Quotidiano on line
di informazione sanitaria
Martedì 30 APRILE 2024
Scienza e Farmaci
segui quotidianosanita.it

Obesità. Nuova speranza da crioablazione del nervo che trasmette il segnale della fame

di Megan Brooks

L'intervento sarebbe riuscito a ridurre il senso della fame e peso e indice di massa corporea in tutti i pazienti che hanno partecipato allo studio

22 MAR - (Reuters Health) – La crioablazione – tecnica che permette di congelare i tessuti portandoli a temperature fino a -41°C sotto zero e di scongelarli gradualmente fino a provocare uno shock termico che determina la morte delle cellule – se effettuata sul nervo che trasmette il segnale della fame al cervello, potrebbe aiutare i pazienti moderatamente obesi a perdere peso. È quanto avrebbe dimostrato un piccolo studio guidato da David Prologo dell'Emory University di Atlanta (Usa). I risultati della ricerca sono stati presentati all'incontro annuale della Society of Interventional Radiology, a Los Angeles.

Lo studio
La ricerca è stata condotta su otto donne e due uomini di età media di 44 anni e con indice di massa corporea tra 30 e 37, che si sono sottoposti a crioablazione CT-guidata a livello del tronco vagale posteriore. Secondo quanto riferito da Prologo, la procedura sarebbe stata un successo in tutti e 10 i pazienti, senza complicanze correlate o eventi avversi nei 90 giorni di follow-up. Inoltre, tutti i pazienti avrebbero riportato una diminuzione dell'appetito dopo l'intervento, il 17% avrebbe riferito 'un po' meno appetito', il 30% 'abbastanza meno appetito' e il 53% 'molto meno appetito'. E tutti i partecipanti avrebbero anche perso peso.

A 90 giorni, la perdita totale media di peso e la perdita di eccesso di indice di massa corporea sarebbero stati, rispettivamente, del 3,6% e del 13,9%. una riduzione “paragonabile ad altri interventi di perdita di peso”, ha spiegato Prologo. E il prossimo passo sarà condurre uno studio prospettico randomizzato per confrontare direttamente questa procedura con altri trattamenti standard o placebo.

Secondo Arya Sharma dell'Università dell'Alberta in Canada, però, “novanta giorni sono un periodo piuttosto breve per evidenziare risultati chiari. Bisognerebbe aspettare almeno 12 o 24 mesi”, ha sottolineato.

Fonte: Society of Interventional Radiology

Megan Brooks

(Versione italiana Quotidiano Sanità/ Popular Science)

22 marzo 2018
© Riproduzione riservata

Altri articoli in Scienza e Farmaci

ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWS LETTER
Ogni giorno sulla tua mail tutte le notizie di Quotidiano Sanità.

gli speciali
Quotidianosanità.it
Quotidiano online
d'informazione sanitaria.
QS Edizioni srl
P.I. 12298601001

Sede legale:
Via Giacomo Peroni, 400
00131 - Roma

Sede operativa:
Via della Stelletta, 23
00186 - Roma
Direttore responsabile
Luciano Fassari

Direttore editoriale
Francesco Maria Avitto

Tel. (+39) 06.89.27.28.41

info@qsedizioni.it

redazione@qsedizioni.it

Coordinamento Pubblicità
commerciale@qsedizioni.it
    Joint Venture
  • SICS srl
  • Edizioni
    Health Communication
    srl
Copyright 2013 © QS Edizioni srl. Tutti i diritti sono riservati
- P.I. 12298601001
- iscrizione al ROC n. 23387
- iscrizione Tribunale di Roma n. 115/3013 del 22/05/2013

Riproduzione riservata.
Policy privacy