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Emilia Romagna. Regione progetta una nuova sanità, ma copre con risorse proprie i buchi del settore: “Dal Governo servono più risorse”


Per il terzo anno consecutivo si attinge al proprio bilancio per fronteggiare l’aumento dei costi in sanità dovuti al Covid, ai rincari dell’energia e dei prezzi. Se da una parte si lotta sul fronte nazionale per avere più risorse, dall'altra la Regione mette a punto una riforma della sanità per l’Emilia-Romagna. Perché, dicono Donini e Calvano, “la difesa del Ssn necessita di fondi e personale, ma anche di innovazione profonda e coraggiosa”.

21 APR - I bilanci consuntivi 2022 delle Aziende sanitarie dell’Emilia Romagna tornano in equilibrio ma lo fanno grazie alla Regione, che attraverso il proprio bilancio, per il terzo anno consecutivo, fronteggia da sola l’esorbitante aumento dei costi dovuti al Covid, ai rincari dell’energia e dei prezzi, “coprendo i mancati trasferimenti nazionali”, evidenzia in una nota. Tra mancati riconoscimenti dei costi Covid e maggiori spese energetiche, il ‘soccorso’ regionale a copertura dei fondi nazionali non corrisposti, nel triennio 2020-2023 assomma ormai a 1 miliardo di euro.

Mentre continua la battaglia per maggiori risorse da parte dello Stato, la Regione progetta comunque un modello più efficiente di Ssr, rilanciando il proprio impegno a tutela del diritto alla salute come universale. Tra le sfide, quella dell’innovazione, a partire dai nuovi bisogni dei cittadini, che necessitano di nuove risposte. “Ed è su questo terreno che ha aperto un confronto a tutto campo con il mondo della sanità, dalle organizzazioni sindacali ai professionisti, con gli amministratori locali attraverso le CTSS - Conferenze territoriali sociosanitarie – e la sanità privata che collabora nel sistema regionale”, spiega la Regione in una nota. Fino al Patto per il lavoro e per il Clima, riunitosi ieri in Regione proprio per condividere il quadro delle criticità ma anche le fondamenta su cui costruire il nuovo edificio della sanità regionale del futuro. Con l’ambizione che da qui possa venire “un contributo di progettualità per l’intero Servizio sanitario nazionale.

A partire dalla riorganizzazione dei servizi di emergenza e urgenza, “già in forte sofferenza prima della pandemia e che nell’emergenza Covid hanno dovuto sostenere uno sforzo eccezionale che ne ha segnato la tenuta, a partire dalla stessa capacità di resistenza degli operatori”. Obiettivo della Regione è quello di potenziare e incrementare le strutture più a portata diretta del cittadino, con la nascita dei Centri di Assistenza e Urgenza, i CAU, che saranno distribuiti capillarmente sul territorio, con la creazione di equipe medico-infermieristiche, le Uca, che opereranno direttamente a domicilio del paziente. “Si tratta di strutture diffuse in grado di rispondere, giorno e notte, alla gran parte dei bisogni e delle urgenze delle persone, anche laddove non abbiano caratteristiche di vera e propria emergenza; liberando contestualmente i veri e propri Pronto soccorso per le necessità dei codici più gravi”.

E poi il potenziamento della telemedicina e del servizio telefonico, per la gestione delle chiamate di soccorso. “Vero e proprio snodo da rafforzare e qualificare per governare la miriade di bisogni differenti, ciascuno dei quali merita una risposta appropriata e nei tempi giusti”, spiega la nota regionale. È su questa progettualità che l’assessorato regionale alla Sanità, muovendo anche da un atto di indirizzo generale votato dall’Assemblea legislativa di fine dicembre 2022, sta elaborando con i tecnici delle Aziende una proposta organica su cui intende aprire un confronto a tutto campo con la comunità regionale.

Queste solo alcune delle principali novità della riforma, che comprende di pari passo anche la riorganizzazione dell’assistenza ospedaliera e di quella domiciliare e che vede l’Emilia-Romagna prima Regione in Italia impegnata a “ripensare l’organizzazione sanitaria, con un modello ambizioso che potrà fare da apripista a livello nazionale. La proposta sarà infatti portata in Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, nell’ambito della Commissione nazionale salute”.

