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Cassazione annulla la radiazione di Dario Miedico e ci dice che lo “spaesamento” non è una colpa da imputare al medico

di Ivan Cavicchi

15 APR - Gentile direttore,
il 9 aprile 2024 la Cassazione ha annullato la radiazione dall’albo dei medici di Dario Miedico decisa nel 2017 per reati di opinione dall’Ordine dei Medici di Milano. Nessun giornale ha dato la notizia. Si tratta di una sentenza storica destinata ad avere il significato dello sparti acque tanto sul piano giuridico che sul piano deontologico e ordinistico.

Con questa sentenza la Cassazione fa giustizia di una serie di soprusi, di eccessi, di forzature, di arbitrarietà, che si sono verificate a danno dei medici e consumate dagli Ordini contro i loro associati durante il periodo drammatico della pandemia e che nel loro complesso ha segnato di fatto una pericolosa subordinazione della deontologia alle esigenze della politica di turno. Quindi una preoccupante caduta di autonomia della deontologia e dell’ordinistica nei confronti della politica.

Di questa sentenza mi colpiscono le coincidenze con:
• la conclusione dei lavori della commissione D’Ippolito sulla responsabilità medica;
• la conclusione della grande kermesse organizzata dalla Fnomceo per riportare la deontologia sui suoi vecchi e superati binari disciplinari;
• con il riemergere drammatico della “questione medica” che vede nello stesso tempo alcuni medici vittime non solo della caccia alle streghe organizzata contro di loro dai loro ordini ma anche moltissimi medici trascinati in tribunale dai cittadini in un crescente e inarrestabile conflitto sociale.

La cosa che mi colpisce di questa sentenza è che il suo significato di fondo, cioè il problema grande come una casa che essa ha posto, è di fatto stato completamente rimosso, sia nella commissione d’Ippolito che dalla Fnomceo e quindi bandito dalla “questione medica”. La pandemia è solo una faccia del problema che conferma l’esistenza di un problema generale.

Rimuovere l’esperienza della pandemia è un altro grave errore contro la verità che si aggiunge ad altri errori e a sua volta destinato a colpire ulteriormente la professione, la quale se non si decide attraverso le sue rappresentanze, a fare i conti sul serio con la realtà complessa con la quale ha a che fare, con i suoi ritardi e suoi limiti e i suoi errori, fatalmente sarà destinata a declinare ancora di più.

Citando Bateson vorrei ricordare che la “struttura che connette” la sentenza della cassazione, con la caccia alle streghe, con la commissione D’Ippolito, con la Fnomceo, è sintetizzata dall’art 4 del codice deontologico che riguarda la libertà e l’indipendenza della professione e che chiarisce che l'esercizio della medicina è fondato sulla libertà e sull'indipendenza della professione e che questi valori costituiscono diritto inalienabile del medico. E che il medico non deve soggiacere a interessi, imposizioni e suggestioni di qualsiasi natura o decisioni politiche per quanto giustificate dall’emergenza.

Il cuore della questione, come ho sempre detto, riguarda quindi l’autonomia la libertà e l’indipendenza della professione in qualsiasi circostanza, nella pandemia e nelle aziende, nei conflitti sociali, nelle relazioni con la politica, valori che gli ordini in ogni circostanza dovrebbero tutelare ma che in realtà in certe circostanze hanno dimostrato di non saper tutelare.

Sono gli stessi valori che, ribadisco scusandomi per l’insistenza, suggerirebbero di ridefinire la professione sul piano giuridico come una “professione impareggiabile” o come ha scritto l’ordine di Trento una “professione speciale”. (QS 27 marzo 2024)

Più che mai dopo la sentenza della Cassazione ribadisco con forza che la cosa da fare oggi per un sacco di ragioni è la ridefinizione giuridica della professione alle prese suo malgrado con inediti quanto elevati gradi di complessità. L pandemia è stato un grado di complessità in più ma non l’unico.

Questo rapporto difficile tra professione e complessità come è noto ho provato a descriverlo con le 100 tesi che come tutti sanno sono tesi approvate e negate dalla Fnomceo.

Questo disagio profondo della professione che in particolare appartiene solo ai medici e a nessuna altra categoria equiparabile e che la sentenza Cassazione è quello che Heidegger definiva “spaesamento” (unheimlich).

Oggi il medico abita il mondo senza sentirsi per tante ragioni a casa propria. La cosa che probabilmente la Cassazione ha capito ma non la Fnomceo (purtroppo) e da quel che si vede neanche la commissione D’Ippolito è che questo medico oggi è sia nel mondo che fuori dal mondo contro il mondo.

Questo è lo “spaesamento” e a questo problema che si deve porre rimedio cambiando le leggi e cambiando la deontologia e un sacco di altre cose come ad esempio la formazione le prassi ecc.

Lo “spaesamento” nasce dal fatto oggi che il medico o in una pandemia o in una azienda opera di fatto fuori dell’art 4 del codice deontologico.

Oggi, proprio come Dario Miedico, i medici sentono che per un mucchio di ragioni non riescono a fare i medici come vorrebbero rendendosi conto che quello che fanno o dovrebbe fare per un sacco di ragioni è legittimato dalla legge ma non dalla loro coscienza o ancora peggio rendendosi conto che tra la loro coscienza e la scienza sorgono a volte delle importanti aporie e laceranti contraddizioni.

