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Malattie cardiovascolari. Piano d’azione nazionale, differenze regionali e troppe linee guida. Ecco i “talloni d’Achille”


Sono queste in Italia le criticità della prevenzione secondaria emerse dal rapporto della World Hearth Federation, promosso da AstraZeneca. Sotto la lente la gestione delle malattie e delle attività preventive in otto Paesi del mondo. Nel nostro Paese il 29,5% delle morti premature è dovuto a una patologia cardiovascolare. Il RAPPORTO.

29 SET - Mancanza di un piano d’azione nazionale per la prevenzione secondaria delle malattie cardiovascolari, grandi differenze regionali e sovrabbondanza di linee guida. Sono queste le barriere principali con cui devono fare i conti istituzioni e operatori sanitari per fronteggiare le malattie cardiovascolari. Patologie responsabili in Italia di tre decessi prematuri su dieci.
Barriere che vanno abbattute se si vuole raggiungere entro il 2025 l’obiettivo della diminuzione del 25% della mortalità prematura, come indicato dall’Oms.

A scattare la fotografia delle criticità che accompagnano la lotta alle patologie cardiovascolari è l’ultimo Rapporto della World Heart Federation “Secondary cardiovascular disease prevention and control”, promosso da AstraZeneca, che ha messo sotto le lente la gestione delle malattie e delle attività preventive in otto Paesi del mondo: Italia, Francia, Germania, Australia, Brasile, Spagna, Stati Uniti e Cina. Uno sudio che ha messo in evidenza i “talloni d’Achille” della prevenzione secondaria in Italia, ma che ha anche indicato le coordinate per uscire dall’impasse.

I numeri delle malattie cardiovascolari, area di patologie legate al sistema circolatorio tra cui l’infarto e l’ictus, sono preoccupanti.  Sono infatti una delle principali cause di morte prematura sia a livello mondiale sia in Italia: si stima che nel nostro Paese il 29,5% dei decessi prematuri sia dovuto a una patologia cardiovascolare. E i costi sono elevati non solo in termini di vite perse, ma anche su fronte economico: la spesa associata a queste patologie nel 2030 supererà 1 miliardo di dollari in tutto il mondo, provocando oltre 23 milioni di morti.

I "talloni d'Achille" della prevenzione secondaria. Ma quali sono in Italia le principali barriere da superare messe in luce dal Rapporto della World Heart Federation?
Il primo scoglio è costituito dalla mancanza di un piano d’azione nazionale con chiari obiettivi temporali per la riduzione della mortalità e per l’aumento dell’aderenza alla terapia. C’è poi uno scarso utilizzo dei servizi di prevenzione secondaria che si accompagna a differenze tra Regioni e Regioni, con alcune capaci, più di altre, di offrire e mettere in pratica strategie preventive migliori, e altre che invece segnano il passo.
E ancora. In Italia le carenze si alternano anche ad eccessi. Se se da una parte si assiste a defaillance organizzative, dall’altra i medici italiani hanno un numero eccessivo di linee guida, molto spesso lunghe e complesse. E così il continuo aggiornamento rende difficile la loro attuazione da parte degli operatori sanitari.

Le raccomandazioni. Per provare a superare questi ostacoli e cercare di ridurre così l’impatto delle malattie cardiovascolari, la World Heart Federation ha elaborato una serie di raccomandazioni rivolte alle istituzioni, alle organizzazioni professionali che hanno il compito di sviluppare le linee guida sulla prevenzione secondaria, agli operatori sanitari e alle associazioni di pazienti.
Vediamo quali:
·         Definire un piano formale, esauriente e valido a livello nazionale, per le malattie cardiovascolari, che assegni la giusta priorità alla prevenzione secondaria e assegni obiettivi da raggiungere secondo una tempistica precisa, con il supporto di fondi adeguati.
·         Unificare le linee guida esistenti in un documento chiaro, conciso e su misura per il contesto del Paese, monitorare la loro adozione per assicurarsi che siano disponibili efficaci trattamenti farmacologici preventivi e programmi di riabilitazione cardiaca.
·         Identificare e neutralizzare i limiti finanziari che impediscono l'attuazione delle linee guida.
·         Considerare il ruolo della tecnologia nella formazione o nel supporto al processo decisionale in ambito clinico (ad es. tramite cartelle cliniche elettroniche e condivisibili).
·         Garantire a tutta la popolazione un accesso equo ai servizi sanitari e per le malattie cardiovascolari.

29 settembre 2014
© Riproduzione riservata


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