Non solo. È anche pronto un nuovo piano di edilizia sanitaria, varato dalla Giunta e finanziato con oltre 390 milioni di euro, per il rafforzamento, la riqualificazione, il completamento e la realizzazione di nuove strutture sull’intero territorio regionale.

Un pacchetto di interventi che, affiancati alle riforme, delineano un nuovo futuro per la sanità dell’Emilia-Romagna, presentato ieri in conferenza stampa dagli assessori alle Politiche per la salute, Raffaele Donini, e al Bilancio, Paolo Calvano: “Guardiamo al futuro con un obiettivo chiaro- sottolineano Donini e Calvano-, quello di salvaguardare il sistema sanitario pubblico a garanzia del diritto universale alla salute. Grazie a un sistema di sanità pubblica territoriale, in cui l’Emilia-Romagna è da sempre più avanti rispetto al resto del Paese, che vogliamo tutelare e rafforzare per dare ai cittadini servizi più vicini e personalizzati, fino alle cure a domicilio. Continuando al tempo stesso a investire sull’edilizia sanitaria, per strutture sempre più moderne, innovative e confortevoli per i pazienti e per chi ci lavora. A fronte di nuovi bisogni e complessità, come la carenza di medici e infermieri, occorrono nuove risposte, a partire dal rafforzamento della medicina di prossimità”.

Anche da queste proposte, secondo la linea condivisa nella Giunta guidata dal presidente Stefano Bonaccini, passa la difesa del servizio sanitario pubblico e universalistico. “Invece il Governo continua a tagliare in modo indiscriminato e inaccettabile la sanità pubblica- affermano Donini e Calvano-. Anche nel 2022, i bilanci delle nostre Aziende potranno essere rimessi in equilibrio, nonostante un sottofinanziamento strutturale da parte del Fondo sanitario nazionale. Agli oneri impropri della pandemia e dell’aumento spropositato dei costi energetici, mai adeguatamente ristorati dal Governo, da quest’anno assistiamo anche ad un vero e proprio arretramento dell’impegno dello Stato. È impensabile - chiudono - andare avanti così. I cittadini chiedono più sanità, non meno. E anche il Covid pare non aver insegnato nulla. Noi continueremo questa battaglia insieme, perché è la battaglia di tutti e per tutti: in gioco non c’è la chiusura dei bilanci, ma lo stesso diritto alla salute delle persone”.

Il nuovo piano di edilizia sanitaria
390 milioni di euro, di cui quasi 200 di risorse statali (198,6, compreso il cofinanziamento del 5% della Regione, tramite Accordo di programma ‘Ex articolo 20’, a cui se ne aggiungono ulteriori 69 tramite partenariato pubblico-privato) e 191,37 di finanziamento Inail.
È l’ammontare delle risorse su cui può contare l’Emilia-Romagna, che attraverso il piano definito dalla Giunta anche sulla base delle priorità individuate dalle Aziende sanitarie e ospedaliere, avrà a disposizione un massiccio pacchetto di interventi di rafforzamento, riqualificazione, innovazione e realizzazione di nuove strutture.

Dal completamento del Materno Infantile di Reggio Emilia (MIRE) al nuovo Polo Chirurgico-Diagnostico dell'Emergenza Urgenza dell’Ospedale Maggiore di Parma, dal nuovo ospedale di Carpi alla nuova Maternità e Pediatria dell’Ospedale Maggiore di Bologna, dai lavori antisismici e di miglioramento strutturale alla dotazione di nuove tecnologie per tutte le Aziende sanitarie - solo per citarne alcuni - sono nove gli interventi finanziati con le risorse nazionali da Parma alla Romagna. Il nuovo ospedale di Piacenza sarà oggetto dei prossimi investimenti di edilizia sanitaria, a copertura di un costo di circa 300 milioni di euro.

Altri cinque interventi sono finanziati con 191,37 milioni di euro di fondi.

