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Zika virus: ecco quali danni produce nel cervello dei neonati

di Maria Rita Montebelli

Mentre negli USA divampa la polemica sulla scarsità dei fondi messi a disposizione per contrastare l’epidemia, che molti vedono alle porte con l’arrivo della bella stagione e Obama accusa i repubblicani di aver bloccato lo stanziamento richiesto di 2 miliardi di dollari, il New England Journal of Medicine pubblica uno studio che fa luce sulle caratteristiche dei danni provocati dal virus nel cervello dei neonati con microcefalia

07 APR - ‘Combatti con tutte le armi il virus Zika per evitare che si diffonda negli USA, o vivi per pentirtene ogni giorno’. Questo il messaggio lanciato ieri dalla Casa Bianca al Congresso e riportato su tutti i media americani.
L’amministrazione Obama aveva chiesto al Congresso di stanziare 2 miliardi di dollari per contrastare l’infezione; la risposta è stata di ‘appena’ 589 milioni di dollari, dirottati da quelli  ‘avanzati’  dai fondi di ricerca sull’Ebola, al new kid on the block, il virus Zika appunto.
Ma la Casa Bianca ritiene  che questa cifra non sia sufficiente per fronteggiare quella che con la bella stagione alle porte rischia di diventare un’emergenza. In particolare - ricorda lo staff di Obama -  servono più fondi per la ricerca sui vaccini, per acquistare test diagnostici e per intraprendere azioni di controllo della diffusione delle zanzare durante la stagione delle piogge in Centro America e nella regione dei Caraibi.
 
Nel 2014 il Congresso aveva stanziato senza battere ciglio ben 5 miliardi di dollari per la lotta al virus Ebola, una minaccia rimasta poi largamente confinata al alcuni Paesi africani, mentre il virus Zika gli Stati Uniti lo hanno praticamente dentro casa.
 
“Ad un certo punto – dichiara il Portavoce della Casa Bianca Josh Earnest alla CNN – questa primavera o la prossima estate, tutti voi e le vostre organizzazioni vi troverete a lanciare l’allarme sulla grave minaccia comportata dal virus Zika. E non mi rende per niente felice immaginare che i Repubblicani presto si troveranno a pentirsi amaramente di non aver preso le dovute misure contro lo Zika”.
 
Gli ultimi dati parlano di 673 casi di Zika confermati negli USA e nei territori statunitensi, come Porto Rico; di questi, 64 si sono verificati in donne in gravidanza (il contagio sarebbe tuttavia avvenuto al di fuori dei confini degli Stati Uniti, nel corso di viaggi); c’è stato inoltre un caso di microcefalia nelle Hawaii. Non ci sono al momento casi di contagio noti avvenuti all’interno degli USA, ma si stima che almeno 40 milioni di americani si recheranno nei prossimi mesi nei paesi interessati dall’epidemia.
 
Tra una polemica e l’altra intanto la ricerca va avanti e ogni giorno si aggiungono nuovi tasselli di conoscenza ai danni prodotti da questo misterioso virus e al suo particolare tropismo per il sistema nervoso.
 
Il New England Journal of Medicine pubblica oggi una lettera del Microcephaly Epidemic Research Group su uno studio TAC condotto su bambini nati con microcefalia, a seguito di un’infezione da Zika contratta dalla madre in gravidanza.
 
In Brasile, a partire da maggio 2015, data d’inizio dell’epidemia, la prevalenza di microcefalia congenita è aumentata di almeno 20 volte. L’RNA del virus Zika è stato ritrovato nel cervello di un feto con microcefalia e nel liquido amniotico di due donne in gravidanza con feti microcefali, diagnosticati all’ecografia prenatale.
Fino ad oggi tuttavia erano disponibili scarsi dati di imaging delle anomalie cerebrali associate all’infezione intrauterina da Zika.
 
Nella loro lettera al NEJM, un gruppo di ricercatori americani e brasiliani pubblica oggi il risultato di uno studio TAC su 23 neonati (13 femmine) con microcefalia congenita e con dati clinici ed epidemiologici compatibili con l’infezione congenita da Zika, tutti provenienti dallo stato brasiliano di Pernambuco. Le TAC sono state effettuate tra il settembre e il dicembre 2015; in 7 bambini è stata effettuata una rachicentesi e la sierologia del liquor è risultata positiva per infezione da Zika. Al contrario la sierologia per le infezioni TORCH (toxoplasmosi, sifilide, varicella, parvovirus, HIV, rosolia, citomegalovirus, herpes simplex) è risultata negativa in tutti i bambini.
 
Le TAC cranio sono state effettuate ad un’età media di 36 giorni dalla nascita. In tutti i bambini sono state evidenziate calcificazioni intracraniche, soprattutto a livello del lobo frontale (69-78% dei neonati) e del lobo parietale (83-87%). Le calcificazioni risultavano localizzate soprattutto alla giunzione cortico-midollare ed erano di aspetto prevalentemente puntiforme (72-100%) con una distribuzione ‘a banda’. Altre calcificazioni erano presenti a livello dei gangli della base e del talamo. In tutti era presente ventricolomegalia, di grado grave nella maggior parte dei bambini e solo a carico dei ventricoli laterali nel 43% dei casi.
Tutti i bambini presentavano inoltre ‘hypogyration’ della corteccia cerebrale (era riconoscibile bene solo la scissura Silviana), di entità grave nel 78% dei casi. Tre bambini su 4 presentavano inoltre ipoplasia cerebellare.
Tutti i neonati presentavano una ipodensità anomala della sostanza bianca, che nella maggior parte dei casi interessava tutti i lobi cerebrali.
 
L’infezione intrauterina da Zika risulta dunque associata con gravi anomalie cerebrali.
“La presenza di ‘hypogyration’ corticale , di ipo o dismielinizzazione della sostanza bianca in tutti i neonati e di ipoplasia cerebellare nella maggior parte di loro – concludono gli autori – suggerisce che l’infezione da virus Zika si associ ad un’interruzione nello sviluppo cerebrale, anziché ad una distruzione del cervello. Sembrano interessate anche proliferazione neuronale e gliale e migrazione neuronale”. Gli autori specificano tuttavia che non c’è certezza che l’infezione da Zika sia occorsa in questi bambini durante lo sviluppo fetale, anche se le madri di questi neonati microcefali nel primo o nel secondo trimestre di gravidanza avevano presentato sintomi compatibili con questa infezione (febbricola e rash cutaneo).
 
Ma che il virus abbia un particolare tropismo per le cellule nervose, anche nei primi stadi di maturazione è ormai acclarato. Un recente studio di Hengli Tang della Florida State University, pubblicato qualche settimana fa su Cell Stem Cell ha dimostrato che il virus Zika è in grado di infettare con grande efficienza le cellule progenitrici neuronali corticali embrionali (hNPC), provocandone così una disregolazione del ciclo cellulare, della trascrizione e accelerandone la morte.
 
Maria Rita Montebelli

07 aprile 2016
© Riproduzione riservata

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