Proporzione di parti con taglio cesareo primario
01 GIU -
La proporzione di parti effettuati con taglio cesareo è uno degli indicatori di qualità più frequentemente usato a livello internazionale per verificare la qualità di un sistema sanitario. Questo perché il ricorso inferiore al cesare risulta sempre associato a una pratica clinica più appropriata, mentre diversi studi suggeriscono che una parte dei tagli cesarei è eseguita per “ragioni non mediche”. Eppure il numero dei parti con taglio cesareo è andato progressivamente aumentando in molti Paesi. In Italia, in particolare, si è passati da circa il 10% all’inizio degli anni Ottanta al 37,5% nel 2004, la percentuale più alta d’Europa, che in media si assesta a una quota inferiore al 25%. Per non distorcere il confronto tra ospedali, è necessario tenere in considerazione le possibili variabili di rischio cesareo delle pazienti che si recano nelle diverse strutture: il taglio cesareo è, infatti, indicato in molte situazioni cliniche, come, ad esempio, complicanze a carico della placenta o del cordone, distress fetale, infezione da Hiv, sproporzione feto-pelvica; inoltre differenze socio-demografiche o nella disponibilità dei servizi per le gravidanze ad alto rischio aumentano la probabilità di un cesareo. L’indicatore viene calcolato come proporzione di parti con taglio cesareo primario (primo parto con taglio cesareo di una donna), essendo altissima la probabilità (superiore al 95%) per le donne con pregresso cesareo di partorire di nuovo con questa procedura. (media esiti Italia 28,34%)
Iniziando la nostra analisi dal
Molise si nota come solo l’ospedale San Timoteo di Termoli con il 17,1% abbia un esito positivo e statisticamente certo. Colore rosso invece per il presidio ospedaliero A. Cardarelli di Campobasso 43,9% e per l’ospedale Ferdinando Veneziale di Isernia (41,2%). In
Campania gli esiti sono fortemente negativi con punte elevatissime. Gli ultimi esiti sono della CC S. Stefano di Napoli con il 90,1% di proporzione di parti con taglio cesareo primario. Negativa anche la CC Villa Cinzia di Napoli con l’86,5%, cui segue la CC Villa Maione di Villaricca con l’81,2%. Questi sono solo gli ultimi tre esiti, ma ripetiamo le perfomance sono molto negative se si analizzano le strutture nel loro complesso. Fortunatamente vi sono anche presidi con performance molto positive. In blu troviamo cinque strutture guidate dall’ospedale S. Leonardo di Castellamare di Stabia con il 9,8% e dalla CC Villa dei Platani di Avellino al 15,5%. Maggioranza di esiti sfavorevoli anche in
Puglia. All’Ospedale G. Tatarella di Cerignola l’esito è stato del 64,2%. Penultimo è stato invece fatto registrare dalla CC Petrucciani di Lecce con il 63,1%. Bene invece l’Ospedale Francesco Lastaria di Lucera al 18% e dell’Ao Ospedale Riuniti di Foggia con il 21,3%.
Performance migliori in
Basilicata dove delle sei strutture di cui sono presenti i numero solo due hanno esiti negativi (SP Policoro al 56,4% e l’ospedale S. Giovanni di Melfi con il 53,1%. Buona performance per il presidio ospedaliero di Matera con il 14%, per l’ospedale S. Carlo di Potenza al 19,4% e per il presidio ospedaliero di Lagonegro con il 21,1%.
01 giugno 2012
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