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Il diritto alla filiazione delle coppie LGBTI in Italia, una risposta

di Clementina Peris

18 MAR - Gentile Direttore,
la lettera del collega Manlio Converti del 10 marzo informa della futura organizzazione di un Consensus internazionale sul tema della GPA (Gestazione Per Altri) con il fine precipuo di convenire sulla sua legittimazione internazionale, individuando i percorsi da attuare nelle varie realtà e prevedendo un giusto compenso per la stessa.
 
Ovvio che si concorda sull’opportunità e anche la necessità di un tale Consensus per le associazioni LGBTI, tuttavia lo stesso diritto di espressione, anche attuato attraverso un altro Consensus, dovrebbe essere assicurato a chi può ritenere alcune pratiche potenzialmente dannose alla salute di tutti gli attori coinvolti, dalle donne cisgender agli uomini e alle donne transgender e ai figli desiderati, senza con ciò necessariamente invocare una lotta manichea tra bene e male.
 
Infatti il discorso serissimo della riduzione del danno, citato dal collega, implica che un preciso danno in tema di GPA è presente e possibile, sia fisico che psicologico ed è un danno che ha niente a che fare con l’omofobia, ma semplicemente con la salute a breve e a lungo termine. Ad esempio, lo stesso dott. Converti conviene sulla necessità della creazione di una relazione madre surrogata/genitori (etero o gay che siano), sempre che questi ultimi la desiderino e la permettano, come può avvenire in alcuni paesi.
 
Qui non entro per brevità nel discorso della complessità emotiva e neanche nella individuata necessità dello scambio economico, ricordo solo che in India la pratica della GPA è stata vietata agli stranieri proprio per il noto sfruttamento e pregiudizio della salute delle donne indiane, molto più povere dei genitori intenzionali.
 
Per venire al tema, in caso di S. di Rokitansky il trapianto d’utero è stato sviluppato in Svezia dal 2014, dopo esperienze su animali, come modo di poter pervenire a una gravidanza in cui la stessa madre gestante sia madre biologica e sociale. Ovviamente non è l’unica soluzione percorribile, esiste anche l’adozione e la GPA.
 
Ma la GPA coinvolge un’altra donna, diversamente dal trapianto dove l’utero è da cadavere o da donatrice, ad esempio la madre, come in caso di trapianto di rene. Certamente non è una soluzione facile né garantita, inoltre ha storia e documentazione decisamente più brevi della GPA, ma neanche la GPA è una soluzione garantita e priva di rischi, non lo è né per i genitori intenzionali né per la gestante né per i nati, ed è pure sottodocumentata.
 
La GPA si effettua (generalmente) con oociti eterologhi, dunque comportando una PMA è gravata come questa dai maggiori rischi relativi alla PMA stessa (Libby V e al., 2021). Inoltre proprio trattandosi di una gravidanza da eterologa anche in donne giovani tale gravidanza deve essere considerata ad alto rischio e non necessariamente garantita come successo (Pavlovic Z e al., 2020).
 
Infatti i rischi sono significativamente aumentati rispetto a una normale gravidanza da PMA (Peters HE e al., 2018) sia per la gestante, anche rispetto alle proprie precedenti gravidanze per ipertensione in gravidanza e emorragie post-partum,  sia per i nati per basso peso alla nascita e nascite pretermine (Woo I e al., 2017). Perciò le probabilità e i rischi citate dal collega per quanto riguarda il trapianto d’utero andrebbero correlati con le probabilità e i rischi propri della GPA, essendo in questo ultimo caso gli eventi avversi perinatali pari a ben più di tre volte quelli presenti in gravidanze autologhe.
 
Le considerazioni di salute delle donne gestanti per altri e dei bambini, pur comprendendo il desiderio di genitorialità di ognuno,  possono essere messe nella valutazione globale della GPA, senza dover necessariamente essere accusati di omofobia, per di più travestita da femminismo, femminismo che deve continuare ad esistere, dato che se c’è un genere discriminato purtroppo questo continua ad essere quello femminile (vedi anche “Nel ventre di un’altra” e “Odissea embrionale” della sociologa Laura Corradi - editi da Castelvecchio e Mimesis).
 
Il prendere in considerazione poi il trapianto di utero in donne transgender è un’ipotesi già discretamente valutata ed è probabile che venga eseguito prima o poi. Chiaro che dovrà essere preceduto da esperimenti su animali, come è stato fatto prima di procedere a quello sulle donne cisgender, non bastando l’esperienza sulle donne, date le ovvie differenze genetiche ed epigenetiche. Rendere possibile la gravidanza in corpi geneticamente e epigeneticamente maschili passa attraverso la possibilità di cogliere le grandi differenze evolutivamente imposte e quindi apre la porta a interessantissime possibilità di studio.  
 
Per di più, in un’ottica solo di femminismo sarebbe il massimo.
 
Tali studi dovrebbero essere valutati da Commissioni Etiche che prendano in considerazione tutti gli aspetti sottostanti di salute, ma anche  di distribuzione delle risorse in sanità, come è compito dei comitati etici. Appare difficile però pensare di superare rapidamente le impostazioni genetiche ed epigenetiche come l’evoluzione ha provveduto a fare al fine di esitare in una specie il più possibile sana, senza instaurare percorsi patologici e senza costituire un enorme spreco di risorse.
 
La natura opera con la massima efficienza e il minimo spreco e in un epoca attenta all’ecologia questi due valori dovrebbero essere ricercati sempre nell’ottica del benessere di tutta l’umanità, LGBTI e no, proprio perché è naturale essere LGBTI e no.
 
Clementina Peris
Ginecologa, già Responsabile di Ginecologia Endocrinologica e di Terapia Medica della Sterilità Ospedale S. Anna di Torino
 
Riferimenti bibliografici:
Obstetric outcomes in pregnancies resulting from in vitro fertilization are not different in fertile, sterilized women compared to infertile women: A Society for Assisted Reproductive Technology database analysis.
Libby V, DeVilbiss E, Chung M, Dilday E, Babayev SN, Weinerman R, Doody K.
Fertil Steril. 2021 Mar;115(3):617-626
 
Comparison of perinatal outcomes between spontaneous vs. commissioned cycles in gestational carriers for single and same-sex male intended parents.
Pavlovic Z, Hammer KC, Raff M, Patel P, Kunze KN, Kaplan B, Coughlin C, Hirshfeld-Cytron J.J
Assist Reprod Genet. 2020 Apr;37(4):953-962.
 
Gestational surrogacy: results of 10 years of experience in the Netherlands.
Peters HE, Schats R, Verhoeven MO, Mijatovic V, de Groot CJM, Sandberg JL, Peeters IP, Lambalk CB.
Reprod Biomed Online. 2018 Dec;37(6):725-731
 
Perinatal outcomes after natural conception versus in vitro fertilization (IVF) in gestational surrogates: a model to evaluate IVF treatment versus maternal effects.
Woo I, Hindoyan R, Landay M, Ho J, Ingles SA, McGinnis LK, Paulson RJ, Chung K.
Fertil Steril. 2017 Dec;108(6):993-998

18 marzo 2021
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