Obesità. Nuova speranza da crioablazione del nervo che trasmette il segnale della fame
di Megan Brooks
L'intervento sarebbe riuscito a ridurre il senso della fame e peso e indice di massa corporea in tutti i pazienti che hanno partecipato allo studio
22 MAR -
(Reuters Health) – La crioablazione – tecnica che permette di congelare i tessuti portandoli a temperature fino a -41°C sotto zero e di scongelarli gradualmente fino a provocare uno shock termico che determina la morte delle cellule – se effettuata sul nervo che trasmette il segnale della fame al cervello, potrebbe aiutare i pazienti moderatamente obesi a perdere peso. È quanto avrebbe dimostrato un piccolo studio guidato da
David Prologo dell'Emory University di Atlanta (Usa). I risultati della ricerca sono stati presentati all'incontro annuale della Society of Interventional Radiology, a Los Angeles.
Lo studio
La ricerca è stata condotta su otto donne e due uomini di età media di 44 anni e con indice di massa corporea tra 30 e 37, che si sono sottoposti a crioablazione CT-guidata a livello del tronco vagale posteriore. Secondo quanto riferito da Prologo, la procedura sarebbe stata un successo in tutti e 10 i pazienti, senza complicanze correlate o eventi avversi nei 90 giorni di follow-up. Inoltre, tutti i pazienti avrebbero riportato una diminuzione dell'appetito dopo l'intervento, il 17% avrebbe riferito 'un po' meno appetito', il 30% 'abbastanza meno appetito' e il 53% 'molto meno appetito'. E tutti i partecipanti avrebbero anche perso peso.
A 90 giorni, la perdita totale media di peso e la perdita di eccesso di indice di massa corporea sarebbero stati, rispettivamente, del 3,6% e del 13,9%. una riduzione “paragonabile ad altri interventi di perdita di peso”, ha spiegato Prologo. E il prossimo passo sarà condurre uno studio prospettico randomizzato per confrontare direttamente questa procedura con altri trattamenti standard o placebo.
Secondo
Arya Sharma dell'Università dell'Alberta in Canada, però, “novanta giorni sono un periodo piuttosto breve per evidenziare risultati chiari. Bisognerebbe aspettare almeno 12 o 24 mesi”, ha sottolineato.
Fonte: Society of Interventional Radiology
Megan Brooks
(Versione italiana Quotidiano Sanità/ Popular Science)
22 marzo 2018
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