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Ecco come fa l’Hiv a “risorgere”


Grazie a una proteina, il virus dell’immunodeficienza umana è in grado di pilotare il ciclo cellulare secondo le sue necessità, arrestandolo o facendolo ripartire. Secondo uno studio pubblicato su Blood interferire con l’attività di questa molecola potrebbe aprire nuovi scenari terapeutici, ma occorrerà ancora molto tempo.

01 MAR - Un team di ricercatori del Children's Hospital di Philadelphia ha fatto nuova luce sui meccanismi biologici che rendono il virus dell’Hiv un Highlander.
Uno dei maggiori problemi connessi all’infezione da Hiv è infatti la sua capacità di entrare in una fase di latenza. Per quanto le attuali terapie siano in grado di far ridurre la presenza del virus fino a quantità non rilevabili, una parte di essi si nasconde nei cosiddetti serbatoi, come in uno stato di ibernazione. Ed è pronto a riattivarsi non appena il malato interrompe il trattamento o è indebolito da altre infezioni. Non solo, una volta risvegliato, spesso il virus ha acquisito la resistenza ai farmaci.
Proprio sui meccanismi che rendono possibile questo fenomeno hanno fornito una spiegazione i ricercatori, che già in precedenza avevano già scoperto che una proteina denominata Vif (for viral infectivity factor) prodotta dal virus è in grado di arrestare il ciclo delle cellule infette in una fase definita G2, cioè immediatamente prima della divisione che dà origine a una nuova cellula.
Ora, nel nuovo studio pubblicato su Blood, il team aggiunge un tassello in più: la stessa proteina è in grado di risvegliare la cellula facendola entrare nella fase in cui produce nuovo Dna per la replicazione.
“Controllando il ciclo vitale delle cellule i virus controllano anche la loro infettività”, ha spiegato la coordinatrice dello studio, Terri H. Finkel, primario di Reumatologia al Children's Hospital di Philadelphia.
Quello dell’Hiv non è l’unico virus a produrre una proteina in grado di pilotare il ciclo cellulare: lo fanno per esempio gli herpes virus o il virus di Epstein-Barr, tuttavia l’identificazione del meccanismo che consente al virus responsabile dell’Aids di sopravvivere promette importanti sviluppi. “Comprendendo meglio questi eventi biologici che consentono al virus di risorgere dalla latenza speriamo di poter mettere a punto strategie che ci consentano di intervenire in questo processo per fornire migliori trattamenti ai pazienti con infezione da Hiv”, ha aggiunto Finkel.
Bloccare la cellula in uno stadio di latenza perenne potrebbe essere una strada. Ma non è l’unica e forse neanche la migliore. I ricercatori hanno infatti ricostruito la rete di relazioni della proteina Vif, scoprendo intensi rapporti con altre due proteine (denominate Brd4 e Cdk9) già note per la loro attività di regolazione della progressione del ciclo cellulare. La scoperta potrebbe portare alla messa a punto di strategie mirate a snidare il virus dai serbatoi e renderlo vulnerabile ai farmaci: “Se riusciamo a trovare un modo per interferire con l’attività di Brd4 e di Cdk9, saremo in grado di portare le cellule fuori dalla latenza e rendere il virus suscettibile ai farmaci anti Hiv”, ha concluso Finkel che ha avvertito: “non possiamo prevedere quanto tempo ci vorrà prima di arrivare a un’applicazione clinica di queste scoperte”. 

01 marzo 2011
© Riproduzione riservata

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