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Liste di attesa. I tempi sembrano essere rispettati ma i numeri non dicono tutta la verità. E quasi metà Regioni non risponde ad Agenas

di E.M.

Presentati i dati del progetto sperimentale di monitoraggio dei tempi di attesa. Ma hanno aderito 13 Regioni sulle 21 invitate. Solo 6 regioni,  Emilia-Romagna, Toscana, Friuli-Venezia Giulia, Marche, PA di Trento, Piemonte, Toscana hanno inviato i dati totali completi provenienti dal Cup, mentre Abruzzo, Calabria, Campania, Lazio, Sardegna, Umbria e Veneto hanno trasmesso dati parziali riferiti a una o più Asl. I DATI

10 NOV -

Per una prima visita cardiologica da eseguire in tempi brevi, ossia in dieci giorni, in media se ne aspettano 5 in Emilia-Romagna e 13 in Friuli Venezia Giulia. Per le Tac solo il Piemonte rispetta il 100% i tempi di attesa con una media di 2 giorni per accedere alla prestazione, l’Emilia Romagna invece riesce a garantire circa il 90% delle prestazioni nei tempi previsti con un’attesa media di 4 giorni. Per un’ecografia all’addome sempre il Piemonte assicura il 99,6% delle prestazioni con una media di 6 giorni di attesa mentre l’Emilia Romagna garantisce ai propri cittadini che potranno accedere all’esame diagnostico in tempi brevi nell’91% dei casi con un’attesa media di 6 giorni.

Sono questi alcuni dei dati sui tempi di attesa per le prenotazioni di prestazioni di specialistica ambulatoriale in modalità ex ante (ossia il tempo di attesa che, al momento della richiesta di una prestazione, viene prospettato all’utente da Cup) presentati oggi da Agenas che con la Fondazione The Bridge ha avviato una sperimentazione di raccolta dati.

Va detto che è una fotografia parziale in quanto hanno aderito alla sperimentazione solo 13 Regioni sulle 21 invitate ad aderire. Inoltre solo 6 (Emilia-Romagna, Toscana, Friuli-Venezia Giulia, Marche, PA di Trento, Piemonte, Toscana) hanno inviato i dati totali completi provenienti dai CUP a livello centrale, mentre Abruzzo, Calabria, Campania, Lazio, Sardegna, Umbria e Veneto hanno trasmesso dati parziali riferiti a una o più Asl.

Impossibile quindi fare una comparazione a livello nazionale. Anche se, il numero delle Regioni e delle Asl “latitanti”, almeno nella comunicazione dei dati dovrebbe far riflettere.
In ogni caso l’obiettivo generale del progetto pilota è stato quello far luce sulle liste di attesa rendendo disponibili dati omogenei e standardizzati a livello regionale. Per le visite è stato valutato sempre il 1° accesso, mentre per le prestazioni strumentali sono stati considerati sia il 1° accesso sia l’accesso successivo

Per il calcolo del tempo di attesa è stato considerato il primo appuntamento che il sistema è in grado di dare all’interno dell’ambito di garanzia delle ASL (ambito territoriale) con riferimento alle classi di priorità B, da effettuare entro 10 giorni D, prestazioni differibili e da effettuare entro 30 giorni per le visite e 60 per gli esami diagnostici)

I dati sono stati raccolti nella settimana del 22-26 maggio 2023 e si riferiscono alle prestazioni monitorate dal PNGLA 2019-2021 (14 visite e 55 prestazioni di diagnostica strumentale). In totale sono passate allo scanner 125mila prenotazioni di visite specialistiche e 146mila prenotazioni di esami di diagnostica strumentale.

