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Staminali. È italiana la prima paziente al mondo trattata con cellule mesenchimali

di Emanuela Medi

Il caso è stato presentato nel corso del Congresso Ectrims in corso a Copenaghen. Confermata la relazione tra perdita di volume cerebrale e disabilità: con Fingolomid ridotto di un terzo il tasso di volume cerebrale. Avviata la prima sessione dedicata al ruolo degli infermieri: è la prima volta in un Congresso Internazionale.

04 OTT - Non ha avuto ricadute né effetti collaterali la prima paziente con Sclerosi Multipla (SM) trattata con cellule staminali mesenchimali. È una italiana di 32 anni che afferma di stare bene. La terapia sperimentale è stata testata da un team di specialisti guidati da Antonio Uccelli, Ordinario di Neurologia presso l’Università di Genova presente all’European Committee for Treatment and Research in Multiple Sclerosis ( ECTRIMS), in corso a Copenaghen.
 
“Dobbiamo essere molto cauti - ha detto Uccelli - prima di affermare che la terapia è efficace nello spegnere l’infiammazione nei casi in cui non si sono verificati danni ai tessuti”. Lo studio portato avanti dal neurologo Italiano in collaborazione con molti centri internazionali, al momento ha arruolato 36 pazienti con l’obiettivo di terminare la fase II entro il 2015 con il trattamento di 160 pazienti con SM entro il 2015. Al momento l’Italiana è l’unica ad aver completato il protocollo previsto in questa fase.

“L’Italia - ha proseguito Uccelli - è la prima Nazione ad essere partita con questa terapia per cui oggi è la prima ad aver terminato il protocollo. Abbiamo in corso uno studio con il Queen Square Hospital di Londra, per valutare se, con le cellule staminali, è possibile non solo spegnere l’infiammazione ma anche riparare i tessuti danneggiati dalla demielizzazione”.

Argomento di grande interesse la ricerca sui trattamenti in grado di ridurre il tasso di volume cerebrale la cui perdita si è ormai affermata come indicatore principale di progressione della disabilità a lungo termine nella sclerosi multipla. Lo studio FREEDOMS (Novartis) ha dimostrato che a 4 anni il trattamento con Fingolimod riduce il tasso di perdita del volume cerebrale di un terzo in confronto a pazienti che hanno iniziato la terapia con lo stesso principio attivo, due anni dopo. Non solo, lo studio ha anche dimostrato che vi è una associazione di una più elevata percentuale di malati rimasti liberi dalla progressione della malattia. La correlazione tra progressione della disabilità e incremento del tasso di perdita del volume cerebrale aumentata nel tempo, è stata dimostrata da tre studi Freedoms Freedoms II e Transformers.

Ectrims ha inoltre ospitato una sessione nell’ambito della quale è stata presentata una nuova piattaforma per l’educazione degli Infermieri, un programma fortemente voluto dalle Associazioni dei pazienti a conferma del ruolo e della figura dell’infermiere. È la prima volta in un Congresso Internazionale. 
 
Da Copenaghen, Emanuela Medi

04 ottobre 2013
© Riproduzione riservata

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