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La sicurezza delle cure a “costo zero” non funziona

di V.Fineschi, M.La Regina, R.Tartaglia

25 MAR - Gentile Direttore,
la legge 24/2017 sulla sicurezza delle cure e della persona assistita è stato un grande passo in avanti per la qualità e sicurezza dei pazienti nel nostro paese. E questo lo si deve all’impegno di due parlamentari medici, Federico Gelli e Amedeo Bianco. Subito dopo la sua pubblicazione, alcuni elementi innovativi della legge sono stati anche ripresi dal British Medical Journal (1), una delle principali riviste scientifiche che difficilmente “fa i complimenti”.
 
Purtroppo però durante COVID-19, almeno sino all’arrivo del nuovo direttore di Agenas Domenico Mantoan, gli organismi che avrebbero dovuto attivarsi, in particolare l’Osservatorio Nazionale per le Buone Pratiche e i centri regionali per il rischio clinico, sono rimasti in stand by. A livello delle singole regioni i centri, costituiti in ottemperanza della legge, sono stati poco o per nulla attivi nella gestione della pandemia, salvo rari casi.
 
La Survey internazionale condotta dall’Italian Network for Safety in Healthcare (INSH) in collaborazione con l’International Society for Quality in Health Care (ISQUA), a cui hanno partecipato quasi 300 operatori sanitari italiani su un totale di 1100 rispondenti da tutto il mondo, ha evidenziato come i clinical risk manager italiani siano stati coinvolti nelle task force aziendali per la gestione della pandemia solo nel 34% dei casi, pur rappresentando Covid-19 una situazione ad alto rischio per pazienti e operatori sanitari (2). Tutto questo è stato confermato dagli interventi di numerosi clinical risk manager Italiani che hanno preso parte al webinar “I clinical risk manager italiani raccontano Covid-19” organizzato da INSH lo scorso 26 febbraio e a cui hanno preso parte come ospiti di eccezione anche Federico Gelli, Walter Ricciardi, Luigi Bertinato per l’ISS.
 
Indubbiamente per le loro competenze in ambito di reporting and learning, di networking e di analisi proattiva, i clinical risk manager avrebbero potuto contribuire non poco a mitigare e controllare i rischi, nonché a prevenirli. Le “Raccomandazioni per la sicurezza del paziente durante l’emergenza Coronavirus” (link ISQUA) (3), realizzate da un gruppo di clinical risk manager e specialisti italiani fin dalle prime settimane dell’emergenza e promosse da INSH e ISQUA, sono state oggetto di grande attenzione soprattutto al di fuori del nostro paese, riprese dall’Agency for Healthcare Research and Quality (AHRQ) e dall’Institute for Healtchare Improvement americani e oggetto di presentazione al congresso annuale della National Association for Healthcare Quality e dell’International Hospital Forum. Durante l’emergenza pandemica gli operatori delle strutture di gestione del rischio clinico sono stati chiamati spesso a svolgere altre funzioni, con gli ospedali presi d’assalto dai tanti malati. La funzione di gestione del rischio clinico è in pratica saltata, quando invece avrebbe dovuto raggiungere la sua massima espressione.
 
La legge sulla sicurezza delle cure, come tante negli anni dei tagli alla sanità, è stata approvata senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica e riteniamo che durante COVID-19 se ne siano viste le conseguenze. Attualmente molti centri regionali non sono vere e proprie strutture con personale dedicato, ma gruppi di lavoro senza un budget, spesso costituiti da pochi operatori, presi a prestito dagli ospedali. Cosa potevamo aspettarci?
 
Siamo tuttavia fiduciosi che il nuovo direttore di Agenas, manager di grande esperienza, possa costituire un gruppo di lavoro nazionale presso l’Osservatorio per analizzare attentamente quanto accaduto e proporre dei cambiamenti organizzativi che consentano di dare maggior forza alle strutture regionali e aziendali di gestione del rischio clinico e all’intero sistema nazionale per la sicurezza delle cure in cui Agenas svolge una parte importante.
 
Auspichiamo una completa riforma dell’organizzazione delle strutture per la gestione del rischio clinico, sia a livello nazionale che periferico, la costituzione permanente di un ufficio dedicato presso Agenas che stabilisca stretti collegamenti con le regioni e l’ISS. Sarebbe utile fornire linee di indirizzo nazionali sul livello organizzativo e le dimensioni che deve avere una struttura di gestione del rischio clinico, in rapporto alla tipologia, grandezza e complessità dell’azienda sanitaria in cui si trova.
 
Sarebbe necessario che, a qualsiasi livello, la gestione della sicurezza dei pazienti avesse altresì budget predefiniti da utilizzare per attuare le campagne che il Ministero della Salute e Agenas promuovono annualmente e per l’implementazione delle evidenze scientifiche in tema di sicurezza. E’ noto che la sicurezza non è delegabile, tutti devono occuparsene - dai manager alla prima linea - ma è fondamentale la presenza di strutture di coordinamento che svolgano una azione propulsiva e di promozione avendo come riferimento Agenas e l’Osservatorio nazionale delle Buone Pratiche.
 
La riorganizzazione dell’assistenza sanitaria post-Covid e il Recovery Plan rappresentano indubbiamente un’occasione imperdibile per dare nuove e concrete energie alla sicurezza delle cure nel nostro paese. Stupisce come spesso all’interno delle aziende sanitarie altre figure, pure deputate alla sicurezza come il Responsabile del Servizio Prevenzione e Protezione dei Lavoratori e il Data Protection Officer abbiano più risorse e influenza nelle decisioni rispetto al clinical risk manager, sebbene il core-business di un’azienda sanitaria sia la salute degli utenti. La nostra associazione, membro istituzionale della International Society for Quality in Health Care, è disponibile a dare il suo contributo.
Vittorio Fineschi, Presidente INHS
 
Micaela La Regina, Vice-presidente INSH

Riccardo Tartaglia, Presidente onorario INSH
 
1. Tommaso Bellandi, Riccardo Tartaglia, Aziz Sheikh and Liam Donaldson. Italy recognises patient safety as a fundamental right A new law takes a bold new step towards enhancing patient safety. BMJ 2017;357:j2277 doi: 10.1136/bmj.j2277 (Published 2017 May 22)
2. Riccardo Tartaglia, Micaela La Regina Michela Tanzini, Chiara Pomare, Rachel Urwin, Louise A Ellis, Vittorio Fineschi, Francesco Venneri, Chiara Seghieri, Peter Lachman, Johanna Westbrook, Jeffrey Braithwaite, COVID-19 Pandemic: International Survey of Management Strategies. 2020 Nov 20;mzaa139.doi: 10.1093/intqhc/mzaa139. Online ahead of print.
3. Micaela La Regina°, Michela Tanzini*, Vittorio Fineschi°°, Francesco Venneri°°°, Giulio Toccafondi*,  Peter Lachman**, Riccardo Tartaglia* and COVID-19 INSH Working Group Responding to COVID-19: the experience from Italy and recommendations for management and prevention. International Journal for Quality in Health Care, 2020, 1–4 doi: 10.1093/intqhc/mzaa057 Editorial


25 marzo 2021
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