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Aborto. Consiglio sanitario della Toscana: "Sì alla distribuzione della RU 486 anche senza ricovero in ospedale"


Se l'Assessorato alla Sanità sottoscriverà la proposta del suo organo tecnico la pillola abortiva Ru486 potrà essere somministrata anche fuori dagli ospedali, senza un ricovero ordinario. Panti: "Abbiamo seguito tutte le leggi che regolano l'interruzione di gravidanza". Ma per l'associazione Scienza & vita così si banalizza l’aborto. L'Assessorato: "Valuteremo proposta".

04 MAR - La notizia l'ha data per prima la Repubblica ed è di quelle destinate a riaprire vecchie polemiche. Quando l'Italia autorizzò la RU 486, infatti, un parere controverso del Consiglio superiore di sanità del 2010, dal quale il ministero della Salute trasse spunto per apposite linee guida, contemplava che l'uso del farmaco abortivo fosse limitato alle strutture ospedaliere in regime di ricovero. Da allora le Regioni si sono interrogate su come procedere con alterne decisioni che, tuttavia, in linea di massima hanno seguito il solco dell'obbligo del ricovero.
 
Ma adesso il Consiglio sanitario della Toscana, organo tecnico dell'Assessorato alla Sanità regionale, ha proposto di invertire la rotta e di rendere possibile per le donne il ricorso alla RU 486 anche al di fuori del regime ospedaliero di ricovero, e cioè in consultori e poliambulatori dove la donna che compie questa scelta, secondo quanto prevede il documento, dovrà restare per due ore dopo aver assunto il farmaco.
 
Dopo la donna potrà tornare a casa avendo però sempre sottomano il numero telefonico della struttura sanitaria e quello del pronto soccorso ginecologico più vicino. Due giorni dopo potrà tornare nella stessa struttura per la seconda assunzione, fissando una visita di controllo per 15 giorni dopo.
 
“Per ora - spiega a Repubblica Antonio Panti, presidente dell'Ordine dei Medici di Firenze e vicepresidente del Consiglio sanitario regionale - è solo una proposta. Ci sono - spiega - ancora dei passaggi. Ma la politica deve fare il suo corso”, cioè il documento deve essere approvato e fatto proprio dagli organi politici.
 
“Abbiamo seguito – aggiunge Panti - tutte le leggi che regolano l'interruzione di gravidanza. Già la 194 apriva alla possibilità di introdurre metodiche nuove oltre la chirurgia e indicava le strutture territoriali come luoghi dove praticarle”.
 
Ma per l’associazione cattolica Scienza & Vita in questo modo si compie la banalizzazione dell’aborto. “La scelta della Regione Toscana di rilasciare la Ru486 nei consultori consuma il processo di banalizzazione dell’aborto in una deriva riduttivistica mascherata da efficienza”. È il commento di Paola Ricci Sindoni e Domenico Coviello, presidente e copresidente nazionali dell’Associazione Scienza & Vita. 


 
“La Ru486 – aggiungono –, prodotto abortivo tutt’altro che esente da rischi, era stata adottata nei vincoli della Legge 194, prevedendo quindi il ricovero e l’osservazione. Paletti che sono già stati ampiamente disattesi dal momento che la donna, dopo aver assunto la compressa abortiva, poteva agevolmente firmare le proprie dimissioni dal reparto. Ora la somministrazione della pillola direttamente tramite i consultori scavalca ogni disposizione legislativa e apre a una deregulation senza precedenti, le cui conseguenze sul piano antropologico sono immediatamente intuibili”. 


 
“In questa vicenda – concludono i rappresentanti di Scienza & Vita – emerge anche l’aspetto umanamente più terribile di una sanità che attraverso il facile paravento burocratico della semplificazione e della riduzione delle liste d’attesa, in realtà abbandona le donne a se stesse. Non crediamo che consegnare un blister e un numero di telefono voglia dire essere dalla parte delle donne, soprattutto in un momento in cui spesso l’attenzione, la premura e una parola di sostegno possono incidere favorevolmente nell’accoglienza della vita. La fornitura libera della RU486 privatizza l’interruzione di gravidanza, lasciando la donna a sostenere il peso di tutte le fasi abortive nell’indifferenza e nella solitudine”.
 
Il comunicato della Regione Toscana
A fine serata la Regione Toscana ha diffuso questa nota: "L’Assessorato al diritto alla salute ha ricevuto il parere tecnico fornito dal Consiglio Sanitario Regionale in merito all’aggiornamento del “Protocollo operativo IVG farmacologico di cui al parere CSR 47/2011”, il cui contenuto è conforme per ciò che concerne le strutture,  alla Legge 194/1978 laddove si afferma nell.art 8 che “nei primi 90 giorni di gravidanza gli interventi di IVG dovranno altresì poter essere effettuati presso poliambulatori pubblici adeguatamente attrezzati, funzionalmente collegati agli ospedali e autorizzati dalla Regione”, e per ciò che riguarda la somministrazione del farmaco, a quanto previsto dalla determinazione 1460 del 24 novembre 2009 emanata dall’AIFA. L’Assessorato approfondirà e valuterà il parere del Consiglio". 

04 marzo 2014
© Riproduzione riservata

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