Riforma Emergenza Urgenza
Il nuovo modello, messo a punto dal Coordinamento regionale per l'emergenza-urgenza ospedaliera e territoriale, prevede di ridurre la pressione sui Pronto soccorso incentivando i cittadini che presentano urgenze a bassa complessità (codici bianchi e verdi) – attraverso un primo contatto telefonico qualificato con gli operatori della sanità – verso i nuovi Centri di Assistenza e Urgenza che saranno distribuiti sul territorio e funzioneranno generalmente notte e giorno; o, in alternativa, riceveranno aiuto direttamente al proprio domicilio dalle equipe medico-infermieristiche.
Un’organizzazione, questa, che permette di rendere più tempestivi gli interventi in ospedale e di agevolare i cittadini fornendo loro le cure adeguate nei centri più vicini, senza lunghe attese o addirittura a casa.

Al tempo stesso, riducendo il più possibile gli accessi impropri al Pronto Soccorso. Nel 2022, il 66% degli accessi al PS in Emilia-Romagna, che complessivamente sono stati circa 1.750.000, ha riguardato infatti codici bianchi o verdi, che nella quasi totalità (95%) non hanno avuto bisogno di ricovero e avrebbero potuto essere gestiti da altre strutture.

Altro obiettivo, considerando che il 76% dei cittadini - sempre nel 2022 - è arrivato autonomamente al PS, è quello di arrivare a mediare il 99% degli accessi tramite il 118, consentendo la presa in carico precoce e la corretta distribuzione dei pazienti.

Riorganizzazione Rete ospedaliera
Altro snodo della riforma è la riorganizzazione della Rete ospedaliera, con l’obiettivo di mantenere le eccellenze e le vocazioni territoriali e, contemporaneamente, concentrare la casistica specifica nelle strutture sanitarie più appropriate.
In particolare, la casistica chirurgica "omogenea" sarà indirizzata a ospedali specifici, per garantire l’erogazione di un alto numero di prestazioni con elevati standard di qualità. La casistica a bassa complessità ed alti volumi sarà concentrata negli ospedali di prossimità, e quella di alta specialità e complessità negli ospedali Polispecialistici e negli IRCCS.

Inoltre, si punterà sempre di più al miglioramento e all’uniformità degli standard di utilizzo dei robot chirurgici e alla creazione di Reti regionali, sull’esempio della nuova Rete Oncologica ed Emato-oncologica.

Ulteriore elemento della riorganizzazione sono le Piattaforme operative sovra-aziendali: sedi deputate a concentrare tecnologie, competenze professionali e casistica per erogare prestazioni omogenee per bacini territoriali ampi e afferenti a più Aziende sanitarie.

Riorganizzazione Assistenza territoriale
Ultimo tassello della riforma, la riorganizzazione della Sanità territoriale, anche attraverso il contributo e il confronto coi medici di medicina generale, che passa attraverso alcune priorità.
Tra queste, riqualificare le Case della Salute, attualmente 132, fino ad arrivare a 185 Case della Comunità, di cui 89 hub (una ogni 50mila abitanti) e 96 spoke.

Raggiungere i 900 posti letto negli Ospedali di Comunità (Osco), che oggi sono 436.
Rafforzare l’assistenza domiciliare per gli over 65, garantendo la copertura di oltre il 10% di questa fascia di popolazione e la risposta assistenziale nelle 24 ore.

Potenziare gli hospice, cioè le strutture per l’assistenza di fine vita, passando da 312 posti attuali (7 ogni 100.000 abitanti) a 450 entro il 2026.
Ancora, è prevista l’istituzione dell’Infermiere di Famiglia o Comunità (IFoC), per garantire una presenza continuativa nel territorio di riferimento facilitando la presa in carico, la continuità dell’assistenza, l’integrazione e la collaborazione tra le figure professionali e i servizi sociosanitari.
Infine, tra le altre novità anche l’istituzione, entro il 2024, di 45 Centrali Operative Territoriali per facilitare l’interrelazione/raccordo tra i servizi e tra i professionisti coinvolti nei diversi contesti assistenziali di cui si avvale/necessita il cittadino, in particolare per facilitare le dimissioni protette dall’ospedale al domicilio.

21 aprile 2023
© Riproduzione riservata

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