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Puglia: Piano di rientro, Vendola scrive ai ministri. “Devono firmare”


“Siamo ancora in attesa ma sto firmando una ulteriore lettera ai ministri Tremonti, Fazio e Fitto sperando che nessun ministro del governo in carica voglia assumersi la responsabilità di portare la Puglia verso un esito drammatico”. Parole chiare, quelle del governatore Nichi Vendola che desidera al più presto trovare l’intesa sulla sanità per sbloccare 500 milioni di euro.

10 NOV - Nelle scorse settimane Vendola aveva scritto una lettera al presidente del Consiglio dei ministri senza però ottenere risposta da Berlusconi con il quale aveva anche tentato di avere un "faccia a faccia". Tremonti, Fazio e Fitto sono i tre ministri che devono apporre la firma sul documento di rientro dal deficit, pronto da tempo da parte della Regione Puglia e in parte modificato rispetto alla prima stesura, così come chiesto dallo stesso Esecutivo. “Ripeto una litania: i tavoli tecnici hanno completato il loro percorso, la politica e il governo non danno segni di vita. Da parte di qualcuno abbiamo avuto attenzione ed ascolto ma resta che ci sono - ha spiegato Vendola - i ministri che devono mettere la firma”. “Ho atteso un segnale, un'indicazione ma non è arrivato niente ed ora - ha detto Vendola - io mi rivolgo a loro, ripetendo che la Puglia è pronta a fare sacrifici pesanti quali quelli che i tavoli tecnici hanno considerato sufficienti per guadagnare il Piano di rientro. E se non ci fosse la firma dei Ministri il piano non potrebbe partire e non partendo in pochi mesi la Puglia andrebbe al macello perché - ha spiegato Vendola - avremmo una lievitazione sui tagli della sanità e il blocco di tutte le spese non obbligatorie per la Regione. Un quadro di catastrofe per la Puglia e spero che nessun ministro voglia assumersi la responsabilità di portarci verso un esito così drammatico”.
Intanto, in Consiglio regionale è stata votata all'unanimità la "leggina sblocca Piano di rientro sanitario". La cosidetta “leggina” (articolo unico) consentirà alla Regione Puglia di poter sbloccare la firma per il Piano di rientro sanitario 2010/12. Un adempimento che modifica in parte le procedure di nomina dei direttori generali, così come suggerito dal governo nazionale. In particolare per le nomine del direttore generale delle Aziende ospedaliero - universitarie sarà necessaria l’acquisizione dell’intesa con il rettore dell’Università. Per gli altri, la nomina sarà effettuata dalla Giunta regionale previa acquisizione del parere della Conferenza regionale dei sindaci e del Consiglio regionale. “Un voto unanime che denota il nostro senso di responsabilità” – hanno sottolineato dagli scranni della minoranza. E soprattutto “non accettiamo più l’accusa di strumentale connivenza con il governo nazionale – ha specificato Rocco Palese, capogruppo del Pdl – sono contento di chiudere quanto prima questa questione, ma non posso non ribadire che la procedura di internalizzazione è contraria a ogni norma di evidenza pubblica che regola le assunzioni di personale nella pubblica amministrazione”. Sulla stessa lunghezza d’onda gli interventi di Massimo Cassano, Ignazio Zurlo Davide Bellomo e Francesco Damone, mentre l’Udc (Euprepio Curto e Salvatore Negro) punta il dito soprattutto sulla necessità del rispetto dell’autonomia delle Regioni. Giammarco Surico (Pdl/Fli) ritorna sulla questione delle responsabilità: “Abbiamo necessità di un Piano di rientro – dice l’esponente finiano in Consiglio regionale – perché il governo Vendola ha sforato la spesa sanitaria, quindi esclusivamente per vostra negligenza”. Michele Losappio (capogruppo del Sel) ritiene “questa iniziativa legislativa un importante passo avanti per la risoluzione del problema” e anche il capogruppo del Pd, Antonio Decaro spiega che “finalmente si chiude così il gratta e vinci ingaggiato dal governo nazionale su questa questione” . L’assessore alla salute, Tommaso Fiore, chiude la partita  dichiarando la sua disponibilità a valutare insieme tutte le possibili soluzioni per quanto riguarda le procedure di internalizzazione, “ma credo che non possa e non debba essere questo il problema”. Fiore ricorda che il governo pugliese ha esaudito tutte le richieste romane, ”ma adesso dobbiamo voltare pagina, non è possibile – continua Fiore – bloccare questo Piano a causa di  un numero esiguo di personale”. Con l’approvazione di questa legge e la successiva firma per il via libera al Piano di rientro, dovrebbero sbloccarsi per la Puglia i 500 milioni di euro del Fondo nazionale di riparto per la sanità, che per l’intero Consiglio rappresenta un boccata d’ossigeno.

10 novembre 2010
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