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La diagnosi precoce e il medico di famiglia


15 NOV - Nel caso di mal di schiena cronico e in particolare di natura infiammatoria, la diagnosi precoce è fondamentale e, per ottenerla il prima possibile, il medico di famiglia ha un ruolo centrale nell'indirizzare il paziente in maniera opportuna, come sottolinea la Dottoressa Elisabetta Battaglia, Responsabile UOD di Reumatologia dell'A.R.N.A.S. ‘Garibaldi’ di Catania: “il medico di famiglia il paziente deve essere indirizzato a compiere le scelte giuste prima di imboccare tutto un susseguirsi di indagini inutili, infatti oggi basta una risonanza magnetica del bacino per fare una diagnosi di sacroileite”, ha spiegato la Dottoressa. “Le domande devono essere poste in maniera corretta altrimenti il paziente è portato a dire di avere sempre mal di schiena. Comprendere da subito se si tratta di mal un di schiena diurno o notturno aiuta molto la diagnosi differenziale tra mal di schiena di tipo meccanico e mal di schiena di tipo infiammatorio”.
 
In tal senso, l'iniziativa 'Non voltargli la schiena', sostenuta in Italia da ANMAR insieme ad altre Associazioni e specialisti, può favorire la circolazione delle informazioni, sottolineano gli esperti.  “È importante che l’informazione raggiunga i cittadini, perché possano abituarsi a capire che il dolore non va sottovalutato e non va curato con antidolorifici senza il parere del medico”, ha aggiunto il Professor Gianfilippo Bagnato, Direttore dell'UOC di Reumatologia dell'Università di Messina. 
 
”In Sicilia", sottolinea il Dottor Mario Bentivegna, Coordinatore della Rete Reumatologica Provinciale ASP 7 Ragusa, a differenza delle altre regioni, un decreto regionale del 2012 ha istituzionalizzato la ‘rete reumatologica’, un percorso virtuoso di assistenza crescente al paziente reumatologico. Per questo la diagnosi precoce deve essere fatta in sinergia non solo dallo specialista ma da chi è in prima linea, come i medici di base”.

I vantaggi della diagnosi precoce sono molteplici, dato che permettono di effettuare un trattamento tempestivo. “Una terapia idonea fatta in fase precoce, addirittura in una fase di spondiloartrite non radiografica, ovvero quando non ci sono ancora alterazioni radiografiche, può portare a un ritardo importante del danno articolare altrimenti irrecuperabile”, commenta il Professor  Giovanni Triolo, Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Reumatologia, Azienda Ospedaliera Universitaria Policlinico di Palermo.

15 novembre 2014
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