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Disturbo bipolare. Antidepressivi utili, ma non troppo

di Lorraine L. Janeczko

Gli antidepressivi di seconda generazione aggiunti nella terapia della depressione bipolare funzionano, ma non tanto bene. L’efficacia e la sicurezza di questi farmaci rimangono controversi anche alla luce dei risultati di una nuova revisione sistematica degli studi.

18 NOV - (Reuters Health) – Gli antidepressivi di seconda generazione aggiunti nella terapia della depressione bipolare funzionano, ma non tanto bene. L’efficacia e la sicurezza di questi farmaci rimangono controversi anche alla luce dei risultati di una nuova revisione sistematica degli studi.
 
“I nuovi antidepressivi utilizzati come terapia aggiuntiva sono efficaci nel trattamento della depressione bipolare acuta, in quanto nel trattamento a breve termine il rischio di switch maniacale è molto basso – ha dichiarato Lakshmi N. Stili professore di psichiatria presso la University of British Columbia, principale autore dello studio – Tuttavia, la terapia aggiuntiva non è indicata come trattamento di lungo termine in quanto può aumentare lo switch verso la mania. Crediamo che i risultati del nostro studio siano in linea con l’esperienza di molti medici, l’unica sorpresa è che l’entità del beneficio era assai ridotta e che i tassi di risposta e di remissione non differivano tra antidepressivi e placebo”.
 
La metanalisi
I ricercatori hanno condotto una metanalisi i cui risultati sono stati pubblicati su The Lancet psychiatry, cercando tutti i più importanti database di studi clinici in cui gli antidepressivi di seconda generazione erano utilizzati come aggiunta ad uno stabilizzatore dell’umore o ad un antipsicotico nei pazienti con depressione bipolare acuta. Complessivamente, nelle sei analisi selezionate che coinvolgevano 1.383 pazienti, l’utilizzo di antidepressivi di seconda generazione, sono stati associati a un piccolo ma significativo miglioramento del punteggio dei sintomi clinici, sebbene i tassi di risposta e di remissione dei sintomi non mostrassero differenze significative tra i pazienti che avevano ricevuto antidepressivi in aggiunta e i pazienti che avevano ricevuto il placebo.
 
Il trattamento breve non si è associato ad un elevato rischio di mania o ipomania, mentre l’estensione a 52 settimane si è associata ad un rischio molto più elevato di switch affettivo anche con una stabilizzazione dell’umore.I risultati dello studio sono in linea con le raccomandazioni delle linee guida internazionali sui disturbi bipolari (ISBD) e con la rete canadese CANMAT.
 
“E’ chiaro- hanno detto gli autori – che le linee guida andrebbero revisionate, perché alcune escludono gli antidepressivi come terapia aggiuntiva di prima e di seconda linea tra le opzioni di trattamento del disturbo bipolare”. Stili ha ribadito che gli antidepressivi devono essere prescritti con cautela perché possono portare ad uno switch maniacale e che è necessario esplorare con altri studi quale tipo di pazienti hanno maggiori probabilità di rispondere alla terapia antidepressiva adiuvante e quale sia la durata ottimale della terapia.
 
Fonte: The Lancet Psychiatry
 
Lorraine L. Janeczko
 
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science) 

18 novembre 2016
© Riproduzione riservata

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