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Lazio. I dentisti: "Ci chiedono adeguamento catastale studi. Così ripresa economica si allontana"


La denuncia arriva da Sabrina Santaniello, consigliere dell'Ordine dei Medici di Roma e vicepresidente dell'Andi capitolino. "Rischiamo di dover pagare anche gli arretrati. Molti studi sono già stati autorizzati in deroga dalla Regione in una categoria diversa da quella che ora ci richiede il Comune". 

10 DIC - Dentisti e odontoiatri romani dovranno adeguare la classe catastale dei loro studi e pagare, molto probabilmente, anche gli arretrati. Nonostante un accordo firmato nel 2007 con la Regione Lazio. Lo denuncia Sabrina Santaniello, consigliere dell’Ordine dei Medici di Roma e vicepresidente Andi Roma.

Santaniello spiega che gli specialisti nella cura dei denti qualche giorno fa si sono visti recapitare dal Comune di Roma, e più precisamente dal dipartimento Risorse economiche, una lettera che recita così: “Roma Capitale ha iniziato un’attività di verifica sulle unità immobiliari presenti sul proprio territorio (ai sensi dell’art.1 comma 336, della legge 30 dicembre 2004, n.311). Tale norma prevede che i Comuni, constatato il mancato classamento di unità immobiliari, richiedano ai titolari di diritti reali la presenza di atti di aggiornamento catastale”.

Molti dentisti hanno da sempre studi in affitto in appartamenti con categoria catastale A2 o A3, ovvero uso abitativo, e non A10, uso ufficio, come invece ora è obbligatoriamente richiesto dal Comune di Roma. “Questa richiesta è già pervenuta a molti studi dentistici, ma voglio ricordare che riguarda anche l’esercizio di altre categorie libero professionali, come avvocati e commercialisti. Il problema nasce dal fatto che molti di questi studi sono già stati autorizzati in deroga dalla Regione Lazio in una categoria catastale diversa da quella che ora ci richiede il Comune che, di fatto, non ci riconosce questo diritto”.

Per quanto riguarda il cambio di destinazione d’uso: da abitazione a ufficio e viceversa, in alcune città d’Italia questa operazione è semplice, ma a Roma tutto diventa burocraticamente complicato. “Questo è evidente soprattutto per quanto riguarda l’estensione: Roma è una grande metropoli con una vasta provincia, con circa 4.900 studi dentistici sul territorio distribuiti in larga parte nella Capitale. Il che, in termini burocrati, complica enormemente la situazione rispetto ad altre realtà italiane più piccole. Basti pensare ai numeri: a Roma e provincia siamo circa 5.500 iscritti all’albo degli odontoiatri. Visto il periodo di recessione che stiamo attraversando, ad ogni modo, questo provvedimento per noi rappresenta un ulteriore giro di vite, che impedisce senz’altro la ripresa economica della categoria”.

I proprietari difficilmente accetteranno di adeguare i loro immobili, perché poi tornare all’accatastamento precedente è complicato. “Credo che allo stato attuale sia molto probabile che ci sia un aumento di contenziosi tra i proprietari dell’immobile, se diversi dal dentista che è l’affittuario. Questo perché il cambio di destinazione d’uso, soprattutto nei casi di colleghi che hanno questo tipo di contratto d’affitto, porterà altri problemi, in quanto l’autorizzazione che viene data dalla Regione non è legata al professionista ma allo studio. Quindi, in questo caso, il professionista che si troverà a chiedere al proprietario dell’appartamento in cui esercita di cambiare destinazione d’uso, molto probabilmente si troverà costretto ad andare via proprio perché il proprietario, con l’aumento inevitabile delle spese fiscali, non sarà d’accordo”.

Nessuno sarà esonerato: anche vecchi professionisti, al pari di un neolaureato, dovranno ricominciare daccapo con una nuova autorizzazione. “In quanto consigliere dell’ordine dei Medici di Roma e vicepresidente dell’Andi sono a contatto con molti colleghi, e devo dire che c’è un generale malcontento, oltre che voglia di manifestare il proprio dissenso, da parte di coloro che da sempre lavorano in regola e che a ‘fine carriera’ credono sia un loro diritto acquisito continuare a farlo. È per questo che, attraverso i loro rappresentanti, chiedono alle istituzioni di guardare più alla qualità, al decoro e ai titoli del professionista, piuttosto che alla categoria catastale. La Cao di Roma, ad ogni modo, nella persona di Brunello Pollifrone, ha già preso contatti con il Comune, in particolare con Giovanni Caudo, assessore alla Trasformazione urbana, e lo ha invitato a fornire dei chiarimenti in merito all’aggiornamento catastale degli studi, proprio per cercare di arriva re a un accordo e di aprire un dialogo con le istituzioni”.

Santaniello ricorda infine che “La Regione Lazio in realtà ci ha dato una deroga, adesso il problema diventa fondamentalmente del Comune. Ripeto: ci aspettiamo dei chiarimenti, ma sono certa che arriveranno. I nostri rappresentanti hanno anche incontrato sia ‘Aequa Roma’, insieme all’ufficio del catasto, sia l’Ama, e dopo aver esposto le nostre considerazioni, entrambi hanno manifestato un buon proposito nell’affrontare le rispettive questioni, al fine di verificare insieme i margini di trattativa per una possibile risoluzione. E noi, ovviamente, speriamo – conclude - in un dialogo risolutivo che possa evitare da parte nostre ulteriori azioni”.
 

10 dicembre 2013
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