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Lazio. AmbMed. Chiusa la sperimentazione. Regione chiede dati per valutare progetto


Lo prevede una nota del 18 aprile dell’Area programmazione economica e sociale. La Asl invitate a inviare i dati per poter valutare il progetto. Ma è servito a sflotire i pronto soccorso? Pareri discordanti tra Simeu e Cittadinanzattiva. I primi: "Non cambierà nulla". La seconda: "Un'esperienza utile".

24 APR - AmbMed sì, AmbMed no. In questi giorni si sta scatenando una vera e propria bagarre nel Lazio, soprattutto dopo la comunicazione della direzione dell’Area  programmazione economica e sociale della Regione del 18 aprile in cui si definiva chiuso al 23 aprile l’anno di sperimentazione degli AmbMed (come del resto era previsto).
 
Ma nonostante la fine della sperimentazione del servizio che garantiva la presenza h 12 dei medici di famiglia nei Pronto Soccorso, non è detto che gli AmbMed debbano essere sepolti. Nella medesima nota regionale si chiede infatti alle strutture che hanno aderito al progetto di comunicare i dati della sperimentazione per poterne valutare i risultati.
 
Ma a prescindere da ciò le reazioni alla fine della sperimentazione e ad un’eventuale abbandono del progetto AmbMed sono diverse. Se da un lato Cittadinanzattiva-Tdm ritiene la chiusura degli Ambulatori una iattura, il Simeu (Sindacato italiano medicina emergenza-urgenza) ritiene invece che la fine della sperimentazione non recherà alcun danno ai Pronto Soccorso.
 
“Apprendiamo con grande stupore la chiusura degli ambulatori per snellire le attese presso gli ospedali per i codici bianchi e verdi che in questi mesi tanto hanno aiutato i pazienti che si sono rivolti nelle strutture sanitarie”. Questo il commento di Roberto Crea, segretario regionale di Cittadinanzattiva – Tribunale per i diritti del malato (TDM) che specifica come “chiudere queste strutture senza fornire allo stesso tempo delle alternative valide ai pazienti ci sembra poco strategico e sembra più' una decisione a freddo rispetto ad una cosa, discutibile ma reale, realizzata dalla giunta precedente. Sarebbe stato molto meglio lasciarli in funzione fino alla sostituzione con un altro sistema”.
 
“Noi crediamo - continua Crea -  che in queste cose bisogna essere seri. Bisogna intervenire tempestivamente e non abbandonare i cittadini. Rafforzare la medicina territoriale sulla buone pratiche come quella ormai consolidata a Piazza Istria nella asl RM A dove oltre 50 medici a turno garantisco h12 un servizio eccellente ai cittadini e fanno risparmiare tantissimi soldi alla regione non mandando i pazienti in ospedale.”
 
“E’ urgente che la cabina di regia regionale sulla sanità cominci a funzionare e rispondere alle sollecitazioni che arrivano dai cittadini. Non si può aspettare altro tempo. In particolare sugli albumed ci piacerebbe confrontarci sui dati. Dove hanno funzionato e dove no e poi prendere delle decisioni condivise. Questo è un nuovo modo di amministrare rispetto al passato. Questo è quello che ci aspettiamo dalla giunta Zingaretti.
Infine, conclude Crea, ci chiediamo come mai in queste chiusure degli ambulatori non è prevista quella del CTO? Altro servizio, secondo noi,  importante per la zona della Garbatella.  La sanità non deve essere né di destra né di sinistra. Deve solo pensare ai bisogni delle persone malate.”
 
Di parere sostanzialmente opposto il Simeu per cui la sospensione del progetto nel Lazio non genererà “caos”.
 
“I dati diffusi in questi giorni - sostiene in una nota Francesco Pugliese, presidente Simeu Lazio (Società italiana della Medicina di Emergenza-urgenza) - su alcuni quotidiani parlano di 33 mila pazienti visitati nelle 11 strutture ospedaliere della regione Lazio in cui la sperimentazione è stata condotta, nell'arco di poco meno di un anno: significa 3.000 pazienti in media per ogni struttura, e quindi 8 pazienti visitati in 12 ore in ciascun ospedale”.  
 
“Non sono questi i numeri di un'attività che possa seriamente alleviare i problemi del Pronto Soccorso – commenta Pugliese – e ancora una volta abbiamo assistito a un'operazione di maquillage,  che non incide sul problema del sovraffollamento. La sua sospensione non genera “caos”, come denunciato in questi giorni: il problema dei servizi di emergenza ospedaliera è lo stazionamento dei pazienti in attesa di ricovero nei reparti, problema articolato, la cui soluzione implica una riorganizzazione dei percorsi all'interno dell'ospedale e sul territorio. L'attività degli ambulatori Med non incideva affatto sui flussi di questi pazienti, che sono i casi più gravi, quelli che risultano avere necessità di ricovero ospedaliero e a cui, in fase di triage, viene attribuito un codice di priorità più alto, dal verde al rosso: i pazienti visti dai medici di Medicina generale negli ambulatori della sperimentazione erano prevalentemente codici bianchi, tutti casi cioè che si rivolgono impropriamente ai pronto soccorso e che dovrebbero invece trovare risposta alle loro richieste sul territorio. Ed è lì quindi che gli ambulatori di Medicina generale dovrebbero essere aperti, nell'ambito dei distretti territoriali, non negli ospedali dove si rischia piuttosto di duplicare un servizio già esistente – quello dei servizi territoriali - con una conseguente duplicazione anche dei costi”. 

24 aprile 2013
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