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Ospedali religiosi al collasso. Blocco attività ambulatoriali dal 6 dicembre. A rischio 800 lavoratori


29 NOV - Blocco delle visite specialistiche e delle attività ambulatoriali per gli ospedali classificati gestiti da enti e congregazioni religiose nel Lazio dal 6 dicembre. Il motivo? “Perché sono finiti i fondi a disposizione a causa dei decreti del commissario Enrico Bondi. Ma saranno garantite comunque le prestazioni di pronto soccorso, rianimazione, oncologia e area materno infantile”. La decisione è stata comunicata oggi in una conferenza stampa organizzata dall’Aris Lazio (Associazione religiosa istituti socio-sanitari) insieme ai direttori generali degli ospedali religiosi S.Giovanni Calibita dei Fatebenefratelli, Madre Giuseppina Vannini, Cristo Re, San Pietro-Fatebenefratelli, San Carlo di Nancy, Regina Apostolorum, ospedale Israelitico, Irccs Santa Lucia e Idi.
 
 “Con il blocco delle attività siamo pronti anche a scendere in piazza tutti insieme (l’11 dicembre si dovrebbe tenere una manifestazione di protesta dei lavoratori). Abbiamo già avvisato il prefetto perché la situazione è grave. I decreti 348 e 349 del 2012 firmati da Bondi - afferma Michele Bellomo, presidente Aris Lazio - determinano la riduzione del 7% del budget, che sostanzialmente esaurisce la disponibilità finanziaria concessa dalla Regione Lazio agli ospedali classificati per l'anno corrente e dei volumi delle prestazioni già programmate”.
 
"Gli ospedali classificati – ha spiegato il direttore sanitario del Cristo Re, Marino Nonis - non riusciranno più a garantire i servizi connessi a un contratto che non viene onorato o muta continuamente".
 
I rappresentanti dell’Aris hanno poi ricordato come “la spending review per le istituzioni sanitarie religiose no profit del Lazio è iniziata più di sei anni fa con la riduzione di oltre il 20% dei finanziamenti, nonostante siano rimaste sempre in vigore le norme nazionali di equiparazione con il pubblico e nonostante sia stata sempre riconosciuta la piena partecipazione degli ospedali classificati alle reti regionali dell'emergenza”. E sempre per l’Aris “sarebbe sufficiente paragonare  i finanziamenti erogati per dette istituzioni con quelli alla sanità pubblica per capire che, al tirar delle somme, la sanità religiosa comporta per i cittadini costi minori a parità di trattamento e di prestazioni essenziali rese”. Inoltre, dall’Aris evidenziano come “gli ospedali gestiti dai religiosi vengono finanziati in base alle prestazioni effettivamente rese, ma con tariffari sostanzialmente ferme al 1999 e non certo a bilancio con relativi ripiani annuali dei disavanzi come invece continua ad avvenire per il pubblico”.
 
Ma il problema non è solo il 2012, anche perché l’articolo della Spending review oggetto dei decreti del commissario Bondi prevede riduzioni anche per il 2013 e il 2014. “Il prospettato taglio – ha spiegato Bellomo - del budget anche per l'anno 2013, che potrebbe arrivare anche al 10%, comporterà un esubero del personale nell'immediato di 800 unità, soprattutto medici e infermieri”. In ogni caso, i rappresentanti degli ospedali religiosi, nell’auspicio di poter avere al più presto un confronto istituzionale, hanno annunciato che presenteranno ricorsi in ogni dove, anche fino ad arrivare alla Corte Europea di Giustizia.

29 novembre 2012
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