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Farmacie comunali. Gizzi (Assofarm): “Momento ricco di elementi positivi e ottimismo sul futuro” 


Nella sua relazione alla XL Assemblea generale dell’associazione, il presidente Venanzio Gizzi non ha nascosto i “punti interrogativi” su aspetti ancora in via di definizione, come la nuova remunerazione, ma ha soprattutto voluto evidenziare il momento di grande evoluzione che la farmacia sta vivendo e a cui i farmacisti si stavano preparando “da decenni”. Per Gizzi, dunque, la sfida è aperta ma i farmacisti sono pronti ad affrontarla. LA RELAZIONE

10 LUG - Una relazione ricca di “elementi positivi e di ottimismo sul futuro”, quella presentata venerdì scorso dal presidente di Assofarm, Venanzio Gizzi, nel corso della XL Assemblea generale dell’associazione tenuta a Pisa. “Non mancano certo punti interrogativi e realistiche preoccupazioni, ma è evidente che i tanti dibattiti di quest'ultimo anno sono avvenuti in un’atmosfera nuova”, dice infatti Gizzi, che attribuisce la spinta a questo cambio di passo dalla risposta nazionale all’emergenza Covid, e dal contributo che i farmacisti ha dato in essa. Ma “se è vero che gli eventi drammatici di questi ultimi tre anni ci hanno offerto l'occasione di essere messi alla prova, dobbiamo ricordare che erano decenni che ci stavamo preparando ad una svolta”, ha sottolineato il presidente di Assofarm evidenziando come “prepararsi, significa lavorare tutti i giorni a fianco del cittadino, sperimentare l’innovazione manageriale nelle nostre aziende, creare un posizionamento sociale nei territori, conquistarsi un posto ai principali tavoli della politica sanitaria nazionale“.

La sfida, dunque, oggi è aperta, ma “oggi siamo pronti, diciamocelo con senso di appartenenza e orgoglio”, scrive Gizzi nella realzione.

Ecco le principali tematiche all’attenzione dei farmacisti secondo il presidente di Assofarm:

Un governo a favore delle farmacie? Il clima positivo che la farmacia sta vivendo nel nostro Paese è condiviso dalla maggioranza degli altri contesti comunitari ma, nel corso della 62° Assemblea generale dell’Unione Europea delle Farmacie Sociali, sono stati citati in particolare tre casi. Quello della Francia (“dove quasi il 90% delle farmacie ha dispensato vaccini anticovid”), quello del Belgio (dove “la figura del Farmacista di Riferimento, relativo alla possibilità che hanno i pazienti cronici di scegliere un unico farmacista che segua tutto il loro percorso terapeutico, ha giocato un ruolo determinante nella cura domiciliare e nella successiva riabilitazione dei cittadini ammalatisi di Covid. Bella lezione su ciò che può dare un sistema di presa in carico del paziente”), e quello italiano, appunto: “Erano i mesi in cui stavano sciogliendo le prime incomprensioni sulla collaborazione delle farmacie alle future Case di Comunità. La peculiarità del nostro caso stava non tanto nei contenuti che portavamo avanti sull’integrazione col sistema sanitario nazionale, quanto piuttosto sul credito reputazionale che potevamo vantare dai tempi più bui della crisi sanitaria”, riferisce Gizzi nella Relazione.

Un credito reputazionale che, secondo il presidente di Assfarm, “ha profondamente mutato in meglio i nostri rapporti con politica e istituzioni”. Gizzi ha quindi espresso soddisfazione per i risultati elettorali che, “avevano dato al Paese una maggioranza parlamentare netta e coerente con uno degli schieramenti candidati. Finalmente c’erano le condizioni per dare al Paese un Governo stabile”. Ma a rallegrare l’associazione è stato anche l’incarico affidato a Marcello Gemmato, in quanto “non era mai capitato prima che un farmacista, così impegnato sul fronte delle riforme del nostro settore e perdipiù così vicino alle nostre posizioni, occupasse il ruolo di Sottosegretario alla Salute”.

Per il presidente di Assofarm, “la legge di stabilità del dicembre scorso ha poi confermato appieno queste nostre sensazioni positive. Lo stanziamento di 150 milioni di euro a favore di una remunerazione aggiuntiva per il rimborso dei farmaci erogati in regime di Servizio Sanitario Nazionale è stato un risultato concreto davvero notevole, avvertibile nei bilanci di molte farmacie”.

I 150 milioni di euro, sottolinea tuttavia Gizzi, “sono una remunerazione aggiuntiva, ma non sono una vera e propria nuova remunerazione. Per quest’ultima servirà una legge specifica, nata da una concertazione tra Stato, Regioni e Farmacie, che tenga in debito conto tutti gli altri mutamenti strutturali della Sanità italiana”. Perché le farmacie, sottolinea il presidente Assofarm, “non hanno bisogno di un aiuto suppletivo a quanto già fanno oggi. Le farmacie italiane chiedono invece nuove regole d’ingaggio per giocare un ruolo più proattivo in una sanità italiana che dovrà risolvere davvero antichi problemi e affrontare nuove sfide”.

