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Nascite. Nel 2014 solo 509.000. Mai così poche dai tempi dell’Unità d’Italia. Il calo sia per italiane che straniere. Al Sud sempre meno figli


Pubblicati gli ultimi dati Istat. I nuovi nati sono in costante diminuzione: 5.000 in meno rispetto all’anno scorso. Calano anche i morti. In tutto 597mila, quattromila in meno rispetto al 2013. In media ogni donna ha 1,39 figli e l’età media delle mamme è di 31,5 anni. Più figli al nord. Crolla il mito del sud “bacino riproduttivo” del Paese. IL RAPPORTO.

12 FEB - Sono 509 mila le nascite nel 2014, cinquemila in meno rispetto al 2013, il livello minimo dall'Unità d'Italia. I morti sono 597 mila unità, circa quattromila in meno dell'anno precedente. Lo rilevano gli ultimi "indicatori demografici" dell'Istat pubblicati oggi.
 
Le differenze regionali. Il tasso di natalità scende dall’8,5 per mille nel 2013 all’8,4 per mille nel 2014, mentre il tasso di mortalità scende dal 10 per mille al 9,8 per mille. Con un tasso pari al 9,9 per mille il Trentino-Alto Adige detiene il primato di natalità nel Paese, precedendo la Campania con l’8,9 per mille. Le regioni col più basso livello di natalità sono la Liguria (6,9), la Sardegna (7,1), il Molise (7,2) e la Basilicata (7,3). Oltre alla bassa natalità, alla Liguria compete anche il più alto tasso di mortalità (13,2 per mille) e, di conseguenza, anche il tasso d’incremento naturale più sfavorevole (-6,3 per mille), a fronte di una media nazionale pari al -1,4 per mille. Le realtà del territorio nazionale nelle quali la natalità eccede la mortalità si limitano al Trentino-Alto Adige (1,6 per mille) e, seppur di poco, alla Campania (0,1).
 
Il numero medio di figli per donna è pari a 1,39, come nel 2013. L'età media al parto sale a 31,5 anni. Calano le nascite da madri sia italiane sia straniere, con le prime che nel 2014 procreano 1,31 figli contro 1,97 delle seconde.
 
Le differenze regionali. Con 1,65 figli per donna nel 2014 il Trentino-Alto Adige si conferma la regione più prolifica del Paese, seguita dalla Valle d’Aosta (1,55). In tutte le regioni del Nord, eccetto che in Liguria (1,35 figli), si rileva una fecondità superiore alla media nazionale. Con 1,46 figli per donna il Nord, nel suo insieme, è la ripartizione con la più alta fecondità, il Centro registra un valore di 1,36, mentre il Mezzogiorno si attesta a 1,32. Nessuna delle regioni del Mezzogiorno presenta una fecondità di livello superiore alla media nazionale: in quelle che un tempo erano considerate il bacino riproduttivo del Paese, ovvero Sicilia e Campania, la fecondità nel 2014 si attesta, rispettivamente, a 1,38 e 1,34 figli per donna. Persiste, peraltro, una situazione di radicata bassa fecondità proprio in alcune realtà meridionali. In Molise, Basilicata e Sardegna non si raggiunge, ormai da tempo, il livello di 1,2 figli per donna.
 
Età media della popolazione 44,4 anni. Al 1° gennaio 2015 l'età media della popolazione ha raggiunto i 44,4 anni. La popolazione per grandi classi di età è così distribuita: 13,8% fino a 14 anni di età, 64,4% da 15 a 64 anni, 21,7% da 65 anni in su.
 
Aumenta speranza di vita alla nascita. Un significativo calo della mortalità ha determinato un ulteriore aumento della speranza di vita alla nascita, giunta a 80,2 anni per gli uomini e a 84,9 anni per le donne. Per via del processo di convergenza della sopravvivenza maschile a quella femminile la differenza di genere è scesa a 4,7 anni.
 
Le differenze regionali. Le regioni del Paese dove si riscontrano le condizioni di sopravvivenza più favorevoli continuano a essere quelle del Nord-est e del Centro. Il primato regionale tra gli uomini compete alla Provincia di Bolzano (81,3 anni), seguita dalla quella di Trento (81,2) e dalle Marche (81,1 anni). Lo schema si ripete quasi identico tra le donne dove, tuttavia, è la Provincia di Trento a primeggiare con 86 anni di vita media, davanti a Marche (85,8) e Provincia di Bolzano (85,7 anni). Tra le regioni del Nord-ovest primeggia la Lombardia con 80,7 anni di vita media per gli uomini e 85,5 per le donne. Nel Mezzogiorno, infine, la Puglia tra gli uomini (80,4) e la Sardegna tra le donne (85,2) esprimono una posizione di relativo vantaggio sulle restanti regioni.
 
Siamo 60,808 milioni. Nel 2014 la popolazione residente consegue un incremento demografico dello 0,4 per mille, il più basso degli ultimi dieci anni. In termini assoluti l'incremento è pari ad appena 26 mila unità in più, il che determina una popolazione totale di 60 milioni 808 mila residenti al 1° gennaio 2015.
 
Gli stranieri sono l’8,3% della popolazione. Gli stranieri residenti in Italia al 1° gennaio 2015 sono 5 milioni 73 mila e rappresentano l'8,3% della popolazione residente totale. Rispetto al 1° gennaio 2014 si riscontra un incremento di 151 mila unità. Regolarmente da un decennio si rileva una riduzione della popolazione di cittadinanza italiana, scesa a 55,7 milioni di residenti al 1° gennaio 2015. La perdita netta rispetto all'anno precedente è pari a 125 mila residenti.

12 febbraio 2015
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