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Tumori. Negli USA aumentano le percentuali di sopravvivenza

di Andrew M. Seaman

Come riportato su JAMA Oncology, i ricercatori hanno analizzato i dati di un campione di più di un milione di cittadini americani ammalatesi tra il 1990 e il 2010

30 APR - (Reuters Health) - Secondo un nuovo studio, la proporzione delle persone che sopravvivono anni dopo una diagnosi di cancro è in aumento. I ricercatori hanno osservato che per uomini e donne tra i 50 e i 64 anni, a cui sono stati diagnosticati diversi tipi di cancro tra il 2005 e il 2009, il rischio di morire entro cinque anni dalla diagnosi era dal 39 al 68% inferiore a quello di persone della stessa età ammalatesi tra il 1990 e il 1994.
 
"Con il passare del tempo quasi tutte le popolazioni hanno aumentato il tasso di sopravvivenza al cancro”, ha dichiarato il Dr. Wei Zheng, della Vanderbilt University di Nashville, autore principale dello studio. Come riportato su JAMA Oncology, Zheng e i suoi colleghi hanno analizzato i dati di un campione nazionale di più di un milione di persone ammalatesi tra il 1990 e il 2010 di cancro al colon o al retto, al seno, alla prostata, al polmone, al fegato, al pancreas o alle ovaie. Dei malati di cancro al colon o al retto con un’età tra i 50 e i 64 anni e una diagnosi ricevuta tra il 1990 e il 1994, dopo 5 anni era in vita circa il 58%. La percentuale di sopravvivenza dopo cinque anni era di circa l’83% per il cancro al seno, il 7% al fegato, il 13% al polmone, il 5% al pancreas, il 91% alla prostata e il 47% per cancro alle ovaie. Tra le persone della stessa fascia d’età ammalatesi tra il 2005 e il 2009, il tasso di sopravvivenza a ogni tipo di neoplasia, tranne quello alle ovaie, risultava più elevato. Rispetto ai primi anni ‘90, il rischio di morte dopo cinque anni è sceso del 43% per le neoplasie del colon o del retto, del 52% per le neoplasie mammarie, del 39% per i tumori del fegato, del 68% per i tumori prostatici, del 25% per le neoplasie polmonari e del 27% per quelle pancreatiche.
 
Tuttavia, le probabilità migliori di sopravvivenza non si distribuivano equamente tra tutte le fasce d’età e tendevano a favorire i pazienti più giovani. Ad esempio, il rischio di morte è diminuito soltanto tra il 12 e il 35% per le persone a cui la diagnosi è stata fatta tra i 75 e gli 85 anni. Inoltre, durante il periodo di studio, si è verificato un piccolo aumento nella percentuale di sopravvivenza per cancro alle ovaie tra le donne bianche, mentre, tra le donne di colore affette dallo stesso tipo di cancro, si è registrata una diminuzione della sopravvivenza.
 
I ricercatori scrivono che i passi in avanti nelle cure, insieme a controlli e diagnosi più efficaci, probabilmente sono i responsabili del generale incremento della percentuale di sopravvivenza. "In generale il nostro studio mostra che diversi segmenti beneficiano in maniera differente dei progressi nel campo dell’oncologia”, ha dichiarato Zheng. “Dobbiamo capire perché”. I ricercatori ipotizzano che le persone anziane potrebbero non avere gli stessi benefici dagli sviluppi della medicina perché i dottori potrebbero evitare cure aggressive per paura di una mancanza di tollerabilità ai trattamenti quali la chirurgia o la chemioterapia.
 
Inoltre, gli anziani e le minoranze razziali hanno meno probabilità di essere inclusi in trials di nuove cure contro il cancro, fanno notare i ricercatori. Ci si dovrebbe sforzare di più di inserire questi gruppi negli studi clinici in modo che i dottori abbiano delle linee guida basate sulla scienza."È necessario continuare la ricerca affinché si capisca perché ci sono dei vuoti”, ha concluso Zheng.
 
Fonte: JAMA Oncology

Andrew M. Seaman
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)

30 aprile 2015
© Riproduzione riservata

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