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Farmaci. Palombella (GSK): “Bene il tavolo su rilancio settore. È anche nostra proposta” 


Intervista al Direttore Affari Regionali della Glaxo che giudica positivamente la proposta del sottosegretario De Vincenti di aprire un tavolo per il rilancio del settore. “È anche la nostra”. E poi rilancia: “Serve un segnale forte delle Istituzioni” e "bisogna evitare l’aumento dell’Iva sui medicinali”.

02 MAG - Onofrio Palombella Direttore Affari Regionali della GlaxoSmithKline giudica in questa intervista esclusiva a Quotidiano Sanità con favore l’annuncio di un’imminente apertura di un tavolo di confronto con il Governo sulle prospettive del settore farmaceutico, lanciata dal sottosegretario allo Sviluppo Economico Claudio De Vincenti durante il recente seminario  sull’industria del farmaco organizzato dalla Fondazione Sicurezza in Sanità, ma evidenzia come il problema principale “è l’accesso e il finanziamento dell’innovazione” e poi propone il “riequilibrio dei tetti di spesa (territoriale e Ospedaliera) garantendo insieme a tale proposta, nuovi meccanismi per la trasparenza assoluta dei dati e regole certe”.
 
Direttore, come giudica l’azienda l'annuncio del sottosegretario allo Sviluppo Economico De Vincenti sull'imminente apertura di un tavolo di confronto sulle prospettive del comparto farmaceutico?
 
Questa è anche la proposta dell’Industria al Ministero: costituire un tavolo per l’industria farmaceutica con Istituzioni Nazionali, in particolare Ministero Sviluppo Economico, Ministero Economia e Finanza, Ministero della Salute, AIFA, Regioni Farmindustria con l’obiettivo di trovare un punto di equilibrio che duri almeno 3 anni tra gestione della spesa farmaceutica pubblica e sviluppo industriale.
 
Quali sono le criticità del settore, anche alla luce delle misure previste dalla manovra della scorsa estate,  se non si dovesse raggiungere un accordo differente con il Patto della Salute? 
 
Servono fin da subito segnali forti e concreti da parte delle Istituzioni nazionali e regionali per contrastare una situazione che rispetto agli altri Paesi Ue vede:  prezzi più bassi e costi spesso più alti, condizioni più penalizzanti per l’accesso al mercato dell’innovazione (prezzi e tempi); tempi di pagamento più lunghi e in crescita e una redditività che, anche se più alta della media manifatturiera in Italia, è più bassa della media Ue nella farmaceutica. Questa situazione ha già determinato  un forte calo nell’occupazione, 10 mila addetti dal 2006 al 2011 con previsioni analoghe nei prossimi anni; il rallentamento degli investimenti e il calo degli studi clinici e la perdita di posizione tra i mercati internazionali, che riduce l’attrattività e la capacità di investire nel Paese.
 
Quali sono i problemi più urgenti per le aziende?
 
Il problema principale è l’accesso e il finanziamento dell’innovazione, e a questo riguardo le proposte sono quelle di premiare ed incentivare l’innovazione in particolare  quella sviluppata nel nostro paese:  stabilendo finanziamenti adeguati e condizioni in linea con gli standard europei; applicando criteri di valutazione trasparenti, con premi adeguati all’innovazione;  assicurando sostegni automatici e strutturali, quali il credito di imposta alla Ricerca & Sviluppo dando certezza dei tempi per l’accesso dell’innovazione e tutelando la proprietà intellettuale e riconoscendo il valore del marchio semplificando le procedure in tema di Ricerca clinica, in linea con gli standard Ue. Si dovrebbe poi adottare una gestione oculata del farmaco "off patent", senza  discriminazioni tra i farmaci equivalenti. Inoltre vi è una mancata valorizzazione dell'investimento in salute che deriva dal corretto utilizzo dei farmaci, mentre si continua a parlare sempre di spesa farmaceutica.
 
 
Quali sono invece le proposte per un rilancio del settore?
 
Innanzitutto il Riequilibrio dei tetti di spesa (territoriale e Ospedaliera) garantendo insieme a tale proposta, nuovi meccanismi per la trasparenza assoluta dei dati, regole certe per la gestione della spesa e accesso all’innovazione in linea con i principali Paesi europei. Occorre quindi sostenere la rapida e completa attuazione dei costi standard, per razionalizzare tutte le voci di spesa sanitaria, in modo da non penalizzare ulteriormente le imprese del farmaco, che negli ultimi 5 anni hanno già concorso al contenimento della spesa pubblica con oneri a loro carico superiori a 11 miliardi di euro. Bisogna evitare poi l’incremento dell’IVA sui medicinali, che provocando un aumento di spesa solo “formale” comporterebbe maggiori oneri per le imprese. Si dovrebbe poi  provare ad istituire una "gestione federale" dei PTOR: provare cioè a fare in modo che le Regioni, pur non rinunciando a strumenti propri di governance, siano tenuti al rispetto di regole condivise e valide per tutte le Regioni stesse. Inoltre una gestione di questo tipo potrebbe velocemente permettere la condivisione di best practices che alcune Regioni hanno implementato (es.: l'inserimento automatico in PTOR dei farmaci con obbligo di compilazione di scheda AIFA, oppure di farmaci orfani per malattie rare, ecc.).
 
 
 
Luciano Fassari

02 maggio 2012
© Riproduzione riservata

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