Tornando al “nuovo stato dei rapporti tra farmacia e istituzioni”, Gizzi ha parlato di un altro buon esempio in occasione dell’allarme sulla carenza di farmaci. “Il Ministero della Salute ha risposto tempestivamente convocando un tavolo di confronto, dando così a tutti noi l’impressione di essere ascoltati e considerati. Ancora una volta, insomma, abbiamo vissuto un clima diverso rispetto al periodo precedente il Covid. Oggi sembriamo tutti più consapevoli del fatto che il confronto preventivo e l’azione concertata sono la strada giusta per costruire un nuovo sistema sanitario nazionale.
Carenza di farmaci e di farmacisti

In tema di carenza di farmaci Gizzi ha evidenziato “il contributo della galenica, pratica che permette al singolo farmacista di incidere positivamente su un problema”, ma il problema persiste e “ci risulta socialmente ed eticamente inaccettabile lasciar uscire dalle nostre farmacie cittadini a mani vuote”, ha detto il presidente di Assofarm, che nella Relazione ha sollevato anche la questione della carenza dei farmacisti a causa di “una professione non più attrattiva. I salari sono bassi e le prospettive di carriera molto limitate. Del resto, l’inquadramento nel settore del commercio penalizza i nostri farmacisti rispetto, ad esempio, ai loro colleghi delle farmacie ospedaliere, che invece godono dei contratti nazionali della sanità. Anche il confronto con i farmacisti dipendenti nordeuropei restituisce ai nostri una situazione di netto svantaggio”. Secondo Gizzi anche a questo scopo è essenziale un impegno impegno prioritario per la nuova Remunerazione.

Nuova Remunerazione del Farmacista è infatti, per il presidente Assofarm, “il concetto chiave per dare ordine a tutti i nodi irrisolti del nostro settore, e forse anche la chiave di volta per una riforma organica, strutturale, davvero efficace. I farmacisti torneranno a lavorare in farmacia se un nuovo sistema remunerativo creerà risorse per salari migliori. La filiera continuerà a collaborare se una nuova remunerazione sarà compatibile con la tenuta di tutto il sistema produttivo-distributivo. La valorizzazione dei nuovi servizi necessita di logiche evidentemente emancipate dalla dimensione materiale che ha caratterizzato fino ad oggi il rapporto economico SSN-Farmacia. La politica stessa, se vuole davvero dare seguito alla filosofia sociale che anima le proprie riforme della sanità territoriale, deve impostare un nuovo piano di sostenibilità economica dei rapporti coi suoi player locali. Nulla più della Nuova Remunerazione – per Gizzi - è oggi faro che illumina la via del nostro futuro,
prospettiva di analisi, terra di frontiera, obiettivo concreto, visione olistica, piano programmatico”.

Farmacia dei Servizi: è ora dei numeri . “Non più tardi di tre mesi fa il Ministro alla Salute Orazio Schillaci ha formalmente dichiarato che la sanità territoriale italiana di domani dovrà puntare sulle reti dei medici di medicina generale e sulle nuove erogazioni delle farmacie”, ha ricordato Gizzi, secondo il quale “se l’appoggio della politica alla farmacia dei servizi è un fatto acquisito, si dovrà procedere con passo più spedito nella definizione dei numeri che dovrebbero sostanziare questa evoluzione epocale del settore”. Perché questi servizi “richiedono strumentazioni e spazi. Investimenti che, senza dati certi sulle entrate derivanti dalla loro dispensazione, ben pochi farmacisti sono disposti a fare”.
Il presidente di Assofarm ha poi posto l’attenzione su un esempio di servizio innovativo a misura di farmacia, anche quella attuale: l’home delivery di farmaci. “Se da un lato parteciperemo senza indugi ad ogni progetto sperimentale in tal senso, riteniamo invece che per una loro stabilizzazione sistemica servano due precondizioni che da tempo ormai consideriamo imprescindibili: un nuovo sistema di remunerazione
del farmacista che valorizzi queste dimensioni di servizio, e un’adeguata formazione dei professionisti sulla dispensazione di farmaci oggi assenti dalla loro pratica quotidiana”.

Anche lo Smart Locker è un sistema di consegna del farmaco per così dire “fuori” dalla farmacia. Per Gizzi è però “un sistema al quale ricorrono ormai diverse farmacie” e per questo “preoccupa il recente parere negativo del Ministero della Salute, secondo il quale lo smart locker non garantirebbe quell’elemento di consiglio e consegna diretta del farmaco dal farmacista al paziente. Francamente non comprendiamo come questo elemento manchi nel caso dello smart locker e sia invece presente quando un volontario o un operatore delle Poste realizza l’ultimo tratto di una consegna domiciliare ormai diffusa in tanti territori”.

Solidità economica, valore sociale. Per il presidente Assofarm, “il fatto che la quasi totalità dei bilanci delle nostre associate registri forti attivi, e che questo accada stabilmente di anno in anno, è cosa che non deve passare inosservata. A colpire è quel mix, forse unico in Italia, di competenza manageriale e cultura sociale insieme, che fanno sì che il valore economico prodotto si trasformi subito in investimento sociale a favore delle comunità locali”, ha sottolineato il presidente.

Nelle parole di Gizzi c’è dunque ottimismo, ma “il cambiamento – mette in guardia il presidente di Assofarm - è una formula per sua natura instabile, che risulterà dal dosaggio degli ingredienti trattati in questa relazione: politica, relazioni tra la filiera, innovazione organizzativa e tecnologica, contesto globale e contesto sociale nazionale, nuove istanze etiche. Noi oggi abbiamo gli ingredienti ma non la formula. Il concetto stesso di formula rimanda ad una visione olistica del modo di affrontare le cose. Non uno dei temi trattati in questa relazione potrà effettivamente essere risolto senza che ciò accada anche agli altri. O cambieremo tutto, oppure con ogni probabilità nulla davvero cambierà”, ha concluso il presidente di Assofarm.

10 luglio 2023
© Riproduzione riservata

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