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Rapporto doping. Ne fa uso il 3% degli atleti non professionisti. Uomini il doppio delle donne


Trentenne, di sesso maschile, residente al Nord. Ecco l’identikit del consumatore di sostanze dopanti tracciato dal Ministero della Salute nel 2011. Le sostanze maggiormente usate sono i diuretici, a seguire anabolizzanti e stimolanti. Gli uomini ne consumano il doppio delle donne.

17 MAG - Gli effetti collaterali sono tanti, alcuni anche molto gravi, eppure periodicamente scoppia un nuovo caso, a maggior ragione quando si parla di sportivi famosi e amati: il doping nello sport è una piaga che in Italia non è ancora stata sconfitta e che continua ad essere presente, seppure in maniera oscillante, in tutti gli sport. Questo quanto emerge dall’ultima indagine della Commissione per la Vigilanza ed il Controllo del Doping (CVD) del Ministero della Salute, relativa all’anno 2011 e presentata nel corso della convegno La tutela della salute nelle attività sportive e la lotta al doping, in corso oggi a Roma. Presentati  in occasione del convegno anche i dati riassuntivi di tutta l’attività di controllo della CVD dal 2003 a oggi.
 
L’attività di controllo della CVD ha riguardato 386 eventi sportivi per un totale di 1676 atleti di cui il 71% di sesso maschile e il 28,% di sesso femminile, con un’età media di 29 anni. L’intervento si è svolto nei settori dilettantistici, giovanili, nelle serie minori (dalla D in giù) e nelle discipline sportive meno controllate dal CONI. L’identikit tracciato dal campione è chiaro: il consumatore di sostanze dopanti è per lo più ultratrentenne, di sesso maschile, residente al Nord.
Tra i partecipanti sono stati infatti 52 ad essere risultati positivi alle sostanze vietate: circa il 3,1% del totale, ma con una prevalenza di maschi positivi al doping più che doppia di quella riscontrata nelle donne. Un trend confermato anche dai dati relativi agli anni precedenti. A distanza di 9 anni sono stati controllati 12485 atleti con un’età media di 27 anni e di questi il 3% è risultato positivo ai controlli antidoping con una differenza di genere molto ampia: il 3,8% dei maschi contro l’1,4% delle donne. Negli anni le percentuali di atleti positivi sono state molto diverse con valori minimi registrati nel 2005 (2%) e con il valore massimo nel 2008 (4,8%).
Allo stesso modo dai dati emerge che seppure quasi il 60% degli atleti controllati abbia un’età inferiore ai 29 anni, la prevalenza maggiore di positività ai test antidoping è rilevata in atleti con età superiore ai 44 anni.
Il ciclismo è stata la disciplina sportiva più controllata. Poco meno del 40% di tutti i controlli, infatti, hanno riguardato la Federazione ciclistica. Seguono il calcio, la pallacanestro, il nuoto. Il primo, tra l’altro, ha una prevalenza di positivi al di sopra della media col 4,4%. Particolare attenzione va posta anche alle percentuali di positivi riscontrate in alcuni sport nei quali il numero di controlli è molto esiguo ma rappresentano percentuali di positività particolarmente elevate: la pesistica e cultura fisica (9,7%), l’Handball (6,3%) il Rugby (5,0%)”.
Tra le federazioni con il maggior numero di atleti controllati si osservano grandi differenze dunque. Nonostante questo – essendo il numero degli atleti spesso esiguo  e quindi non rappresentativo della federazione di appartenenza – le positività non possono essere interpretate come una stima della diffusione del fenomeno del doping all’interno delle singole federazioni. Si tratta perciò di dati significativi e rappresentativi di un fenomeno che è in espansione nello sport amatoriale e che riguardano perciò la popolazione generale, ma che non possono essere presi come assoluti.
 
Nell’indagine poi, sono state diverse le sostanze dopanti considerate: dagli stimolanti come anfetamina o cocaina, agli anabolizzanti come testosterone e nandrolone, passando per agenti mascheranti e diuretici. Sostanze che possono avere anche effetti collaterali gravi, ad esempio convulsioni e psicosi per la prima categoria, alterazione della funzionalità epatica e tumori per la seconda e lesioni renali e collasso per la terza.
Tra gli atleti ‘dopati’, oltre il 63% è risultato positivo ad un unico principio attivo, il 31% è risultato positivo a due sostanze e 2 atleti sono risultati positivi a 6 sostanze contemporaneamente. Nel 2011 le sostanze vietate più utilizzate sono risultate diuretici e agenti mascheranti, seguita dagli agenti anabolizzanti e dagli stimolanti. Da notare che negli atleti positivi della Federazione ciclistica, sebbene le sostanze più usate siano risultate le stesse della popolazione generale (diuretici e mascheranti) , è maggiore la frequenza di stimolanti ed è completamente assente la positività ai cannabinoidi. Gli stimolanti, inoltre, sono usati soprattutto dalle donne in particolare quelli ad azione anoressizzante per il controllo del peso, risulta assente invece l’uso di cocaina.
Infine, esistono anche dati che riguardano l’uso di farmaci consentiti (fenomeno della medicalizzazione dell’atleta), che indicano chome il 42,6% degli atleti abbia usato nel 2011 farmaci antinfiammatori, il 7,2% antiasmatici, il 7,1 farmaci per le malattie da raffreddamento. Più della metà degli sportivi, inoltre, ha assunto prodotti salutistici e integratori (58,8%).
 

17 maggio 2012
© Riproduzione riservata

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