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Carceri e droga. “Misure alternative solo per 15% detenuti. Siamo ultimi in Europa”. FederSerd lancia Carta dei diritti 


“Revisione della legge sulle droghe e delle misure alternative alla detenzione del detenuto consumatore di sostanze in una risposta di sicurezza e di contenimento sociale dei costi”. Questo l’appello della Federazione dei servizi di tossicodipendenza. D’Egidio: “Sono numeri allarmanti che dovrebbero indurre a modificare la normativa”. LA CARTA DEI DIRITTI DETENUTO CONSUMATORE SOSTANZE

28 APR - “L’Italia è agli ultimi posti in Europa per numero di misure alternative. Secondo i dati della Relazione al Parlamento del 2014 solo circa 2.500 detenuti (cioè circa il 15% degli interi detenuti consumatori di sostanze) hanno potuto usufruire di misure alternative”. Questo l’allarme lanciato da FederSerd nel corso del convegno “Carcere, droga e territorio” organizzato oggi a Roma.
 
“Attualmente – ci ha spiegato il presidente di FederSerd, Pietro Fausto D’Egidio - circa il 30%, dei quasi 50.000 detenuti, sono consumatori di sostanze e la maggior parte di essi sono in carcere per aver commesso dei reati in qualche modo correlati all’uso di sostanze. Questa percentuale raggiunge circa il 50% fra i detenuti in attesa di giudizio”.
 
Il problema è che “in questi anni una serie di condizioni, legate in qualche misura a contesti normativi che andrebbero rivisti, ed a una mancanza di risorse e di investimenti, hanno fatto sì che in carcere siano stabilmente presenti circa 15.000 consumatori di sostanze, la maggior parte dei quali destinati a ricevere dei trattamenti inadeguati. Sono numeri allarmanti che dovrebbero sollecitare ad apportare modifiche normative”.
 
Numeri decisamente allarmanti che la Federazione vuole contribuire ad invertire anche perché investire sulle misure alternative vuol dire risparmiare. Secondo alcuni studi “è stimato come ogni dollaro speso nei trattamenti in carcere per i detenuti alcol/tossicodipendenti sia capace di diminuire di 7 dollari la spesa legata ai reati connessi con i problemi di alcol/tossicodipendenza. E la riduzione nella spesa legata ai reati commessi dai consumatori di sostanze, raddoppia se i programmi terapeutici consistono nelle cosiddette “misure alternative”, cioè nello scontare la pena, per il detenuto alcol/tossicodipendente, in strutture riabilitative esterne al carcere”. E il dato vale anche per l’Italia dove “i numeri dimostrano che mentre il tasso di recidiva nei detenuti che non hanno usufruito di misure alternative è del 68%, quello in coloro che ne hanno usufruito è del 18%”.
 
“Le ragioni di questa situazione – specifica D’Egidio - stanno in una cornice normativa che declina in maniera non scientificamente moderna i criteri per la certificazione di dipendenza, che non permette ai recidivi l’utilizzo delle misure alternative, che non distingue sul piano sanzionatorio il consumo delle diverse sostanze, che non permette programmi alternativi per i soggetti da dipendenza comportamentali e che non mette a disposizione risorse adeguate per programmi alternativi sul territorio. E’ per queste ragioni che chiediamo con forza una revisione della legge sulle droghe, ormai vecchia di più di 25 anni, ed un adeguamento dell’ordinamento penitenziario ai cambiamenti strutturali che hanno visto finalmente entrare il SSN in carcere”.
 
Ma altra tegola sono le scarse risorse. “Assistiamo ormai da anni ad una contrazione delle risorse di personale a fronte di nuovi impegni e nuovi incarichi come per esempio sulle patologie legate al gioco d’azzardo. Il problema è che sappiamo quali sono le azioni da intraprendere ma ci mancano le persone che sono il fulcro nevralgico della nostra attività”. E poi c’è anche il problema della frammentazione regionale: “Serve più coordinamento tra i servizi di tossicodipendenza e i tribunali di sorveglianza”.

Situazione critica anche sugli Opg. “Nonostante la chiusura i dati sono allarmanti: dei 1.072 internati che erano ristretti negli OPG al 31.12.14, più del 70% sono consumatori problematici di sostanze e di questi solo pochissimi hanno ricevuto dei programmi appropriati e specialistici sul territorio. Nella maggior parte dei casi sono state realizzate solo delle mere revisioni di programma o di attribuzione di presa in carico, quasi mai integrate e strutturate con i Ser.D”.
 
“In questo contesto – ha concluso D’Egidio – presentiamo oggi la Carta di Roma dei principi etici e scientifici per il trattamento del detenuto consumatore di sostanze. Il documento che è un vero proprio vademecum vuole essere uno sforzo di mettere nero su bianco quei principi fondamentali che dovrebbero guidare l’azione di tutti”.

28 aprile 2015
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