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Malattie neurodegenerative. Dall’European Research Council un nuovo Synergy Grant per il primo programma italiano su diagnosi e controllo


Nato da una collaborazione tra l’Università Sapienza e l’IIT-Istituto italiano di tecnologia lo studio è uno dei progetti che la Commissione europea ha finanziato nell’area Synergy Grants e il solo contributo tutto made in Italy della categoria.

13 NOV - ASTRA è il primo progetto completamente italiano che viene premiato nell'ambito del prestigioso programma Synergy Grants (SyG) dell’European Research Council (ERC), lo schema dedicato a temi di ricerca ambiziosi che richiedono di riunire scienziati con competenze e risorse complementari fra loro. Nasce dalla collaborazione fra l’Università Sapienza e l’IIT-Istituto italiano di tecnologia, e sarà focalizzato sullo studio delle cause molecolari di patologie neurodegenerative, quali la malattia di Alzheimer, il morbo di Parkinson e la Sclerosi Laterale Amiotrofica (ALS).

La complessità legata allo studio di queste malattie richiede necessariamente uno sforzo di tipo interdisciplinare che ASTRA ha saputo ben interpretare integrando competenze che derivano da discipline diverse tra loro quali la biologia molecolare, l’imaging e la biofisica computazionale. I ricercatori coinvolti, che fanno riferimento a queste tre aree sono: Irene Bozzoni del Dipartimento di Biologia e biotecnologie della Sapienza e del Center for Life Nano Science (CLNS-IIT), Giancarlo Ruocco del Dipartimento di Fisica e coordinatore del CLNS-IIT di Roma e Gian Gaetano Tartaglia del Dipartimento di Biologia e biotecnologie e dell’IIT.

In ASTRA (ASsembly and phase Transitions of Ribonucleoprotein Aggregates in neurons: from physiology to pathology) i ricercatori affronteranno uno dei temi di ricerca attualmente più complessi nello studio delle malattie neurodegenerative, ovvero la formazione di aggregati proteici in tessuti neuronali.
L’obiettivo di ASTRA è analizzare la formazione degli aggregati proteici, di chiarire come questi interferiscano con le normali funzioni neuronali e di delucidare i processi che collegano la formazione di questi aggregati con l’insorgenza e la progressione di processi neurodegenerativi.

Valore aggiunto del progetto è l’utilizzo di nuove metodologie: da una parte quelle basate sull’uso dell’RNA per controllare, prevenire e sciogliere gli aggregati patogenetici, dall’altra gli strumenti di microscopia per visualizzare in vivo la formazione degli aggregati nelle fasi precoci delle patologie, offrendo un metodo non invasivo ed efficace per la loro diagnosi precoce. Un’altra componente innovativa è l’impiego di metodi teorici per lo studio della composizione degli aggregati a complemento dei metodi sperimentali. 

“Ci sono, tra tanti, due aspetti che mi rendono particolarmente soddisfatta. In primo luogo – dichiara Irene Bozzoni – la possibilità di lavorare a stretto contatto con colleghi di altre aree disciplinari che permetterà non solo lo scambio di conoscenze tecnico-scientifiche ma anche di concetti e linguaggi scientifici diversi tra loro. Sarà di grande utilità per il raggiungimento degli obiettivi proposti e un’ottima occasione di crescita culturale e scientifica di cui beneficeranno anche e soprattutto i giovani ricercatori che lavoreranno al progetto. Il secondo aspetto riguarda più direttamente le mie tematiche di ricerca: da anni studio il ruolo che l’RNA svolge in diverse patologie e sono quindi contenta che sia stata riconosciuta la sua importanza nella regolazione di processi alla base di malattie neurodegenerative”.

“Le nuove tecnologie ottiche – spiega Giancarlo Ruocco – permettono di individuare la eventuale presenza di piccoli aggregati proteici nella retina, segnale questo dei primissimi stadi delle patologie neurodegenerative, permettendo quindi una diagnosi precoce delle stesse. Questo avrà una ricaduta non tanto per azioni di ‘screening di massa’, ma piuttosto per rendere fattibili i trial clinici e il test di quei farmaci che possono essere efficaci contro le patologie neurodegenerative se la terapia è effettuata con largo anticipo rispetto all'insorgere dei deficit neurologici”.

“Questo progetto – aggiunge Gian Gaetano Tartaglia – si propone di rompere le barriere tra campi della scienza e di favorire lo sviluppo di progetti in maniera sinergica. E proprio la libertà di investigazione permetterà di creare nuovi posti di lavoro per ricercatori. Tengo molto a dire che dedico questo importante successo a due grandi personalità scientifiche: ad Anna Tramontano, biologa computazionale italiana, grazie alla quale ho incontrato Giancarlo ed Irene e al mio mentore dell’Università di Cambridge, Chris Dobson, venuto a mancare nei giorni in cui si è tenuta la prova orale dell’ERC a Bruxelles”.

Nel concorso del 2019 l’European Research Council (ERC) ha premiato per la categoria Synergy Grants (SyG) circa 40 gruppi di ricerca per un totale di 400 milioni di euro, fra questi 4 sono con partecipazione italiana, ma solo ASTRA vede tutti i ricercatori attivi nel nostro Paese. ASTRA è stato finanziato per un totale di 7,8 milioni di euro. 

13 novembre 2019
© Riproduzione riservata

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