Nel corso dell’evento sono stati presentati i dati del primo semestre 2023 delle prestazioni specialistiche (prime visite e visite di controllo; diagnostica strumentale tranne analisi di laboratorio) messe a confronto con lo stesso periodo del 2022 nonché con l’anno antecedente la pandemia di Covid-19 (2019). Per tutte le tipologie di prestazioni osservate si riscontra da parte della maggioranza delle Regioni un trend in miglioramento dei volumi di prestazioni rispetto al primo semestre 2022; viceversa il confronto con il primo semestre 2019 individua da parte di tutte le Regioni - tranne che per la Toscana nell’ambito delle visite di controllo - delle criticità nel ristabilire i volumi di prestazioni antecedenti la pandemia

Ma vediamo quali sono le principali evidenze derivanti dalla sperimentazione.
Sotto le lente, come abbiamo visto, sono finite le prestazioni della classa di priorità B, ossia quelle prestazioni da eseguire entro 10 giorni, e quelle della classe D differibili (entro 30 gg per le visite e 60 gg per gli esami diagnostici). Queste le regioni che hanno partecipato.



Prime visite

Prima visita cardiologica. Premesso che i dati presentano un’ampia variabilità sia nell’utilizzo delle classi di priorità sia nei tempi di attesa, a livello globale la prima visita cardiologica è garantita in classe B nell’84% dei casi e in classe D nell’80% dei casi. In media, nella classe B si va dai 13 giorni di attesa in Friuli V.G. e 9 nelle Marche e in provincia di Trento fino ai 6 giorni in Veneto, 7 in Piemonte, 6 in Toscana e 5 dell’Emilia-Romagna. Nella Classe D si passa mediamente dai 57 giorni del Piemonte, 56 a Trento e 38 giorni in Fvg fino agli 8 giorni in Toscana e 7 in Emilia Romagna.

Per la prima visita ortopedica la garanzia di essere visitati entro 10 giorni è del 74% dei casi e in 30 giorni del 78% dei casi. In classe B si passa dalla mediana di 22 giorni in Fvg agli 8 nelle Marche e Piemonte e 7 in Emila Romagna, Trento e Toscana. In quest’ultima regione, in classe D, si attende mediamente 18 giorni mentre in Piemonte si arriva a 36 giorni.

Diagnostica strumentale

Tac. Passando ai tempi di attesa delle prestazioni di diagnostica strumentale, osserviamo che la Tac è garantita in classe B nel 78% dei casi e in classe D (60 giorni) nel 89% dei casi. Solo il Piemonte rispetta il 100% i tempi di attesa, come l'Asl di Oristano, con una media di 2 giorni per accedere alla prestazione, l’Emilia Romagna invece riesce a garantire circa il 90% delle prestazioni nei tempi previsti con un’attesa media di 4 giorni. I valori mediani delle giornate di attesa in classe D che si osservano tra le Regioni passano da 4 giorni in PA di Trento ai 21 giorni delle Marche.

Per un’Ecografia dell’Addome la garanzia, in classe B, è pari al 78% dei casi e in classe D al 84% dei casi. In Regione Abruzzo, in classe B, il valore mediano di attesa è pari a 4 giorni mentre in Regione Lazio tale valore raggiunge i 31 giorni. Il Piemonte assicura il 99,6% delle prestazioni con una media di 6 giorni di attesa mentre l’Emilia Romagna garantisce ai propri cittadini che potranno accedere all’esame diagnostico in tempi brevi nell’91% dei casi con un’attesa media di 6 giorni.

Gestione Prescrizione/contatto CUP. Tuttavia, è da rilevare che il dato relativo ai giorni che intercorrano tra la data di prescrizione della ricetta e la data di contatto al Centro prenotazioni è molto variabile. Ad esempio, si registra che solo il 18% delle prescrizioni in classe U (da erogare entro 3 gg) e il 40% delle prescrizioni in classe B (da erogare entro 10 gg) riportano una data di contatto nella stessa giornata o il giorno dopo la prescrizione. Nell’80% delle prescrizioni in classe U e nel 57% in classe B, la data di contatto è superiore a quella della prescrizione, mediamente, di 10 giorni. Tale modalità organizzativa e/o comportamentale può distorcere i risultati che tengono in considerazione la differenza dei giorni che intercorrono tra la data di contatto e la data di prima disponibilità offerta dal sistema.

