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Fibrillazione atriale: pubblicate le nuove linee guida americane

di Maria Rita Montebelli

Grande spazio alla prevenzione dell’ictus in corso da fibrillazione atriale attraverso l’impiego dei nuovi anticoagulanti orali e al trattamento di questa aritmia con l’ablazione a radiofrequenze. E intanto Daiichi Sankyo annuncia l’avvio dello studio ENSURE-AF, per la prevenzione dell’ictus in corso di cardioversione elettrica, e l’ampliamento del registro PREFER in AF.

06 APR - Appena pubblicate le nuove linee guida americane il trattamento dei pazienti con fibrillazione atriale, redatte a più mani da American Heart Association, American College of Cardiology e da Heart Rhythm Society, in collaborazione con la Society of Thoracic Surgery. Il documento, che sarà pubblicato su Journal of the American College of Cardiology (www.cardiosource.org), Circulation (www.americanheart.org) e Heart Rhythm (www.hrsonline.org), sostituisce le precedenti linee guida, datate 2006 e gli aggiornamenti apportati nel 2011.
 
Quattro le novità più significative contenute nell’edizione 2014, tra le quali l’adozione dello score CHA2DS2-VASc, che consente un calcolo del rischio trombo-embolico in maniera più precisa del vecchio CHADS score. Sul versante del trattamento, ne esce molto ridimensionato il ruolo dell’aspirina, riconosciuta come uno strumento assai ‘spuntato’ nel ridurre il rischio di ictus in corso di fibrillazione atriale. Le nuove linee guida invece, prendono a bordo i nuovi tre anticoagulanti orali (dabigatran, rivaroxaban e apixaban), arrivati sul mercato nell’arco degli ultimi due anni. Maggior peso anche all’impiego dell’ablazione a radiofrequenze come trattamento della fibrillazione atriale.
 
Sempre in tema di nuovi anticoagulanti, sul fronte delle novità nel campo della prevenzione delle complicanze trombo-emboliche in corso di fibrillazione atriale, Daiichi Sankyo ha annunciato il varo dello studio di fase 3 ENSURE-AF (http://clinicaltrials.gov/show/NCT02072434) sull’impiego dell’edoxaban in monosomministrazione giornaliera nei pazienti con fibrillazione atriale non valvolare da sottoporre a cardioversione elettrica. Lo studio, il più grande mai organizzato per questa indicazione, valuterà safety ed efficacia dell’edoxaban, confrontandolo con enoxaparina/warfarin, nella prevenzione di ictus, eventi trombo-embolici sistemici, infarto del miocardio e mortalità cardiovascolare, nei soggetti con fibrillazione atriale non valvolare sottoposti a cardioversione elettrica. ENSURE-AF è uno studio a gruppi paralleli con valutazione PROBE (Prospective, Randomized, Open-Label, Blinded Endpoint) che arruolerà 2.200 pazienti presso 250 centri europei e nord americani. “Si tratta di uno studio di grande importanza – sottolinea Gregory YH Lip, Professore di Medicina Cardiovascolare, Università di Birmingham (UK) – poiché sarà il più grande trial clinico mai organizzato, mirato a valutare un nuovo anticoagulante orale, confrontandolo con l’attuale standard di cura nei soggetti da sottoporre a cardioversione”.
 
L’azienda giapponese ha anche annunciato l’intenzione di estendere il registro PREFER in AF (PREvention oF thromboembolic events – European Registry in Atrial Fibrillation), inserendo un focus sull’impiego dei nuovi anticoagulanti (NOA) e fornendo così nuove informazioni sul trattamento a lungo termine dei soggetti con fibrillazione atriale. Il registro è stato inizialmente attivato presso 7 Paesi europei, con l’inclusione di 7.000 pazienti. I risultati preliminari sono stati presentati a EHRA EUROPACE lo scorso giugno, rivelando le nuove ‘abitudini’ di trattamento della fibrillazione atriale, compresa la prescrizione dei NOA, all’indomani della loro inclusione nell’aggiornamento delle linee guida della Società Europea di Cardiologia (ESC). L’estensione del registro consentirà l’inclusione di ulteriori 5.000 pazienti e sarà allargato a due nuovi Paesi, il Belgio e l’Olanda.
 
La fibrillazione atriale è la forma di aritmia più comune, nonché un’importate causa di mortalità e morbilità in tutto il mondo. I soggetti con fibrillazione atriale hanno un rischio di ictus 5 volte superiore a quello della popolazione generale e le forme di stroke in corso di questa aritmia tendono ad essere più gravi e invalidanti; sono gravate inoltre dal doppio della mortalità, rispetto ad altre forme di ictus.
 
Maria Rita Montebelli

06 aprile 2014
© Riproduzione riservata

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