Queste eventualità nel caso di Dario Miedico al tempo della pandemia esplosero tutte dando luogo alla sua radiazione. In quel periodo difficile della pandemia molti medici furono dai loro rispettivi Ordini richiamati, ammoniti, sottoposti a misure disciplinari, minacciati, additati come dei traditori della scienza, e in certi casi addirittura radiati.

In quel brutto periodo pandemico ricordo gli apprezzamenti pubblici di Ricciardi presidente dell’Iss (“Grazie a Ordine medici Treviso per aver radiato primo medico per il suo comportamento non etico e antiscientifico nei confronti dei vaccini") che accusava i medici di avere “comportamenti antiscientifici”. Quei medici in realtà erano semplicemente convinti che era sbagliato mettere in pratica una vaccinazione indiscriminata di massa e che, al contrario, ne sostenevano semplicemente la personalizzazione. Costoro non erano contro i vaccini, erano contro la negazione della persona. Cioè costoro nei confronti della scienza avevano problemi di coscienza.

Ricordo che proprio nel caso della radiazione di Dario Miedico rappresentanti autorevoli del Pd tra i quali addirittura uno degli autori della legge 24 (Gelli) la stessa che oggi la commissione D’Ippolito vuole aggiustare, dichiararono “Tolleranza zero contro chi non riconosce validità della scienza (….). Non possiamo in alcun modo giustificare chi getta un'ombra di discredito contro un'intera professione mettendo a repentaglio la salute dei cittadini”. (QS 24 maggio 2017).

Ma se Dario Miedico è stato radiato perché in fondo colpevole di essere in ragione della sua coscienza “spaesato” allora tutti i medici oggi dovrebbero essere radiati perché oggi tutti i medici sono “spaesati” cioè tutti oggi si trovano per una ragione o per un’altra nelle sue stesse condizioni.

Oggi alla luce della sentenza della Cassazione sarei curioso di sapere cosa pensa Ricciardi, Gelli ma anche cosa pensa la commissione d’Ippolito e cosa pensa la Fnomceo.

Il valore della sentenza va ben oltre la circostanza della pandemia perché ci dice ce lo “spaesamento” non è colpa del medico anzi il medico lo subisce suo malgrado e che bisogna cercare le soluzioni nelle regole cambiando le regole.

Oggi la Cassazione ci dice che lo “spaesamento” non è una colpa da imputare al medico ma è una condizione che i medici subiscono non solo nelle emergenze pandemiche ma tutti i giorni nelle aziende, e a causa delle politiche sanitarie sbagliate decise dai vari governi.

Ricordo che su questo giornale quando Dario Miedico fu radiato espressi tutto il mio disappunto e la mia contrarietà (Qs 29 maggio 2017) e accusai la classe dirigente medica di essere “incapace di prevedere le conseguenze delle sue miopi decisioni su se stessa”. Oggi la Cassazione sembra darmi ragione.

Il significato antico della parola “radiazione” (rayier) era quello di “tirare una riga” cioè una soglia invalicabile che se oltrepassata avrebbe causato quale sanzione di massima gravità la soppressione di uno status. Radiare un medico dal punto di vista professionale è una forma di esecuzione capitale cioè una condanna di morte. Condannare professionalmente a morte un medico per le sue convinzioni scientifiche è semplicemente una forma di fascismo giustificato con le regioni dogmatiche e autoritarie non della scienza ma di un bieco scientismo che durante la pandemia non ha avuto limiti.

Medici che radiano altri medici per reati di opinione ha il significato di espellere qualcosa che non si tollera più e che a torto o a ragione in omaggio al più stupido conformismo al tempo della pandemia era una diversità da eliminare. Ma espellere le proprie diversità, la propria critica interna, le proprie esperienze, i propri dubbi, il proprio spaesamento, la propria coscienza , perché di questo si tratta, significa fottere senza scampo la propria professione.

Il problema, quindi, è sempre lo stesso: non si tratta di radiare dei medici che interpretano le “righe” nelle complessità date ma è ripensare le “righe” nelle nuove complessità per permettere ai medici di fare davvero i medici e curare per davvero al meglio i loro malati.

Il problema è sempre quello sul quale ho insistito nei confronti della commissione D’Ippolito: la ridefinizione giuridica del medico.
Non si devono radiare i medici perché provano a conciliare la scienza con la loro coscienza, si devono cambiare le norme perché alla coscienza dei medici sia riconosciuto un valore

Non ha senso depenalizzate l’atto medico ma ha senso depenalizzare la complessità nella quale il medico opera della quale il medico non ha nessuna responsabilità. E’ la proposta che ho avanzato alla commissione D’Ippolito.

Se un medico segue oltre che la scienza anche la sua coscienza, e sa la coscienza non può esimersi dal fare i conti con le sue complessità ma anche con i limiti delle nostre definizioni giuridiche, egli non può essere radiato né colpevolizzato.

Io mi auguro, anche se non mi faccio illusioni, che la sentenza della Cassazione su Dario Miedico funzioni come un invito ad una generale resipiscenza da parte di tutta la rappresentanza medica. Se si continua a sbagliare si farà certamente una brutta fine.

Si sappia infine che Dario Miedico è stato radiato nonostante nel 1982 fu nominato dal presidente Pertini cavaliere del lavoro e che per i 50 anni di professione l’Ordine dei medici di Milano gli conferì la medaglia d’oro.(!!!)

Ivan Cavicchi

15 aprile 2024
© Riproduzione riservata


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