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L’autonomia differenziata e la schizofrenia della sinistra

di Ettore Jorio

Un buon ripasso, per tutti, me per primo: i Lep sono di sinistra perché rendono tutti uguali; la spesa storica è di destra perché premia gli irragionevoli e penalizza i bravi amministratori; la quota capitaria è di destra e i costi/fabbisogni standard sono di sinistra; l’attribuzione delle risorse ad personam è di destra mentre la perequazione è di sinistra.

11 MAR -

Allorquando le esigenze della politica prendono il sopravvento sulle ragioni del diritto si va oltre l’anarchia. Si arriva all’anomia, ove si concretizza il rifiuto delle regole, sino a contraddirle, spesso per il solo gusto o per una stravagante utilità. Gravissimo se un tale diniego va ad impattarsi con la lettera della Costituzione, in quella versione scritta, peraltro, da chi vi si contrappone oggi come acerrimo contrappositore.

Altrettanto grave allorché ci si suppone, piuttosto che pensare a rinnovare le proprie fila e le idee di fondo, di guadagnare consensi dividendo il Paese, il solito sud contro il nord. Assumendo l’impressione sbagliata di difendere così il povero contro il ricco, rigenerando una disputa dimenticata in decenni, anche di governo.

Politiche di progresso cercansi

Fare la politica ispirata a Robin Hood è cosa vecchia e pericolosa. E’ frutto di una grave confusione ideologica. Quella che convinse quel genio canta-politico di Giorgio Gaber a scrivere nel 1994 quella umiliante ballata che faceva satira su cos'è la destra e cos'è la sinistra. Una sorta di voglia dell’artista milanese di pensare “ora gliene canto due” ad una sinistra che non sapeva più chi fosse e dove stesse andando. Oggi è peggio e di questo me ne dolgo. La scelta delle ragioni confligge con gli scopi storici che fecero la sinistra alla quale aderimmo in tanti. E’ affetta da schizofrenia, specie se considerata relazionata alle politiche sociosanitarie. Basta vedere al riguardo cosa ha combinato nel Lazio negli anni in cui ha governato il segretario nazionale del PD (Corte dei conti dixit).

Oggi la sinistra è nella confusione più totale, non riesce ad assumere i connotati che la portino a distinguersi. Non ci riuscirà mai se continua a urlare contro e non avere un programma di reale rinnovamento.

Vietato parlare male della Costituzione

E’ quanto sta accadendo oggi nei confronti dell’art. 116, comma 3, della Carta revisionata nel 2001, che introduce nell’ordinamento il regionalismo rafforzato per le Regioni che lo dovessero ove mai rivendicare. Altrimenti tutto rimane così com’è.

L’iniziativa legislativa di Calderoli, attuativa dell’anzidetto art. 116 – succeduta, in ossequio al principio omeopatico similia similibus, alle analoghe proposte di Ddl a firma Boccia (2019) e Gelmini (2023), - sta generando una confusione enorme, a causa di contrapposte esigenze della politica. Tale da favorire tanta paura sociale. Soprattutto a chi dovrebbe, per essere stato a secco di diritti civili e sociali da oltre mezzo secolo, guadagnare servizi pubblici e prestazioni essenziali alla loro vita.

Tante le catastrofi minacciate, persino di frantumazione dell’unità del Paese, di guerre secessioniste della nazione ricca dalla nazione povera. Il grave è che lo si fa tuttavia confondendo l’autonomia legislativa esercitabile in senso asimmetrico, da parte delle Regioni che ne faranno richiesta e all’uopo abilitate da una apposita legge statale per una durata massima di dieci anni, con i Lep e il federalismo fiscale. Con due capisaldi della medesima revisione costituzionale, confermata anche ad esito di un apposito referendum celebrato il 7 ottobre 2001, regolati dall’art. 117, comma 2, lett. m) e dall’art. 119.

C’era una volta ……

A fronte di tutto questo, necessita ripercorrere l’indagine sulle ideologie in campo. Ma quella vera, partendo invero dal 2001 allorquando i “D’Alema e Co.” sembravano avere avuto la geniale idea di scrivere la lettera m), del comma 2, dell’art. 117 della Costituzione. E’ competente esclusivamente lo Stato nella «determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni essenziali (i LEP) concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale». Una conclusione, cui pervenne il costituente di allora, che più di sinistra non si può. Un segno di uguaglianza, universalità e uniformità non rintracciabile in altri ordinamenti, se connessi con l’art. 32 della Carta che li estende, in tema di assistenza sociosanitaria, oltre la cittadinanza e li garantisce gratuitamente a chi non può contribuire sul piano impositivo.

A tutto questo si aggiunse allora la riscrittura dell’art. 119, più esattamente «La legge dello Stato istituisce un fondo perequativo, senza vincoli di destinazione, per i territori con minore capacità fiscale per abitante». Intendendo per minore l’insufficienza delle risorse regionali per assicurare i LEP, da colmare senza se e senza ma. Insomma, la garanzia per i deboli di avere le stesse risorse per concretizzare i loro diritti civili e sociali.

Il grande Giorgio cantautore

Giorgio Gaber avrebbe certamente targato i LEP e la perequazione come due grandi bandiere della sinistra. Compito di quella attuale, se ancora esistente negli ideali, è appunto quello di non chiedersi oggi quanto costino i LEP domani e se ci siano i quattrini. Una domanda retorica che non può trovare risposta se non nelle leggi di bilancio annuale, decise da chi governerà il Paese.

Suo dovere è quindi di applaudire i LEP e impegnarsi, da opposizione oggi e da maggioranza domani, ad assegnare all’esigibilità dei LEP le risorse sufficienti, in ogni e qualsiasi modo. Certamente non disperdendo risorse preziose in armi da passare all’Ucraina ovvero non impiegandole sul quel genere di investimenti del tipo “il Ponte sul fiume guai”.

Riassumendo, ma non solo

Un buon ripasso, per tutti, me per primo:

i Lep sono di sinistra perché rendono tutti uguali;

la spesa storica è di destra perché premia gli irragionevoli e penalizza i bravi amministratori;

la quota capitaria, dove uno vale l’altro, è di destra;

i costi/fabbisogni standard sono di sinistra, perché adeguano il finanziamento alle esigenze;

l’attribuzione delle risorse ad personam è di destra mentre la perequazione è di sinistra, perché garantisce i Lea a tutti indistintamente

Il regionalismo rafforzato è sia di destra che di sinistra, il cui accesso è sconsigliato alle Regioni governati da incoscienti. E’ da ritenersi limitato a pochissime materie, solo a quelle che consentono migliori e più accurate opzioni normative per esaltare le specificità territoriali. E’ pensato (sempre da D’Alema e Co. nel 2001) per esaltare la classe dirigente capace ed escludere quella che ha vissuto di assistenzialismo, di formazione del debito e di corsa alle clientele.

Ettore Jorio



11 marzo 2024
© Riproduzione riservata


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