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Chirurgia del naso. Non va più di moda quello alla “francese”. Ma non c’è solo “estetica”


Gli interventi al naso non conoscono crisi. Niente scandali tipo quelli sulle protesi e richieste in aumento. Ma oggi si vuole un naso naturale, morbido e dritto con attenzione alla sua funzionalità. Crescono anche gli interventi in campo oncologico. Se ne sta parlando all'International Biennal Masterclass a Milano.

25 MAR - Se la chirurgia plastica da tempo, e soprattutto negli ultimi due anni, è in calo, complice la crisi e gli scandali come quello delle protesi “pip” al seno, c'è invece un ambito che non sembra avere problemi, e cioè quello della rinoplastica e degli interventi al naso, che rimangono i più frequenti tra quelli del viso. Un'operazione fatta spesso per correggere anche aspetti funzionali, ma dove la richiesta estetica più frequente non è quella di avere il naso alla francese, ormai fuori moda, ma uno più naturale, 'morbido' e diritto. E' quanto è emerso all'International Biennal Masterclass, in corso a Milano, dove sono riuniti i principali esperti del settore.
 
"La chirurgia del naso - rileva Pietro Palma, presidente dell'European Academy of Facial Plastic Surgery - rappresenta una nicchia all'interno degli interventi di chirurgia plastica del viso, che non conosce crisi”. Principalmente per due motivi: il primo è che "quando si interviene sul naso si ha un effetto psicologico e di cambiamento sul viso - continua Palma - molto maggiore di quello che si ottiene con altri interventi sulla faccia. E il secondo motivo è che in 7 casi su 10 si interviene chirurgicamente anche su un aspetto funzionale di questo organo. Quindi quello al naso rimane un intervento molto più frequente di altri sul viso".
 
Oltre alla rinoplastica, sta conoscendo un grande successo anche l'uso di botulino e filler associati, per riempire i solchi attorno al naso, il cui uso è aumentato del 250% negli ultimi 5 anni. Si tratta di applicazioni che hanno una durata di 6-12 mesi, che permettono di volumizzare quelle parti che con il tempo hanno perso volume, come la piega naso-guancia, la zona laterale all'esterno dell'occhio, la coda o l'inizio del sopracciglio. La tendenza comune comunque, sia con la rinoplastica che con i filler, è quella non più di 'stirare' il volto, ma di 'riempire' e ammorbidire, per ottenere risultati più naturali. Ecco perché ormai il naso alla francese, come quello di Juliette Greco, fino a pochi anni fa il modello di riferimento, non piace più, troppo piccolo, scavato e appuntito. Adesso le richieste più frequenti, con picchi fino all'80%, sono di un naso con profilo diritto, morbido o 'aristocratico' alla Kate Middleton.
 
Tutto questo grazie allo sviluppo di tecniche chirurgiche sempre più mini-invasive, con incisioni limitate, microinnesti di cartilagine per ricreare un gioco di luci e ombre che rende la punta attraente, e minori tempi di recupero che vanno da 8 a 10 giorni al massimo. Negli altri continenti invece i gusti sono totalmente diversi. "I nostri colleghi di Corea, Thailandia e Hong Kong - conclude Palma - ci riferiscono che da loro l'80% delle richieste di rinoplastica è per un naso più grande, con il dorso alto e piatto alla base, sul modello caucasico". Quello insomma che noi cerchiamo di modificare. In Sudamerica e Medio Oriente invece le richieste sono ancora per nasi 'alla francese', come andavano da noi 20 anni fa.
 
Ma la chirurgia del naso non ha compiuto progressi solo sul fronte estetico, bensì anche su quello più strettamente medico. Ogni si registrano in Italia 300 casi, cioè 1 ogni 100 mila abitanti, di tumori del naso e paranasali. Nel 42% dei casi si tratta di un cancro professionale, dovuto all'esposizione ad agenti tossici, in prevalenza negli uomini. "I tumori nasosinusali – chiarisce Paolo Castelnuovo, direttore della Clinica Otorinolaringoiatrica all'università dell'Insubria – si sviluppano principalmente in seguito all'esposizione ad alcuni fattori di rischio, come polveri di legno e cuoio, solventi organici e fumo, polveri tessili, nickel, cromo e formaldeide. E' questa la ragione per cui può essere definito un tumore professionale, che nel 42% dei casi colpisce lavoratori del legno e delle calzature". La nuova chirurgia endoscopica ha però aperto nuovi scenari di trattamento.
 
"I progressi ottenuti in questa direzione – continua Castelnuovo – permettono oggi il trattamento della malattia infiammatoria, di quella malformativa della testa e collo, e di quella tumorale benigna e maligna, grazie alla qualità migliore delle fibre ottiche e una migliore visione del campo chirurgico, che danno la possibilità di seguire fedelmente le strutture anatomiche, con interventi sempre più mini-invasivi". Un progresso reso possibile grazie anche a strumenti endoscopici ad alta definizione che hanno migliorato la qualità dell'immagine, ad una tecnologia in 3D, e l'introduzione di altre innovazioni, come trapani angolati, aspiratori ad ultrasuoni e laser a contatto. La chirurgia endoscopica ha anche consentito di ottenere buoni risultati per i tumori, con il miglioramento della sopravvivenza e riduzione delle complicanze.

25 marzo 2013
© Riproduzione riservata

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