Scelte Paziente/Utente, Infine, altro elemento di distorsione rispetto alla corretta programmazione dell’offerta, è rappresentato dalla scelta dell’utente. Nel 51% dei casi, l’utente sceglie una data peggiorativa rispetto a quella che gli viene offerta dal sistema, perché chiede di poter avere la prenotazione presso una struttura diversa da quella proposta in prima disponibilità (73% dei casi) o perché sceglie una data successiva a quella proposta (20% dei casi).

Iardino (The Bridge): “Caos liste d’attesa, servono regole univoche per raccolta dati Regioni”

“Le raccolte dati sulle liste d’attesa realizzate negli ultimi due anni dall’Osservatorio Healthcare Insights, promosso da Fondazione The Bridge, evidenziavano un quadro complessivo di scarsa confrontabilità dei dati tra le Regioni, ma anche tra quelli di una stessa Regione, se considerate diverse annualità. Inoltre, i dati forniti erano spesso incompleti. Alla luce di tutto ciò, il cittadino si trova oggi in una situazione di grave carenza informativa, non avendo accesso a tutte le informazioni necessarie per comprendere l’andamento della performance del Servizio Sanitario Nazionale, nonostante sia suo diritto. Da quest’anno, insieme ad Agenas, abbiamo intrapreso un percorso che ha l’obiettivo di individuare delle regole univoche per la raccolta dei dati sulle liste d’attesa da parte delle Regioni e consentirne la leggibilità, sia in termini di diritto di accesso da parte dei cittadini, sia per una corretta pianificazione da parte dei decisori. È evidente come Agenas stia già assolvendo al ruolo fondamentale della raccolta dei dati presso tutte le Regioni, auspichiamo che tale competenza sia istituzionalizzata e resa sistemica”. Lo ha detto Rosaria Iardino, Presidente di Fondazione The Bridge, intervenendo presso il Ministero della Salute alla presentazione della ricerca realizzata da Agenas insieme a Fondazione The Bridge “Monitoraggio ex-ante dei tempi di attesa delle prestazioni ambulatoriali - anno 2023”.

Dalla sperimentazione sul monitoraggio ex-ante dei tempi delle liste d'attesa delle prestazioni ambulatoriali 2023, presentato oggi al ministero della Salute, emerge che "esiste un problema che perdura da vent'anni, ma in questo momento è particolarmente esacerbato da tutta una serie di motivi. Oggi abbiamo presentato dei dati che evidenziano come la produttività delle Regioni non è ancora tornata quella del 2019 e questo è un dato oggettivo. E poi c'è anche un tema di organizzazione e di Cup", centri unici di prenotazione. "Nella Manovra sono stati previsti dei finanziamenti per le liste d'attesa, si sono alzati i tetti di spesa dei privati accreditati che erano fermi dal 2011 perché anche il privato accreditato contribuisce alla riduzione dei tempi. Ma io credo che adesso ci sia bisogno di un intervento più organico: non solo va controllata la modalità con cui il cittadino accede ai Cup, ma va controllata anche l'appropriatezza prescrittiva da Regione a Regione". Così all'Adnkronos Salute Domenico Mantoan, direttore generale dell'Agenas, a margine della presentazione del monitoraggio realizzato insieme alla Fondazione The Bridge.

"Noi oggi", con il monitoraggio sperimentale, "abbiamo fatto una fotografia dei pregi dei difetti del sistema. E' una sperimentazione che non obbliga nessuna Regione e ovviamente non è fatta contro le Regioni - ha precisato Mantoan - ma insieme. Quello che proponiamo è che nel nuovo Piano nazionale sulle liste d'attesa ci siano gli strumenti per potere governare questo fenomeno".


E.M.



10 novembre 2023
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