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Staminali delle ovaie: ci sono o no? Un nuovo studio ne smentisce l’esistenza


Una ricerca dello scorso febbraio sosteneva che, seppure molto rare, esistono staminali dell’ovaio in grado di generare nuovi ovociti anche dopo la nascita, e dunque di risolvere potenzialmente i problemi di sterilità. Ma una nuova ricerca smentisce la notizia. Ed è subito polemica nel mondo accademico.

25 LUG - Quando a scuola si studia l’apparato riproduttore, si impara che le donne hanno un numero limitato di ovociti nelle loro ovaie, che non cambia dalla nascita. Questa nozione era tuttavia stata smentita a sorpresa a febbraio da uno studio pubblicato su Nature Medicine: le staminali dell’ovaio sono poche, ma ci sono, e da esse è possibile ricavare cellule uovo perfettamente funzionanti. Una notizia talmente strabiliante da fare il giro del mondo e della comunità accademica in pochi giorni. Ma è vera? “Meglio non cantare vittoria troppo presto”, la risposta di Kui Liu, ricercatore all’Università di Goteborg in Svezia: un nuovo studio del team dello scienziato pubblicato su Pnas, infatti, smentisce totalmente il precedente. “Di queste staminali dell’ovaio non c’è traccia”.
 
Le ovaie umane contengono fino a due milioni di ovociti immaturi: ogni mese uno di questi viene rilasciato durante l’ovulazione, in modo che – se fecondato – possa completare la sua maturazione e diventare cellula uovo. A lungo gli scienziati hanno pensato che i mammiferi di sesso femminile, incluse dunque le donne, nascano già con tutti gli ovociti di cui disporranno nella vita. Tuttavia, questa teoria è stata a volte messa in discussione da alcuni studi, di cui l’ultimo pubblicato su Nature Medicine: la ricerca, condotta da Jonathan Tilly del Massachusetts General Hospital suggeriva che potessero esistere rare cellule staminali delle ovaie, capaci di generare nuovi ovociti e dunque rifornirne le scorte durante la vita, e che potevano essere usate anche per sviluppare dei trattamenti innovativi per i problemi di infertilità o per ritardare la menopausa.
Ma il nuovo studio svedese mette il freno all’entusiasmo. “Non cantiamo vittoria, almeno non così in fretta”, commenta Liu. “Dai nostri studi sui topi, sui quali abbiamo usato una tecnica per identificare le cellule uovo e eventuali loro precursori nell’organismo, non emerge alcuna evidenza delle staminali descritte dal team statunitense”.

Per cercare le staminali, infatti, il team svedese ha modificato geneticamente delle cavie da laboratorio in modo che tutte le loro cellule brillassero di verde, tranne quelle degli ovociti, quelle dello sperma e quelle destinate a diventare gameti, alterate per brillare rispettivamente di giallo, blu o rosso: queste ultime in particolare erano riconosciute tramite la presenza della stessa proteina, chiamata Vasa, che si trova solo sulla superficie degli ovociti ancora non maturi, e che era stata usata dallo stesso Tilly per riconoscere le staminali dell’ovaio.

È stato così che gli scienziati hanno sì osservato nelle ovaie delle cellule rosse, dunque futuri gameti, ma queste non si dividevano come avrebbero fatto delle cellule staminali, né producevano nuovi ovociti come invece riportato nello studio del team di Tilly: in sostanza non cambiavano colore, nemmeno dopo giorni di coltura. Secondo il ricercatore statunitense i differenti risultati derivano dalle diverse tecniche: “Noi cercavamo direttamente la proteina, che si trova solo sulla superficie degli ovociti non ancora maturi”, ha commentato. “Invece il team svedese usava il gene che codifica per la proteina, che è espresso in tutti i momenti dello sviluppo della cellula uovo. Questo potrebbe voler dire che il team ha efficacemente selezionato gli ovociti ancora immaturi, ma che tra questi semplicemente non ha osservato le staminali dell’ovaio, che sono molto rare”.
 
I risultati hanno dunque spaccato in due la comunità accademica, che ha subito fatto partire un dibattito piuttosto acceso. Della stessa idea di Tilly è anche Evelyn Telfer, biologa della riproduzione all’Università di Edimburgo: “L’unica cosa che ci dice questa ricerca è che non è stata cercata la stessa popolazione di cellule indicata dai precedenti studi”, ha commentato. “Le cellule trovate dal team svedese non sono come quelle trovate da quello statunitense: sono più grandi e come riportato non si dividono”.

Altri scienziati sono invece dell’idea opposta. “Quello appena pubblicato è uno studio molto bello, condotto a regola d’arte – ha commentato Hugh Clarke, della McGill University in Canada – che offre l’evidenza che le staminali dell’ovaio non esistono. È inutile dunque fare ulteriori ricerche: perché continuare a cercare qualcosa che non c’è?”

A calmare le acque ci ha pensato lo stesso Liu: “Come già detto, come altri team non abbiamo trovato traccia delle staminali dell’ovaio, tuttavia questo non vuol dire ancora che cellule staminali dell’ovaio non possano esistere”, ha spiegato. “Direi che è il caso di calmarci e far parlare la scienza: aspetteremo ulteriori ricerche per vedere se i risultati di Tilly possono essere ripetuti e sono dunque corretti. Solo allora decideremo se è il caso o meno di investire soldi in questo”.
 
Laura Berardi

25 luglio 2012
© Riproduzione riservata

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