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Trapianto fegato. L’organo conservato per tre giorni: il topolino sopravvive per tre mesi


Mediante una particolare metodica (senza congelare, mediante perfusione, super-raffreddamento ed infusione di sostanze chimiche protettive), un gruppo di ricerca è riuscito ad effettuare un trapianto di fegato di topo dopo aver conservato l'organo a -6°C per tre giorni (l’animale sopravvive per tre mesi) o per quattro giorni (tasso di sopravvivenza al trapianto del 58%). Ecco lo studio su Nature Medicine

03 LUG - Temperature sotto zero insieme a una particolare soluzione ‘protettiva’ hanno consentito di effettuare nel topo un trapianto di fegato dopo aver espiantato e conservato l'rogano in maniera artificiale fino a quattro giorni. È quanto affermano i ricercatori dell’Harvard Medical School, a Boston negli Stati Uniti, che hanno utilizzato una nuova tecnica basata sulla perfusione e sul super-raffreddamento.
Lo studio è stato appena pubblicato sulla rivista Nature Medicine (Tim A Berendsen et al., Supercooling enables long-term transplantation survival following 4 days of liver preservation, Nature Medicine 2014, doi:10.1038/nm.3588). Dello studio dà notizia il National Institute of Biomedical Imaging and Bioengineering - "Liver preservation extended for transplantation: Livers successfully stored for three days in animal studies." ScienceDaily. ScienceDaily, 29 June 2014. .
 
Nel futuro, se questo approccio sarà possibile anche nell’uomo, si potrebbe consentire una distribuzione a livello globale degli organi da donatore, salvando un numero maggiore di vite umane, riferiscono gli autori della ricerca.
Finora, la conservazione di un organo umano dopo l’espianto si protrae per circa 24 ore, utilizzando il raffreddamento e particolari soluzioni chimiche sviluppate dagli scienziati dell’Università del Wisconsin-Madison nel 1983.
 
Ecco come è avvenuto lo studio odierno. Il primo passo è stato quello di utilizzare una macchina per la perfusione – che fornisce ossigeno ed altri nutrienti nei tessuti biologici esterni al corpo-, per  ottenere un super-raffreddamento del tessuto del fegato, senza danneggiarne le cellule. A tale scopo, il team di ricerca ha aggiunto alla soluzione infusa nel fegato il 3-OMG (3-O-Metil-D-Glucosio), un composto non tossico del glucosio che non viene metabolizzato dalle cellule ma viene accumalto negli epatociti (cellule del fegato), agendo come protettore contro il freddo, e il PEG-35kD, glicole polietilenico (il glicole etilenico lavora per abbassare la temperatura di congelamento della soluzione), proteggendo dunque le membrane cellulari.
Poi, gli organi sono stati lentamenteraffreddati al di sotto di questa temperatura, a 21 gradi Fahrenheit (circa -6° Centigradi), senza indurre il congelamento – dunque superr-raffreddando l'organo per la conservazione. In seguito, trascorse 72 ore (tre giorni) oppure 96 ore (quattro giorni), i ricercatori hanno nuovamente applicato la macchina per la perfusione per riscaldare l'organo, fornendo anche l’ossigeno e altri nutrienti per preparare l'organo per il trapianto.
I topi che hanno ricevuto il fegato dopo tre giorni di conservazione sottozero con questa particolare metodica sono sopravvissuti per tre mesi, mentre il tasso di sopravvivenza dei topi cui è stato impiantato l’organo dopo 4 giorni di conservazione mediante super-raffreddamento era del 58%, hanno affermato i ricercatori. Essi, inoltre, hanno scoperto che eliminando i componenti supplementari 3-OMG e PEG-35kD nessuno degli animali riusciva a sopravvivere per una settimana, mentre non utilizzando la macchina per la perfusione o il super-raffreddamento, il decesso avveniva entro un’ora dal trapianto.
 
"Il prossimo passo sarà quello di condurre studi analoghi in animali più grandi", ha dichiarato Rosemarie Hunziker, Ph.D., Direttore del programma di Ingegneria dei tessuti e Medicina rigenerativa Biomedical Imaging and Bioengineering (NIBIB). L’interoprocesso deve essere affinato attraverso vasti test prima di poter essere considerato per l'uso nell'uomo, sottolineano gli esperti, che affermano “che si tratta della prima metodica che mostra un tasso di sopravvivenza di successo in seguito ad una conservazione artificiale degli organi protratta per tre giorni e la possibile potenzialità di conservazione per quattro giorni presenta varie implicazioni per il futuro del trapianto di fegato”.
 
"Tanto più a lungo siamo in grado di conservare gli organi provenienti dai donatori, maggiori sono le possibilità che il paziente troverà la migliore corrispondenza possibile, con sia i medici che i pazienti pienamente preparati per l’intervento chirurgico", ha detto Hunziker. "Questo è un passo estremamente importante nel promuovere la pratica della raccolta di organi per il trapianto."
 
Lo studio è stato finanziato dal National Institute of Biomedical Imaging and Bioengineering (NIBIB) e dal National Institute of Diabetes and Digestive and Kidney Disease (NIDDK), entrambi parte dei National Institutes of Health (NIH).


03 luglio 2014
© Riproduzione riservata

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