accertata all’interno della struttura
In caso di positività accertata all’interno della struttura e nell’impossibilità di avere all’interno della stessa moduli separati con personale esclusivamente dedicato, si procede al trasferimento della persona risultata positiva in una delle seguenti strutture:
a) ospedale in caso di sintomatologia severa o rapidamente progressiva;
b) posti letto di cure intermedie;
c) RSA Covid
Si procede a tale trasferimento anche in caso di positivi asintomatici.
L’ordinanza è di meno di un mese fa, ma è già fuori tempo. La diffusione dei casi lo rende oggettivamente difficile.

L’Ordinanza del presidente della Giunta Regionale N° 98 del 28 ottobre 2020 dispone che le strutture che si faranno carico di persone  Covid positive potranno essere attivate anche in deroga ai requisiti autorizzativi e di accreditamento.

Quindi le R.S.A. gestiscono persone Covid positive senza averne i requisiti né strutturali, né organizzativi né tantomeno di organico. Trovarsi in turno in due, 1 infermiere ed 1 operatore, con 40 persone anziane non autosufficienti (comprese persone positive, o senza sapere chi è positivo), da accudire in tutto e per tutto senza ossigeno centralizzato, con la fornitura di farmaci individuale e potenzialmente un medico curante per ciascuno di loro senza nessun sistema di condivisine delle informazioni non è neppure il minimo per attuare le cure palliative.
Personalmente non riesco ad accettare questo modo di morire. Non perché io non accetti il morire, accompagnare nel fine vita chiunque mi si presenti, quando “non c'è più niente da fare” rimane moltissimo da fare, cioè tutto quello che adesso viene negato a coloro che moriranno: vicinanza, affetti, sorrisi, abbracci, condivisione, amore.
La morte sarà cattiva morte.

La norma prevede le cure palliative, ma le strutture non hanno un medico che le possa prescrivere al momento giusto. Il decorso infausto del Covid è repentino, i tempi della burocrazia che governano la terapia nelle residenze sono spesso troppo lunghi.
L’Ordine degli Infermieri ha portato le criticità legate alla gestione della terapia e del Medici di medicina generale ai tavoli regionali. Sempre totalmente disattese.

Consapevoli dell'insegnamento dato dall'esperienza del primo picco, ci dovevamo organizzare, dovevamo investire in ciò che era stato smantellato precedentemente: la sanità pubblica territoriale. Dovevamo investire in percorsi snelli, veloci. Nel passaggio snello delle informazioni.  
Ottobre è arrivato, la seconda ondata anche. Non riesco ad accettare passivamente questa che sarà un'ecatombe annunciata.

Marisa, Paolino, Maria Luisa, Cosetta, Valeria, Mario… li conosco tutti, conosco le loro anime oltre ai loro corpi e vi garantisco: non sarebbero morti lo stesso!

Li uccide un mondo cinico e spietato, che si appella al valore dell’economia, ritenendo che questo possa superare i valori della vita e della salute, della solidarietà.
L'egoismo dilagante, sfrontato che si rifiuta di accettare banali comportamenti di buona educazione e di rispetto reciproco è quello che sta distruggendo proprio quell'economia che invoca.
Ma cosa ci costava resistere ancora un po’? Credo che se crolla l'economia è proprio grazie questa incapacità di rinunciare all’effimero.

Molti si sono comportati correttamente, ma purtroppo in una epidemia è sufficiente un solo comportamento scorretto.

Le brave persone esistono e sono reali. Si si rimboccano le maniche e lavorano, perché non possono abbandonare nessuno. Saranno presto alla gogna, capri espiatori oggi dei media, domani dei legali.

Vorrei che tutti i cari delle persone anziane oggi segregate in R.S.A., sapessero cosa questi angeli stanno facendo e capissero che sono essi stessi vittime dello stesso sistema.
E’ come se si accusasse coloro che stanno affogando in un'alluvione di esserne la causa.

Cristina Banchi
Infermiera


17 novembre 2020
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