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Cancro. Tirelli (CRO): “Il futuro è la terapia personalizzata, ma costa troppo”


Gli oncologi concordano: per curare il cancro l’unica via è la terapia personalizzata. “Che però oggi costa troppo”, spiega Tirelli. “Il nostro sistema sanitario è gratuito, non come quello statunitense. Per questo questi trattamenti pesano sulla nostra economia”.

13 DIC - La notizia è di appena qualche giorno fa, il 40% dei tumori è potenzialmente prevenibile, migliorando i propri comportamenti e le abitudini alimentari. Ma per queste ed altre neoplasie, prevedibili o meno, il futuro è la terapia personalizzata. A dirlo sono non solo oncologi italiani, come Umberto Tirelli del Centro di Riferimento Oncologico di Aviano (CRO), ma anche associazioni oncologiche di calibro internazionale. Per questo oggi serve una ricerca mirata ad abbassare gli alti costi di questo tipo di trattamento.
“Secondo uno studio inglese pubblicato sul British Journal of Cancer – ha detto Tirelli, direttore del dipartimento di oncologia medica dell’Istituto Nazionale Tumori di Aviano – il più ampio mai fatto sul cancro e le sue cause, il 40% dei tumori può essere evitato con una modifica dello stile di vita, in particolare eliminando il fumo, riducendo l’assunzione di alcol, adottando una dieta corretta, combattendo il sovrappeso e contemporaneamente facendo attività fisica regolare a tutte le età”. Tanto che pochi giorni fa anche l’Aiom aveva stilato una lista di regole da seguire per limitare il rischio dell’insorgenza di tumori.
 
Ma i consigli dell’Aiom non sono gli unici.L’American Society of Clinical Oncology (ASCO) ha infatti stilato la lista dei 5 principali progressi riscontrati nel 2011 nella pratica terapeutica, soprattutto quando tarata su ogni patologia e ogni paziente. Da questi si possono ricavare delle implicite raccomandazioni per la cura delle neoplasie:
1) per la prima volta, secondo l’associazione statunitense, quest’anno si è riscontrata un’aumentata sopravvivenza nei pazienti con melanoma avanzato. Ciò anche grazie a un nuovo farmaco, il vemurafenib, che colpisce elettivamente una mutazione genica specifica nel tessuto tumorale del melanoma;
2) alcuni particolari screening preventivi possono funzionare meglio di altri: uno studio eseguito su oltre 50.000 attuali o ex forti fumatori ha dimostrato che una tac del polmone a basso dosaggio fatta per tre anni consecutivi riduce il rischio di morte per tumore del polmone del 20% rispetto a chi invece ha eseguito lo stesso screening ma soltanto con rx del torace. Anche se, precisano dall’associazione, è comunque necessaria una certa cautela nell’uso di questo tipo di screening, sia per i costi che questa pratica indurrebbe che per l’alta incidenza di falsi positivi, cioè di anomalie radiologiche che non sono effettivamente tumori bensì esiti di patologie pregresse e superate;
3) pazienti con tumore del polmone avanzato che hanno una specifica mutazione genica hanno provato beneficio dall’uso di un farmaco biologico dal nome crizotinib, che ha portato una notevole percentuale di risposte cliniche;
4) un altro farmaco per il melanoma metastatico, ipilimumab, che funziona attivando le risposte immunologiche del paziente, è stato approvato e viene correntemente usato nel trattamento;
5) è stato finalmente dimostrato come l’aromasin, un ormone cosiddetto inibitore delle aromatasi, possa ridurre il rischio di sviluppare il carcinoma della mammella. Esso può dunque essere usato come trattamento preventivo efficace per le donne in post menopausa ad alto rischio.
 
I risultati nella pratica clinica sono dunque ottimi, soprattutto in Italia. Ma per mantenere questo livello c’è bisogno sia di un impegno dei singoli pazienti, che uno sforzo di tutto il mondo sanitario. “Rimane basilare la ben nota prevenzione con corretti stili di vita in grado di ridurre significativamente il rischio di tumori”, ha spiegato Tirelli. “Ma nuovi farmaci biologici e ormonali, accanto al miglior utilizzo delle indagini radiologiche nei soggetti a rischio (come i fumatori), sono già in grado di portare a progressi che, seppur non risolutivi e che non devono indurre a trionfalismi fuori luogo, segnano la strada per il futuro. La strada, seppur ancora lunga, è ormai segnata: avremo terapie sempre più personalizzate sulla base delle alterazioni genetiche dei tumori che si vogliono trattare. I risultati ottenuti fino ad oggi sono incoraggianti ma bisognerà senz’altro incidere sulla riduzione dei costi di queste terapie che oggi stanno diventando insostenibili per il nostro sistema sanitario. Infatti, mentre negli USA solo le assicurazioni prevedono la copertura di queste terapie, nel nostro sistema tutti i pazienti hanno diritto al trattamento gratuito con costi faraonici a carico della economia”.

13 dicembre 2011
© Riproduzione riservata

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