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Salute nelle carceri. Il 70% dei detenuti ha almeno una malattia. Lo studio su 6 Regioni


Analizzati quasi 16.000 detenuti, per lo più uomini e di età compresa tra i 30 e i 49 anni. Il 70% fuma. Quasi il 45% è obeso o sovrappeso. Oltre il 40% è affetto da almeno una patologia psichiatrica, il 14,5% da malattie dell’apparato gastrointestinale, l’11,5% da malattie infettive e parassitarie. Circa il 53% dei nuovi detenuti è stato valutato a rischio suicidio. LO STUDIO DELL'ARS TOSCANA

10 APR - Giovani, sovrappeso, fumatori, malati. È questo il quadro dei detenuti delle carceri italiane scattate dalla Ars Toscana attraverso un’indagine condotta nel 2014 in 6 Regioni (Toscana, Lazio, Umbria, Veneto, Liguria, Campania-ASL Salerno), finanziata dal Centro Controllo Malattie del Ministero della Salute e presentata oggi a Roma.

In tutto sono stati presi in esame 15.751 detenuti, per il 96,5% uomini e per il 60% appartenente alla fascia di età compresa tra i 30 e i 49 anni (l'età media è 39,6 anni). La nazionalità straniera costituisce il 46,3% del campione (i nordafricani sono il gruppo etnico più rappresentato seguito dagli est europei).

La prevalenza del fumo di tabacco tra i detenuti è superiore al 70% (contro il 23% della media della popolazione generale) e il numero medio di sigarette fumate al giorno è di circa 18. Il 49,7% dei detenuti è normopeso, ma un’alta quota è in sovrappeso (35,2%) e un ulteriore 13,1% è obeso. Sottopeso è risultato solo l’1,9%.

Il 67,5% dei detenuti in esame è risultata affetto da almeno una condizione patologica, anche non grave. Dalla ricerca emerge, in particolare, l’importanza che ricoprono, nella popolazione detenuta, i disturbi psichici, le malattie infettive e quelle dell’apparato digerente. Oltre alle diagnosi di malattia, è stata condotta un’analisi anche sui farmaci prescritti all’interno delle carceri. In questo caso, i dati mostrano che il 52,7% dei detenuti arruolati nello studio ha assunto almeno un farmaco durante la nostra rilevazione, percentuale che sale al 78% se consideriamo le persone risultate affette da almeno una condizione patologica.

Oltre il 40% dei detenuti arruolati è risultato essere affetto da almeno una patologia psichiatrica.“Fra i disturbi psichici – ha Fabio Voller, dirigente ARS Toscana e coordinatore scientifico del progetto – prevalgono i disturbi da dipendenza da sostanze diagnosticati nel 24% di tutto il campione e i disturbi nevrotici e di adattamento”.

Le malattie dell’apparato gastrointestinale si collocano al secondo posto, dopo le patologie psichiatriche, per numero di diagnosi riscontrate, affliggendo il 14,5% di tutte le persone sottoposte a visita. Circa il 40% dei disturbi di questo grande gruppo di malattie è costituito dalle patologie dei denti e del cavo orale, “storicamente estremamente diffuse all’interno delle strutture penitenziarie a causa della scarsa attenzione rivolta all’igiene orale da parte dei detenuti e a stili di vita non corretti (assunzione di sostanze stupefacenti e abitudine a fumo e alcol)”, si legge nel rapporto, e il 37,5% sia rappresentato da esofagiti, gastriti e ulcere gastro-duodenali, "spesso legate allo stress, ad una dieta non equilibrata, al fumo, all’alcol e anche all’utilizzo eccessivo di alcuni farmaci, come gli anti-infiammatori non steroidei".

Le malattie infettive e parassitarie colpiscono l’11,5% di tutti i detenuti sottoposti a visita, confermando di essere un gruppo di patologie ad alta prevalenza nella popolazione detenuta. In particolare, l’epatite C costituisce la malattia infettiva più diffusa all’interno delle strutture penitenziarie partecipanti al nostro studio, con una prevalenza del 7,4%, seguita da epatite B e AIDS che colpiscono, entrambe, il 2% degli arruolati. "L’epatite C – ha spiegato Voller – è probabilmente legata alla tossicodipendenza, ed incredibilmente riguarda in misura maggiore i detenuti italiani. Ma questo potrebbe dipendere solo dalla maggiore reticenza degli stranieri a sottoporsi agli screening infettivologici".
 
Meno frequenti risultano essere, invece, patologie come tubercolosi e sifilide, che affliggono rispettivamente lo 0,6% e lo 0,5% del totale dei detenuti.

Sotto la lente anche il tema del rischio suicidario nelle carceri. Su 13.781 detenuti che presentavano informazioni a riguardo in cartella, 666 hanno messo in atto almeno un gesto autolesivo nel corso dell’ultimo anno di detenzione raggiungendo il valore complessivo di 4,5 atti ogni 100 detenuti. Spesso inoltre l’atto autolesivo è reiterato: mediamente infatti ogni detenuto ha compiuto questo gesto circa 2 volte. Secondo quanto rilevato dal nostro studio, il numero di detenuti che nel corso dell’ultimo anno di detenzione hanno tentato almeno una volta il suicidio è di 143 (l’1% del totale).

Su tutti i detenuti “nuovi giunti da libertà” con o senza precedenti, che accedevano a 6 strutture detentive dal 3 febbraio al 3 giugno 2014, è stato invece effettuato uno screening, rappresentato da uno degli strumenti maggiormente utilizzati in questo ambito (scala di Blaauw). Nel caso di positività al test veniva applicato un protocollo specifico di prevenzione, con il coinvolgimento di una mini-équipe multidisciplinare integrata tra personale sanitario, del sociale e della giustizia. Circa il 53% dei nuovi giunti arruolati e sottoposti a valutazione per il rischio suicidario è risultato positivo: il 44% circa dei detenuti positivi alla scala di Blaauw presentava almeno una patologia e il 56% delle diagnosi rilevate era rappresentato dai disturbi psichici, soprattutto dal disturbo da dipendenza da sostanze. "Nel nostro campione – sottolinea Caterina Silvestri ricercatrice ARS Toscana – oggetto dell'intervento di prevenzione non si sono verificati tentati suicidi durante la rilevazione".

Preoccupa lo stato dei detenuti minorenni. Lo studio ne ha presi in esame 86 (65% ragazzi e 35% ragazze, età media 17 anni), ospitati in 6 strutture detentivi per minori. Il gruppo etnico più rappresentato è quello proveniente dall’Europa dell’Est (45% circa, con una percentuale che sfiora l’80% per quanto riguarda le femmine), il livello scolastico è risultato essere molto basso, con il 20% dei ragazzi che non ha conseguito alcun titolo di studio. Circa il 40% del totale dei minori arruolati ha manifestato almeno una malattia, in particolar modo sono risultate essere maggiormente frequenti le patologie psichiatriche, coinvolgendo il 18,6% dei minorenni detenuti. Registrati, in questo gruppo di persone, 10 gesti autolesivi e 2 tentati suicidi, “un fenomeno che evidenzia – secondo i ricercatori - la necessità di intervenire, ancor più che nella popolazione detenuta adulta, con azioni volte a favorire il recupero sociale di questi soggetti”.
 

10 aprile 2015
© Riproduzione riservata


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