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Toscana. Codice rosa: “Oltre 2.200 i casi di violenza approdati nelle Asl”


Questi i dati registrati  negli ambulatori delle 10 aziende sanitarie regionali che aderiscono al progetto nato per proteggere le fasce deboli della popolazione. Marroni: “Grazie al Codice rosa stanno emergendo casi di violenza che altrimenti resterebbero sommersi”.

18 NOV - Nei primi 9 mesi del 2013 (gennaio-settembre) sono stati 2.259 i casi di violenze e maltrattamenti approdati negli ambulatori dedicati al Codice Rosa nelle 10 aziende sanitarie toscane in cui è in funzione. E dal 1° gennaio 2014, quando entreranno nel progetto anche le 6 aziende sanitarie mancanti, il Codice Rosa sarà attivo in tutta la Toscana.
 
Sono questi i dati aggiornati sul funzionamento del Codice Rosa in Toscana presentati dall’assessore al diritto alla salute Luigi Marroni a pochi giorni dalla Giornata mondiale per l’eliminazione della violenza contro le donne, che si celebra il prossimo 25 novembre.
 
“Nelle aziende in cui il Codice Rosa viene applicato, sta dando buoni risultati – ha dichiarato l’assessore Marroni – contribuendo a far emergere casi di violenza che altrimenti resterebbero sommersi, a tutelare le vittime, a perseguire i responsabili. Per questo abbiamo deciso di estenderlo a tutta la regione. La sua forza è il lavoro di squadra: mettere in rete tante competenze diverse, medici, infermieri, psicologi, assistenti sociali, magistratura, forze dell’ordine, associazioni, centri antiviolenza, per fare un’azione coordinata a sostegno delle fasce deboli, e nello stesso tempo perseguire gli autori dei reati".
 
Il progetto del Codice Rosa - percorso di accoglienza al pronto soccorso dedicato a chi subisce violenza, connesso con la rete dei centri antiviolenza e delle altre associazioni di volontariato e solidarietà - è partito nel 2010 nella Asl di Grosseto. Dal gennaio 2012 è diventato progetto regionale, con la firma di un protocollo tra Regione Toscana e Procura della Repubblica, coinvolgendo 5 aziende. Dal gennaio 2013 altre 5 aziende sono entrate nel progetto. E dal 1° gennaio 2014 entreranno nel Codice Rosa le 5 aziende rimanenti: Massa Carrara, Pistoia, Firenze, Siena, aziende ospedaliero-universitarie Pisana e Senese. Il suo punto di forza è una task force interistituzionale, una squadra formata da personale socio-sanitario (infermieri, ostetriche, medici, assistenti sociali, psicologi), magistrati, ufficiali di Polizia giudiziaria impegnati in un’attività di tutela delle fasce deboli della popolazione, quelle che possono essere maggiormente esposte a episodi di abuso e violenza: donne soprattutto, ma anche minori, anziani, disabili, omosessuali, immigrati.
 
Codice Rosa: i dati.Nel 2012, nelle 5 aziende in cui il Codice Rosa era in funzione, sono stati trattati 1.455 casi di maltrattamenti e abusi su adulti e minori: 250 a Lucca, 338 a Prato, 241 ad Arezzo, 466 a Grosseto, 160 a Viareggio. Nel 2013, altre 5 aziende sono entrate nel progetto regionale: Pisa, Livorno, Empoli, Careggi e Meyer. E da gennaio a settembre 2013, in tutte e 10 le aziende che hanno il Codice Rosa, sono stati in tutto 2.259 i casi trattati: 2.139 maltrattamenti, 108 abusi, 12 maltrattamenti in seguito a stalking. 2.006 erano adulti (1.931 maltrattamenti, 63 abusi, 12 stalking), 253 erano minori (208 maltrattamenti e 45 abusi). Questi gli accessi al Codice Rosa per ciascuna azienda: 260 a Lucca, 221 a Prato, 74 a Pisa, 109 a Livorno, 127 ad Arezzo, 349 a Grosseto, 40 ad Empoli, 125 a Viareggio, 897 a Careggi, 27 al Meyer.
 
L’intervento congiunto della task force interistituzionale permette di prestare immediate cure mediche e sostegno psicologico a chi subisce violenza, nel fondamentale rispetto della riservatezza. Questa attività congiunta avviene nella più ampia tutela della privacy e dei "tempi dei silenzi" delle vittime e nel rispetto della loro scelta sul tipo di percorso da seguire dopo le prime cure. Il compito principale del gruppo è l’assistenza socio-sanitaria e giudiziaria alle vittime di violenza, con un’attenzione particolare a far emergere quegli episodi di violenza in cui le vittime hanno difficoltà a raccontare di essere state oggetto di violenza da parte di terzi: una reticenza dovuta spesso alla paura di ritorsioni.
 
Alla base dell’attività della task force c’è un protocollo firmato congiuntamente da Regione Toscana e Procura della Repubblica. Alle cure si affianca l’azione sinergica e tempestiva delle Procure e delle forze dell’ordine, per rilevare tutti gli elementi utili, avviare le indagini, monitorare e tenere sotto controllo le situazioni a rischio nei casi di mancata denuncia. L’adozione di procedure condivise e di specifici protocolli operativi ha consentito di velocizzare i tempi di indagine e dei processi, e di creare un enorme flusso informativo, condiviso tra Asl, Procura e Forze dell’ordine, delle diverse situazioni di disagio e violenza.

18 novembre 2013
© Riproduzione riservata

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