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Veneto. A Pieve di Cadore "rivolta" contro chiusura punto nascita


La manifestazione di duemila persone ha coinvolto cittadini, amministratori locali e autorità religiose. Nel mirino il piano socio-sanitario della Regione che prevede la diminuzione del numero di posti letto in rapporto alla popolazione di ciascuna azienda sanitaria. 

06 MAG - Un corteo di oltre duemila persone ha sfilato ieri sul Ponte Cadore, in provincia di Belluno, bloccando la Statale Alemagna. Tra i partecipanti cittadini, amministratori locali e anche la massima autorità religiosa della zona, l’arciadiacono del Cadore.

Al centro della protesta i tagli alla sanità che dovrebbero portare alla chiusura del punto nascita dell’Ospedale di Pieve di Cadore. Recependo una norma nazionale, il piano socio-sanitario della Regione prevede infatti la diminuzione del numero dei posti letto in rapporto alla popolazione di ciascuna azienda sanitaria: 3 per mille per acuti e 0,5 per mille per post-acuti. Per l’Usl 1, con 128 mila abitanti, l’obiettivo è dunque di arrivare a 384 posti letto per acuti e 64 per post-acuti. Attualmente sono 453 per acuti (330 a Belluno, 51 ad Agordo e 72 a Pieve) e 65 per post-acuti (18 a Belluno, 32 ad Agordo e 15 a Pieve). Se la gestione del Codivilla-Putti torna totalmente pubblica, ai 69 posti letto per acuti già in eccesso, si aggiungono gli ulteriori 62 dell’ospedale ampezzano (di cui 26 di ortopedia e traumatologia e 36 di patologie ossee), oltre ai 16 per post-acuti. E’ proprio sulla base di queste cifre che nasce l’ipotesi di chiudere Pieve.

Una scelta che, però, ha scatenato l’ira di buona parte della popolazione locale. Se dovesse chiudere il punto nascita, l’unica alternativa resterebbe il San Martino di Belluno. Struttura che per gli abitanti di molti paesi dell’area sembra però raggiungibile soltanto tra numerose difficoltà, soprattutto nei mesi invernali. E’ per questo che i manifestanti promettono battaglia e annunciano che la mobilitazione di ieri rappresenterà soltanto una tappa di un percorso più lungo. 
Sulla vicenda è intervenuto anche il presidente della Regione, Luca Zaia, che ha sottolineato "di non capire le ragioni della protesta, perché per la provincia di Belluno sono già stati garantiti importanti investimenti". 

06 maggio 2013
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