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Debiti PA. Regioni scettiche sul decreto. Chieste modifiche


I presidenti di Veneto, Puglia, Campania e Basilicata sul provvedimento che sblocca i pagamenti dei debiti della Pa. Zaia: “A noi non serve a nulla”. Vendola: “È un testo lacunoso”. De Filippo: “Non smuove un solo centesimo dei debiti delle Regioni verso le imprese”. Caldoro: “Bisogna modificare il testo”.

10 APR - Alcuni governatori sulle barricate contro il decreto che sblocca i pagamenti dei debiti della Pa. “Concordo con tutti i dubbi e le critiche avanzate dalle associazioni imprenditoriali – specifica su facendo il governatore della Puglia Nichi Vendola - . È un testo lacunoso che in questa versione non servirà né alle imprese né alle Regioni. Abbiamo a che fare con un contesto di confusione per la mancata costituzione delle commissioni parlamentari. L'Italia invece avrebbe bisogno una volta per tutte di legiferare in modo chiaro e netto”.
 
Sulla stessa lunghezza d’onda anche il presidente del Veneto, Luca Zaia per cui il decreto “che è stato fatto a noi non serve a nulla. Non serve al Veneto, alla Puglia e alle altre regioni”.
 
Dure critiche anche dal governatore della Basilicata Vito De Filippo che ha preso ‘carta e penna’ e ha scritto una missiva ai parlamentari lucani.  “Di fronte ad una crisi che produce effetti devastanti sul tessuto produttivo e sulle persone – ha detto - la serietà del momento consiglierebbe di evitare annunci ad effetto destinati a rivelarsi, almeno in parte, un bluff. E allora è bene innanzitutto dire con chiarezza che il Decreto Sblocca crediti non smuove un solo centesimo dei debiti delle Regioni verso le imprese e poi mettersi a lavorare con serietà per risolvere questa situazione”.
 
“A fronte di misure di allentamento del Patto di Stabilità - specifica - riguardano pagamenti di debiti certi, liquidi ed esigibili di parte capitale per un importo di 5 miliardi di euro da parte degli Enti Locali, la misura coinvolge le Regioni dando solo la possibilità di effettuare trasferimenti in favore degli Enti Locali a valere sui residui passivi di parte corrente per un totale di 1,4 miliardi di euro per tutte le Regioni che significano circa 15 o 16 milioni per la Basilicata”.
 
“Se l’obiettivo del Decreto sblocca crediti è quello di ridare ossigeno alle imprese – afferma De Filippo – non è possibile escludere le Regioni che anche ora continueranno a non poter pagare debiti scaduti relativi a lavori ed opere realizzate o in corso di realizzazione, pur avendo la disponibilità di cassa. Servono, pertanto, ulteriori modifiche normative che partano da un allentamento dei vincoli del Patto di Stabilità per pagamenti di debiti certi, liquidi ed esigibili di parte capitale come già stabilito per gli Enti Locali e arrivino ad escludere dal tetto di spesa alcune voci finanziarie quali le risorse destinate alla ricostruzione nei territori colpiti da eventi sismici, i trasferimenti effettuati ai Comuni e le royalty derivanti dalle estrazioni petrolifere”. “Il Governo – conclude De Filippo – si è ricordato della spesa delle Regioni tutte le volte che c’è stato da tagliare. Dimenticarsene ora è un’ingiustizia non verso chi le amministra, ma per il sistema delle imprese. Ed è necessario rimediare al più presto”.
 
Critico anche il governatore campano Stefano Caldoro che con due tweet esemplifica la sua posizione “Letto decreto, confermo. Dà a Ente ricco non al più virtuoso. Condanna il povero, aumenta divario Sud Nord. Non va”. E poi ancora: “Difendere buone finalità provvedimento ma con parlamentari Sud bisogna modificare testo. Per bene nostre imprese e lavoratori”.

10 aprile 2013
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