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Screening mammografico. In aumento negli Usa a 40 anni

di Kathryn Doyle

Le donne, specialmente quelle con un alto rischio di neoplasia mammaria, dovrebbero consultare il loro medico verso i 40 anni poiché è il momento giusto per iniziare lo screening.

02 MAG - (Reuters Health) - Secondo un recente studio, nonostante le raccomandazioni del 2009 di non sottoporre a mammografia di controllo le donne al di sotto dei 50 anni, la percentuale di coloro che iniziano lo screening per la prima volta a 40 anni è in aumento. Nel 2009, la United States Preventive Services Task Force (USPSTF) ha aggiornato le linee guida relative allo screening per raccomandare mammografie ogni due anni nelle donne dai 50 ai 74 anni non soggette ad un rischio elevato di tumore al seno. Durante un recente aggiornamento, il gruppo ha osservato che le donne, specialmente quelle con un alto rischio di neoplasia mammaria, dovrebbero consultare il loro medico verso i 40 anni poiché è il momento giusto per iniziare lo screening.
 
"Dal 2009, nella letteratura medica, si è innescato un dibattito continuo su raccomandazioni, pro e contro della mammografia in donne tra 40 e 50 anni”, afferma Soudabeh Fazeli Dehkordy dell’Università del Michigan di Ann Arbor, autore principale dello studio. "Molte organizzazioni professionali e di difesa continuano ad incoraggiare i controlli in donne più giovani”, e ciò potrebbe aver limitato un’adozione più ampia delle raccomandazioni del 2009, ha dichiarato Dehkordy a Reuters Health. L’American Cancer Society si è mostrata in disaccordo sulle linee guida del 2009 e continua a raccomandare annualmente lo screening mammografico dai 40 anni. Il team di Dehkordy ha utilizzato i dati di alcune ricerche effettuate prima e dopo le raccomandazioni della USPSTF -precisamente nel 2007, 2008, 2010 e 2012 - per esaminare dei modelli basati sull’età nel ricorso delle donne alla mammografia. In generale, nel 2010 e nel 2012 le percentuali di screening sono risultate più basse rispetto agli anni precedenti, scrivono gli autori sull’edizione online del 2 aprile dell’American Journal of Preventive Medicine, ma la proporzione di donne che hanno iniziato i controlli a 40 anni è aumentata e ha raggiunto il picco massimo dopo la pubblicazione delle raccomandazioni USPSTF del 2009.
 
"I dati del nostro studio hanno dimostrato, tra il 2007 e il 2012, una riduzione nella percentuale di screening mammografici in donne tra i 35 e i 36 anni ed un aumento in quelle di 40 e, ciò, potrebbe riflettere le raccomandazioni del 1992 dell’American Cancer Society di fare la prima mammografia a 40 anni piuttosto che a 35”, ha scritto Dehkordy a Reuters Health. Secondo Dehkordy, potrebbe esserci un ritardo simile nella comprensione delle raccomandazioni del 2009. "Il nostro obbiettivo – ha dichiarato a Reuters Health la vice presidente Dr. Kirsten Bibbins-Domingo - è quello di comunicare cosa ci dice la scienza su età e intervalli in cui uno screening mammografico può fornire il giusto equilibrio tra benefici e danni.” Il pericolo più comune della mammografia è un risultato falso positivo che provoca ansia al paziente, ha affermato la dottoressa.
 
"La varietà di raccomandazioni da parte delle organizzazioni mediche potrebbe far sì che le pazienti e i loro medici seguano line guida differenti”, ha osservato Bibbins-Domingo. “Comunque, tutti vogliamo screening più efficienti, trattamenti più efficaci e modi migliori di prevenire il tumore al seno”."Sebbene vi sia un consenso generale tra diverse linee guida sui benefici degli screening mammografici rutinari, per alcuni pazienti tali controlli possono portare a procedure diagnostiche non necessarie e invasive come la biopsia al seno e il trattamento di tumori che potrebbero non essere clinicamente significativi”, ha affermato Dehkordy. “La proporzione di questi possibili danni sui benefici è maggiore in donne al di sotto dei 50 anni”. Tuttavia, alcune donne più giovani potrebbero essere disposte ad accettare i possibili pericoli della mammografia e richiederne una al proprio medico. "Se le nuove raccomandazioni avranno successo, si potrebbero individuare e cercare di abbattere specifiche barriere all’attuazione delle nuove linee guida”, ha osservato Dehkordy.

Fonte: Am J Prevent Med 2015

Kathryn Doyle
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)

02 maggio 2015
© Riproduzione riservata

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