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Sla. Su Nature uno studio italo-americano che fa luce sulla causa


Potrebbe essere un passo in avanti importante nella lotta a questa malattia neurodegenerativa le cui cause sono per lo più sconosciute: secondo la ricerca sarebbe determinante il ruolo della proteina profilina 1 e del gene ad essa collegato. Molti italiani tra i ricercatori che hanno firmato lo studio.

19 LUG - È valsa la pubblicazione su Nature, l’ultima ricerca sulla Sla condotta tra gli altri dall’IRCCS Istituto Auxologico Italiano, dall’Università degli Studi di Milano e dalla Fondazione IRCCS Istituto Neurologico “Carlo Besta”: i ricercatori italiani, in collaborazione con gli scienziati dell’Università del Massachussetts ha scoperto il legame tra la mutazione del gene profilina 1 e la sclerosi laterale amiotrofica, malattia neurodegenerativa che colpisce i motoneuroni e che porta alla paralisi e alla morte, di cui non si conosce ancora la causa. Il lavoro è stato realizzato grazie al finanziamento della Fondazione AriSLA e ha visto la partecipazione di altri centri di ricerca italiani e stranieri.
 
Utilizzando una tecnologia chiamata “exome sequencing”,che si sta facendo sempre più largo nella ricerca genetica e che consente di sequenziare le regioni codificanti dell’ intero genoma, i ricercatori hanno scoperto che il 2-3% di tutti i pazienti affetti da una forma genetica di SLA risultano portatori di mutazioni nel gene PFN1 che nelle cellule codifica per la proteina profilina 1. “Questa molecola è una proteina fondamentale per il citoscheletro, l’insieme delle strutture che costituiscono l’‘impalcatura’ delle cellule e che permettono il trasporto di organelli all’interno delle medesime”, ha spiegato Vincenzo Silani, direttore del Laboratorio di Neuroscienze dell’Irccs Istituto Auxologico Italiano. “La profilina 1 regola il corretto assemblaggio delle molecole di actina nei microfilamenti ed è indispensabile quindi per la maturazione e il corretto funzionamento dei motoneuroni. Con le nostre ricerche abbiamo dimostrato come le mutazioni di PFN1 trovate nei pazienti affetti da Sla alterano il legame con l’actina, riducendo la formazione di microfilamenti ed, da ultimo, impedendo il corretto sviluppo delle fibre nervose (assoni e dendriti) motoneuronali. Gli esperimenti effettuati hanno anche evidenziato come la proteina mutata diventi insolubile formando aggregati che ‘soffocano’ la cellula”.
 
Per la malattia, nota al grande pubblicosoprattutto per avere colpito famosi atleti e calciatori, non esiste, a tutt’oggi, terapia efficace. L’attuale mancanza di farmaci in grado di curare la Sla è in gran parte diretta conseguenza delle scarse conoscenze relative alle cause e ai meccanismi determinanti la malattia. Negli ultimi anni gli studi genetici sulla patologia grazie anche al contributo Italiano, hanno iniziato a far luce su tali meccanismi, consentendo la creazione di modelli biologici di malattia su cui sperimentare nuovi farmaci. A queste si aggiunge l’ultimo lavoro pubblicato su Nature. “La scoperta delle mutazioni in PFN1 dimostra che alterazioni nel citoscheletro e nel trasporto assonale possono essere determinanti nel causare la Sla”, ha aggiunto Cinzia Gellera, dell’Irccs Fondazione Besta. “Sarà quindi di estremo interesse studiare questo nuovo meccanismo patogenetico nella prospettiva di sviluppare nuove terapie neuroprotettive efficaci”.
 
Tuttavia, nonostante i passi in avanti,sfortunatamente ad oggi la causa genetica rimane ancora sconosciuta in circa la metà dei casi di Sla familiare. Per questa ragione, i ricercatori dell’Istituto Auxologico Italiano, dell’Istituto Neurologico “Carlo Besta” e dell’Università del Massachusetts nel 2010 hanno fondato il consorzio ExomeFALS, diretto proprio da Vincenzo Silani, con l’obiettivo di sequenziare il genoma di tutti i pazienti Italiani affetti da Sla familiare e di individuare nuovi geni e nuovi meccanismi patogenetici indispensabili per decifrare le cause della malattia. La definizione genetica delle forme familiari avrà un grande impatto anche per le forme di Sla sporadica, possibilmente delucidando comuni meccanismi di patologia. “La scoperta del ruolo della profilina 1 e del suo coinvolgimento nella patogenesi della Sla rappresenta quindi un momento ulteriore nella decodificazione dei geni responsabili della SLA familiare e testimonia anche l’importante sinergia tra le migliori istituzioni Americane ed Italiane nell’ambito del più vasto contesto Europeo”, ha concluso lo scienziato. “Le neuroscienze nazionali vantano una lunga tradizione di scambi culturali iniziata diverse decadi or sono con la formazione di ricercatori che hanno a loro volta forgiato nuove generazioni di scienziati che hanno guadagnato stima e riconoscimento fino a suggellare successi scientifici internazionali di tale rilevanza”.

19 luglio 2012
© Riproduzione riservata

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