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I valori dei giovani medici. Al primo posto c’è il rispetto per il paziente


È quanto emerge da una ricerca condotta dall’Università di Padova e curata da Montemurro e Benato (Fnomceo). Al secondo posto l'affidabilità e le competenze professionali. In coda la consapevolezza di sé, la capacità di gestire il conflitto d’interessi e l’empatia. LA SINTESI DEI RISULTATI.

18 FEB - Rispetto per il paziente, Affidabilità intesa come attitudine ad assumersi le proprie responsabilità, e Competenze più strettamente professionali. Sono questi i valori più importanti della professione secondo i giovani medici italiani.

È quanto emerge da una ricerca condotta dall’Università degli Studi di Padova e che sarà pubblicata sul numero di febbraio di North American Journal of Medical Science. Primo firmatario dello Studio sui valori dei giovani medici – che sarà citato anche dalla banca dati Pubmed - è il co-coordinatore dell’Osservatorio Giovani della Fnomceo, Domenico Montemurro. Tra i responsabili, anche Maurizio Benato, vicepresidente della Federazione, in qualità di presidente dell’Ordine dei Medici di Padova.

Per scoprire quali sono i valori relativi alla pratica professionale più sentiti dai giovani medici e quali le abilità professionali che essi ritengono fondamentali, il team di ricerca ha somministrato a 423 studenti di Medicina un questionario di sette domande, riferito a un elenco di 13 valori e competenze professionali:
- l’Altruismo
- il Rispetto del paziente
- la Sensibilità alle differenze di genere e cultural
- la capacità di assumersi Responsabilità
- il mantenimento del Segreto professionale
- la Comunicazione e il coinvolgimento del paziente nel processo decisionale (Consenso informato)
- l’Integrità
- l’Empatia
- il senso del Dovere
- le Competenze mediche in senso stretto
- il considerare come priorità assoluta il Bene del paziente
- le attitudini introspettive e di Autoanalisi
- la propensione all’Aggiornamento.

Il campione, composto da 254 donne e 169 uomini, è stato scelto tra gli studenti del primo, del quarto e del quinto anno, per vedere se e come cambiassero - col progredire del percorso di formazione - le conoscenze e l’importanza data a ciascuno “skill”.

Ebbene, come spiega una nota di sintesi della Fnomceo sui risultati, in cima alla “graduatoria” sono risultati, per la maggioranza degli intervistati, il Rispetto per il paziente, l’Affidabilità, intesa come attitudine ad assumersi le proprie responsabilità, e le Competenze più strettamente professionali. I valori considerati meno importanti sono stati invece la Consapevolezza di sé, la Capacità di gestire il conflitto d’interessi e l’Empatia.

La scala di valori cambia con l’età: gli studenti degli ultimi anni di corso – che hanno già qualche esperienza clinica - attribuiscono maggiore importanza a quei principi che contribuiscono a creare e rafforzare la Relazione di fiducia tra il Medico e il suo paziente.

Le differenze di genere, invece, emergono nella maggiore importanza attribuita dalle studentesse a valori come l’Altruismo, il Rispetto, la Sensibilità, la Comunicazione.

Tutti gli studenti sono saldamente consapevoli del significato e dell’importanza di queste competenze “non tecniche” e le considerano fondamentali per la loro formazione e per la loro futura professionalità.

“I valori che emergono da questa ricerca – ha commentato Domenico Montemurro – e cioè l’altruismo, lo sviluppo di nuove competenze professionali per la Qualità delle cure, il Senso del dovere, il Rispetto della persona, sono argomenti chiave della nuova medicina incentrata sul paziente. In quest’ottica – ha aggiunto– l’attenzione del medico non è più focalizzata sulla malattia, ma sul malato come persona. Con un approccio siffatto diventano imprescindibili competenze come l’Empatia, l’Altruismo, la Sensibilità per le diversità, la capacità di creare Fiducia, valori fondanti dell’Alleanza terapeutica e della relazione di cura”.

Competenze, queste - è quanto emerge dalla ricerca stessa - ancora poco presenti nei percorsi di formazione. “Gli studenti chiedono all’Università un percorso educazionale a più ampio raggio – ha spiegato Montemurro – che preveda anche l’insegnamento di questi skills, che oggi vengono invece per lo più appresi 'sul campo', con la pratica clinica”. Per questo l’Università di Padova ha recentemente inserito nel percorso di studi della Facoltà di Medicina nuovi corsi su aspetti “umanistici”, come la Comunicazione medico-paziente.  
 
Secondo Maurizio Benato “è evidente che siamo di fronte a una nuova generazione di medici tra i quali gli ideali del passato cedono il passo a nuovi valori, identificabili in particolare nella ‘praticità’. I nuovi medici sembrano infatti essere interessati soprattutto alla tecnologia e a risultato immediato piuttosto che al rapporto tra medico e paziente e a quell’empatia che caratterizzava invece la vecchia generazione di medici”.

Per il vicepresidente della Fnomceo “si tratta sicuramente di una cambiamento naturale, che deriva dall’evoluzione tecnologica e scientifica della Medicina”. Ma questo, per Benato, non significa che sia un bene. Al contrario. “La relazione medico-paziente è un tassello fondamentale del percorso assistenziale e un aspetto che i medici devono curare tanto quanto le competenze professionali”. Secondo Benato va tuttavia evidenziato che lo studio è stato condotto tra gli studenti in Medicina, che non hanno ancora un’esperienza pratica della professione. “La loro valutazione, quindi, è basata sul modello universitario che è un modello di insegnamento a nostro parere obsoleto e troppo radicato su una formazione di tipo contenutistica, ignorando invece quei riferimenti umanistici che fanno parte dell’identità professionale e che sono di fondamentale importanza per il buon esito dell’intervento terapeutico-assistenziale”.

18 febbraio 2013
© Riproduzione riservata


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