Perché questo verdetto è così importante?
18 OTT - Quando si dice che molte delle sostanze che respiriamo in città e talvolta anche in campagna fanno male alla salute non si dice nulla di nuovo. Ma allora perché è così importante che l'Oms abbia classificato l'inquinamento atmosferico come cancerogeno? Il vero elemento di novità, probabilmente, è che per la prima volta non sono le singole sostanze ad essere classificate nel “gruppo 1”, quello delle più pericolose e sicuramente cancerogene, ma l'inquinamento in generale.
Nel passato, lo IARC Monographs Programme, la cosiddetta “enciclopedia dei cancerogeni” che ha pubblicato la revisione che ha portato a questa nuova storica classificazione, aveva già fornito evidenza che molte singole sostanze o mix di esse che si trovano nell'aria inquinata fossero causa dello sviluppo dei tumori. Tra queste il diesel esausto, solventi, metalli e polveri. Ma questa è la prima volta che l'inquinamento nella sua totalità è stato definito cancerogeno. “Il nostro obiettivo era quello di valutare l'aria che tutti respiriamo, invece che focalizzarci su elementi specifici”, ha spiegato
Dana Loomis, che fa parte del programma. “E in questo senso i risultati puntano tutti nella stessa direzione: il rischio di ammalarsi di cancro ai polmoni è significativamente più alto nelle persone che sono esposte ad inquinamento ambientale”.
Già prima della nuova classificazione Oms si sapeva che l'inquinamento può causare un ampio spettro di malattie, a partire da quelle respiratorie per arrivare a quelle cardiache. Tuttavia, studi indicano che negli ultimi anni i livelli di esposizione sono incrementati significativamente, soprattutto nei paesi a più rapida industrializzazione con popolazioni molto numerose e questo ha avuto ripercussioni sui decessi per cancro: i dati più recenti indicano che che nel 2010 almeno 223 mila morti per cancro ai polmoni sono da imputare all'inquinamento dell'aria. I maggiori imputati, spiegano gli esperti che hanno condotto l'analisi, sono proprio le polveri sottili e le sostanze che derivano dai mezzi di trasporto. A dirlo oltre 1000 studi scientifici con ricercatori che provengono da cinque continenti, e che si basano su dati epidemiologici che riguardano milioni di persone che abitano Europa, Nord e Sud America, Asia.
18 ottobre 2013
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